Test avverte del rischio di cancro in alcuni tipi di tè nero che sarebbero contaminati da sostanze inquinanti
Controlli immediati anche in Italia
Una vera e propria notizia shock per i bevitori di tè se fosse confermata da ulteriori analisi è apparsa in data di ieri in Germania sui quotidiani: 27 tipi di tè nero sottoposti a test, conterrebbero sostanze potenzialmente cancerogene secondo alcune analisi chimiche effettuate. Per tre prodotti, peraltro, è andata particolarmente male.
Quando le temperature scendono, molti prendono una tazza calda di tè. Il tè nero è uno dei tè più popolare per gli europei e per gli “occidentali” in genere: ogni cittadino degli Stati Uniti ne beve una media di 20 litri l’anno. Un’analisi di Stiftung Warentest una delle più importanti associazioni dei consumatori tedesche, ora dimostrerebbe che le sostanze inquinanti contenute nel tè nero sarebbero antrachinoni, IPA (idrocarburi policiclici aromatici) e alcaloidi pirrolizidinici. Tutte le tre sostanze considerate sono potenzialmente cancerogene.
L’Alnatura Darjeeling “Foglia di Darjeeling” (3,70 euro per 100 grammi) e il tè di Ceylon Assam Goldmännchen (4,10 euro per 100 grammi) ha superato il limite UE previsto di 20 microgrammi di antrachinone per chilogrammo di tè e la nota era “viziata”.
Tra i tre peggiori tipi di tè nero si evidenzia il “K-classico Ceylon Assam” dal paese di acquisto (79 centesimi per 100 grammi). Supera il limite per il contenuto di alcaloidi pirrolizidinici: che è pari a 0,4 microgrammi al giorno per una persona di 60 kg – un sacchetto di tè di Kaufland contiene già 0,9 microgrammi di questa sostanza.
Evitare completamente il consumo di tè nero, non è tuttavia necessario secondo la Stiftung Warentest. Dopo tutto, ci sono quattro tè, che hanno solo piccole quantità di sostanze inquinanti. Tre di loro appartengono ai più economici tra i prodotti testati: il Ceylon Assam della Norma/Cornovaglia, REWE/Yes! costa solo 79 centesimi per 100 grammi. Anche il Darjeeling solubile da dm / sano plus ha mostrato tali basse quantità di sostanze inquinanti ricevendo così una valutazione di qualità prova «buono».
I test effettuati in Germania cercano anche di spiegare come gli inquinanti contaminino il tè. Gli antrachinoni possono essere passati sopra il materiale di imballaggio nel tè. Ma anche potrebbero essere comparsi durante il processo di combustione dell’essiccazione del tè. Gli alcaloidi pirrolizidinici si trovano nell’erba che cresce tra le piante di tè. Accidentalmente potrebbero essere capitati durante la raccolta.
Il test dettagliato si può trovare nel numero di novembre della rivista dell’associazione tedesca che ancora una volta svela i pericoli connessi a prodotti della vita quotidiana ritenuti pacificamente innocui come il tè, evidenzia Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”. Anche in questa circostanza, l’organizzazione consumeristica teutonica rivela quali risultano essere le migliori e peggiori tipologie in commercio di beni di consumo secondo test clinici e chimici indipendenti, dimostrando che vi sono prodotti che non meriterebbero di stare sugli scaffali dei supermercati se i controlli fossero effettuati in maniera puntuale dalle autorità sanitarie.
Ecco perchè, sulla scia di tali informazioni provenienti dall’estero, anche le nostre istituzioni deputate alle verifiche dovrebbero analizzare i te commercializzati in Italia per fugare ogni dubbio circa l’eventuale potenziale pericolosità di alcuni marchi.