Sconti in sanità: la Sanità degli sconti

Sconti in sanità: la Sanità degli sconti

Le ragioni di questo mutamento sono riconducibili soprattutto a tre fenomeni: una maggiore domanda e offerta di benessere, la privatizzazione sanitaria imposta e scelta, e il frustante ridursi dei consumi sanitari

Come è a conoscenza di tutti, la gravissima crisi economica che attraversiamo sta riducendo significativamente i consumi. Diretta conseguenza è il fatto che la politica dello sconto invade ormai ogni settore anche quelli da sempre ritenuti più intoccabili come quello sanitario.

I progressi della scienza e della tecnica mettono a disposizione oggi una quantità sempre maggiore e migliore di trattamenti preventivi e curativi. Inoltre, l’accrescimento culturale e informativo della popolazione italiana e mondiale hanno fatto sì che i cittadini stessi richiedano standard più elevati, dando maggiore attenzione alla qualità della vita in un’ottica di wellness totale.

Tuttavia, proprio i cittadini italiani, abituati a decenni di cure elargite dal Sistema Sanitario Nazionale e ad un’abbondanza eccezionale nei controlli e nella prevenzione, soffrono maggiormente la presente crisi economica. Infatti, l’incalzante privatizzazione nei governi neoliberali dei settori tradizionalmente pubblici e la continua spendingreview stanno spostando progressivamente la spesa sanitaria dagli oneri statali alle tasche del singolo cittadino che, anche per motivi di ritardo e inadempienze, fa sempre più ricorso a strutture private.Secondo uno studio Rbm Salute-Censis, infatti, la spesa sanitaria privata è aumentata del 25,5%tra 2000 e 2010, anche più che nel periodo pre-crisi.

Di questi 12,2 milioni di italianiche ricorrono al privato, il 77% lo fa a causa della lunghezza delle liste d’attesa e il 18% per la convinzione che se paghi vieni trattato meglio. La fuga nel privato riguarda soprattutto l’odontoiatria (90%), le visite ginecologiche (57%) e le prestazioni di riabilitazione (36%). Tuttavia, il 69% delle persone che hanno effettuato prestazioni sanitarie private reputa alto il prezzo pagato.

Da un lato, dunque, cresce la consapevolezza e l’attenzione per il proprio corpo, curato nelle sue funzioni fisiologiche basilari da trattamenti medici, ma anche preservato nella sua pelle esteriore da un’alimentazione sana, dall’attività sportiva e da trattamenti estetici. Dall’altro lato, le famiglie italiane si sentono costrette ad operare dei “tagli” nella spesa, anche sanitaria, per far tornare i conti mensili o anche solo per sentirsi capaci di affrontare al meglio questo periodo di magra.

La stridente opposizione tra ristrettezze economiche e maggiore richiesta di consumi sanitari, tuttavi, non è un gioco a somma zero, infatti,le strutture sanitarie in generale stanno subendo una contrazione del proprio giro d’affari, prevalentemente i poliambulatori diagnostici di circa il 10%, le visite specialistiche di circa il 20% – 30% e gli odontoiatri di circa il 30%. Un dato allarmante è che, secondo lo stesso studio Rbm Salute-Censis, nel 2012 oltre 9 milioni di italiani hanno dovuto rinunciare alle cure sanitarie per motivi economici.

Questo significativo decremento del ricorso da parte dei cittadini a visite specialistiche, analisi diagnostiche, cure odontoiatriche, fisiatriche, interventi chirurgici, etc. sta determinando notevoli mancanze nella prevenzione e, molto sicuramente, provocherà danni futuri alla salute stessa.

Pertanto, l’unica strada percorribile per favorire l’accesso dei cittadini alle prestazioni sanitarie è offrirle privatamente al minor costo possibile, ferma restando la qualità delle medesime. Per questa ragione, la politica dello sconto e dell’affare invade ormai ogni settore anche quello sanitario, da sempre ritenuto inviolabile e irrinunciabile.

Le strutture sanitarie iniziano a rispondere alle leggi concorrenziali del libero mercato, facendosi pubblicità alle fermate degli autobus e ammiccando sui quotidiani locali, mentre medici e chirurghi si affrettano a fare Formazione Continua sui rischi e le opportunità del Web, posti in allarme dalle spietate leggi del mercato sanitario 2.0 dove fioriscono piattaforme bergainoriented, come il celeberrimo Groupon, che offre continuamente trattamenti sbiancanti per i denti, visite oculistiche e posturali, analisi del sangue e delle urine a prezzi stracciati.

Sempre sul web si è sviluppatala tessera “Help Card – Sconti in Sanità”, l’iniziativa tutta italiana che riesce meglio a conciliare convenienza economica e qualità professionale in un’ottica di fidelizzazione a lungo termine. Essa infatti, nata da mamma Pro.Ge.Sa., la Società di consulenza leader in Italia, che da oltre trent’anni conosce il mercato sanitario privato ed i suoi meccanismi, vanta una rete, attualmente di circa 1.700 Strutture Sanitarie, che, offrendo sconti dal 10% al 40%, possano “investire” per la salvaguardia della salute dei nostri cittadini, instaurando con loro un rapporto fiduciario concreto, eticamente e socialmente molto importante, che sicuramente produrrà nuovi accessi ed il ritorno di pazienti che sembravano ormai persi.

Secondo il VII Rapporto Ceis Sanità 2012 dell’Università di Tor Vergata, la spesa sanitaria privata media per ogni famiglia italiana, supera i 1000 euro annui. Avere la sicurezza degli più alti standard qualitativi ma con uno sconto che va dal 10% al 40% consentirebbe di ridurre la propria spesa dai 100 ai 400 euro, almeno.

Chiara Cicchitto

 

 

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