LIZZANO. Violenza sulle donne: “La cultura è alla base di tutto”
Nasce “Lo Sportello Fiorenza”: per le donne e i minori che subiscono violenza
Istituzioni, organi competenti, figure politiche ed ogni singola persona fisica devono essere coinvolte in questa lotta contro la violenza sulle donne e, anche, sui bambini.
Dalla tragedia della giovane Fiorenza De Luca, la ragazza uccisa dal marito con un’arma da fuoco legalmente detenuta, definita, erroneamente, vittima di un movente passionale; nasce a Lizzano, su richiesta della madre, Elena, questa nuova iniziativa che crea la possibilità, a tutte le donne vittime di tali atrocità, di ricevere ascolto, in modo tale da non farle sentire sole, emarginate e prive di protezione.
Durante la presentazione del Convegno, nel discorso introduttivo, viene sottolineata l’importanza della cultura, in maniera complementare a questa tematica rilevante. A tale proposito, si premeva volutamente sulla tematica culturale, quindi la ristrettezza di pensiero che, al tempo coevo, dovrebbe cessare d’esistere. Difatti, gli episodi di violenza sono, attualmente, all’ordine del giorno e, spesso e volentieri, scaturiscono da circostanze ed episodi banali.
Bisogna, dunque, coinvolgere quanti più organi, figure politiche, enti competenti e le singole persone, ai fini di contrastare la violenza (sia sulle donne che sui minori), non attenendoci, soltanto,ad un discorso basato sulle normative varate dal legislatore. Si necessita, infatti, di proseguire, progressivamente, non coinvolgendo solo le istituzioni e gli organi competenti, ma, partendo, soprattutto,dalle scuole e dalla concezione del lavoro.
Questi convegni sono, estremamente, rilevanti, perché incidono sulle condizioni della donna che, subendo violenza, non ha il coraggio di affrontare questa determinata situazione, soprattutto se sola. Non bisogna, quindi, emarginarla, perché, come spesso è stato ribadito, la donna non ha la risolutezza di uscire fuori dalle mura domestiche e, palesare l’accaduto. Questo è un sostegno importantissimo, ai fini di non vivere con il timore e con la vergogna, dato che, chi è vittima di ciò, sia il lato emotivo che psicologico vengono annientati e messi a tacere.
La situazione è, davvero, paradossale, visto che, l’uomo con cui si decide di passare il resto della propria vita, creando, in aggiunta, una famiglia, sia artefice di comportamenti abnormi.
Presenti al Convegno, svoltosi in aula consiliare presso la sede Comunale sita in Via Mazzini a Lizzano, vi erano: il primo cittadino, Dario Marcipò; Antonia Giuseppa Bleve; Barbara Gambillara; i genitori di Fiorenza (Elena e Mario), Francesca Piccione (assieme alla sorella), il Presidente dell’Associazione Alzaia e tanti altri ancora.
Ogni figura, intorno alla donna che ha subito violenza è, sicuramente, fondamentale. Bisogna creare un apparato di protezione, perché ogni soggetto è importante.
Spesso, quando una donna espone un fatto accadutole, come in questi casi, non viene creduta, poiché priva di documentazione probatoria, ma è proprio in questa circostanza che bisogna starle, maggiormente, vicino, ascoltandola e, soprattutto, credendole.
Molte volte, dopo aver subito dei maltrattamenti, una donna può divenire instabile; difatti, questo comporta, una maggiore fatica nel comprendere l’azione che le si ritrae contro, anzi, nonostante tutto, il più delle volte si definisce l’uomo violento, ma lo si ritrae, al contempo, come un padre esemplare e ciò, ovviamente, è del tutto errato, perché questo determina, poi, una sorta di violenza assistita. E’, dunque, importante venire fuori, raccontare, far crescere i bambini e non concepire l’idea che la donna stia sbagliando “in toto”. Per codesto motivo, i servizi sono una primaria necessità, perché sanno a chi rivolgersi e conciliano, non solo con l’ascolto, ma in maniera effettiva con dei veri e propri consigli.
Elena, la mamma di Fiorenza, dona la possibilità di salvare altre donne, grazie, anche, alla presenza di questo sportello, oppure, semplicemente, rivolgendosi al “centro anti-violenza” di Taranto. Elena racconta, attraverso il suo volto segnato dalle lacrime, il dolore di una madre che ignorava ciò che stesse passando e subendo la figlia. Una giovane vita strappata, crudelmente, a questo mondo.
La donna è, in primis, una persona e tale deve essere valutata.
C’è molto da lavorare e, tralasciando per un momento il discorso analitico, ogni possibile organizzazione, convegno, incontro, associazione ed organo competente e di buona volontà, sarà il fulcro di un’iniziativa che avrà il compito di sottolineare la parità dei sessi, una parità circoscritta e inesistente nel nostro territorio. Questo è un discorso, totalmente, culturale e formativo che deve partire, proprio, dagli istituti scolastici. Un motivo in più, ai fini di potenziare le naturali inclinazioni del “gentil sesso”, è, anche, la presenza dei laboratori, come mezzo da “prevenzione”.
Donatella Duranti, durante il suo intervento, illustra, in termini giuridici, le norme e tre punti fondamentali (in merito alla gravità penale della situazione) che possono essere punibili sempre in termini di legge.
La parità di genere dovrebbe uniformare,ma a dire il vero, oltre ad avere necessità di avere delle figure importanti che permettano la piena tutela della donna, attraverso, anche, iniziative important.
La stessa ha confermato col dire:”La legislazione ha fatto un passo avanti,ma, nonostante tutto, è ancora molto carente in materia. Le norme sono state emanate, ora spetta solo attuarle. NON LASCIAMOLE FERME ED INERMI, “prendiamole” e incominciamo ad usarle!
Presente all’incontro, vi era, anche, Padre Pio Montagna (parroco del Convento) che ha espresso il suo giudizio, non solo durante la fiaccolata di preghiera per Fiorenza, svoltasi il 29 giugno c.a., ma, anche, attraverso la sua vicinanza, la sua paternità e i suoi incoraggiamenti.
Avendo vissuto in una famiglia ricca di figure femminili, ha descritto, la sensibilità su questo tema che, come lui stesso rilascia, al solo udire di determinate situazioni, alle quali bisogna dare una misura nuova.
Lorenzo Cazzato, invece, il Presidente Provinciale dell’Arci di Taranto, afferma che la violenza è un concetto democratico, perché colpisce i ceti sociali, siamo tutti coinvolti; non è la stato condizionale in cui riversa una famiglia, se benestante o disagiata, a creare disparità, in queste circostanze non esistono queste tipologie di difformità.
Lo stesso Presidente, continua, poi, col dire, parallelamente ai discorsi fatti dagli altri presenti: “Questo non è un problema che “affligge” solo la donna. Non è un fatto di donne, ma è prettamente culturale. Questa battaglia contro la violenza e i maltrattamenti, deve partire dagli istituti scolastici, affinché i bambini possano crescere e comprendere. La cultura è alla base di tutto. E’ fondamentale”. Per far carpire al meglio, il significato della ristrettezza culturale, il Presidente Provinciale dell’Arci evidenzia, questa peculiarità, attraverso un esempio che tutti hanno saputo intendere, ovvero, quello de “I Promessi Sposi”.
I centri di violenza vengono concepiti, proprio, per far parlare e confessare alla donna gli abusi di cui è vittima, perché, sostanzialmente, molte donne non querelano i propri compagni, mariti o ex conviventi, per gli atti violenti di cui sono gli artefici, perchè il timore che deriva da una condizione di carenza economica, non permette loro di denunciare gli accaduti, non avendo una stabilità lavorativa o un posto dove andare, permangono nel silenzio, erroneamente.
Ricordiamo un concetto etico e importante: LA DONNA NON E’ INFERIORE!
Con la stesura di tale articolo, abbiamo cercato di evidenziare i momenti salienti della serata, ma è stato davvero complicato, dato che tutti hanno dato manforte, in questo incontro, ad un tema così delicato e rilevante. Vogliamo ricordare,anche, l’intervento della pediatra di Lizzano, la Dottoressa D’Oria, la quale, ha sottolineato, invece, la mancanza di non essersi mai accorta, in circa vent’anni di lavoro, di qualcuno che fosse stato vittima di violenza e, a maggior ragione, ha voluto invitare tutti coloro che ne sono vittima a venirne fuori, perché non ci si può nascondere per sempre. Nel buio si possono intravedere sempre degli spiragli di luce, bisogna, solo, sapersi orientare!
Commovente, infine, l’intervento della mamma di Fiorenza che, durante la lettura di una lettera, redatta dagli stessi genitori della giovane vittima, ha coinvolto emotivamente il pubblico presente in sala.
Eleonora Boccuni