SAVA. La storia della Jonio Air Lines, il “facoltoso avvocato savese” Giuseppe Trono, Viv@voce e la Procura di Taranto
A tutto si paga un prezzo. Anche ad informare
Era l’inverno del 2000 e venne al giornale un giovanissimo savese. Mi chiese: “Possiamo parlare della Jonio air lines?” Certo, il nostro giornale è sempre stata una porta aperta a tutti. E ci mancherebbe. Il giovanotto mi parlò delle vicissitudini collegate ad un prestito personale presso un Istituto bancario del tarantino in cui lui stesso, dopo aver prodotto la documentazione di rito, non fu attore del prelievo bancario accordato ma ben sì l’avvocato Giuseppe Trono. Da qui nasce la prima tappa giornalistica del nostro giornale sulla compagnia aerea Jonio Air Lines con presidente l’avvocato Giuseppe Trono.
Quest’ultima compagnia aerea creata dal Trono e a caccia di investimenti privati per far sì, almeno sulla carta, di far decollare il “made in Sava” nello spazio aereo. Dopo questa prima intervista ci furono molte persone, alcune gelose della propria identità e altre invece più nitide, che diventarono un fiume in piena nelle rivelazioni a Viv@voce. Da qui, partì l’inchiesta. Dal web, il nostro giornale è anche edizione telematica dal lontano 2004, furono in molti a seguire questa “querelle”.
Tutti si chiedevano come aveva fatto “il facoltoso avvocato savese” a carpire la fiducia degli investitori. Cosa credo, questa, non sia facile in quanto tutti sono gelosi dei propri soldi (e risparmi) e prima di affidarli a chi che sia deve essere alto l’indice della fiducia. Innegabilissimo questo. Mentre Viv@voce pubblicava le interviste, furono in tutto 4 coloro che si armarono di coraggio, arriva un ordine di sequestro delle locandine e del nostro giornale dalla Procura della Repubblica di Taranto (notificatomi dalla Compagnia Comando della Stazione dei Carabinieri di Sava) a firma del pm Matteo Di Giorgio (attenzione a ricordare questo nome, è importantissimo nel seguito, ndr) con l’accusa di “Violazione del segreto istruttorio”. Addirittura. La colpa mia?
Aver cercato, tramite gli intervistati, di far capire ai nostri lettori come, a volte, le cose succedono non solo lontano da Sava ma anche a Sava! Tornando al numero di coloro che vollero dare la loro testimonianza, entrai in possesso dei nomi di un’altra decina di investitori savesi. Abbastanza facoltosi, per davvero questi ultimi. Ma quando mi presentai da loro, garantendo l’anonimato sulla loro “disgrazia”, non ci fu verso: negarono addirittura il loro coinvolgimento nella raccolta dei soldi da parte dell’avv. Giuseppe Trono! Forse a Sava, ma anche altrove, farsi fottere i soldi e non riaverli più mette in cattiva luce chi i soldi li affida passando da fesso. Luogo comune, a volte questo.
La stampa locale quotidiana, quella titolata si fa per dire poi, diede solo un breve accenno alla “bomba” della Compagnia aerea savese che aveva raccolto, presumibilmente, circa 4 milioni di euro dagli investitori. Dei periodici locali, e limitrofi, manco a parlarne. L’ unico “fesso” fui io! Ma questo non mi scoraggiò, e tanto meno il sequestro delle locandine e del numero del giornale nelle edicole. Sappiamo tutti che alla luce di un sequestro il magistrato va con i piedi di piombo prima di decretare l’azione: a Viv@voce è successo questo! Quindi, il sequestro è indice, almeno nell’accusa, di formulazione di reato. A Sava, incredibile questo, fui contattato da alcune menti “pensanti” i quali mi dissero testualmente: “Perché questo accanimento di Viv@voce verso il Trono?”
Addirittura, ho dovuto controbattere anche questo. Lungi, secondo loro, dal pensare che fare informazione, provare a illuminare le persone sui fatti che accadono, è anche dimostrare con i fatti, e le carte, che non è giusto farsi fottere i soldi da chi promette, e poi non mantiene, lauti interessi sulla somma capitale. Somma capitale, quest’ultima, che alla fine non viene manco più restituita! A Sava diciamo “Tà futtutu Filippu cu tuttu lu panuru”. Già, questo succede quando scoppiano queste “grane”, sanzionate dal nostro Codice penale con l’accusa di truffa aggravata. Dal web furono in molti che seguirono questa “querelle” e tra di loro c’era anche chi aveva affidato i suoi risparmi al Trono.
Soddisfazione grande, molto grande, fu per me quello che mi disse un lettore di Bologna: “Caro Direttore, grazie a lei ho risolto nelle sedi giudiziarie emiliane la mia situazione con il Trono in quanto ho allegato anche, nel procedimento giudiziario, la sua inchiesta e le sue interviste. Sono state di estremo aiuto. Grazie tantissime”.
Torniamo al sequestro delle locandine e di quel numero di Viv@voce: dopo l’interrogatorio da parte degli ispettori della Procura tarantina, in cui spiegai il perché dell’inchiesta e anche la “violazione del segreto istruttorio” cosa questa che non avevo assolutamente fatto in quanto mi ero prodigato ad intervistare i malcapitati e a lanciare il messaggio, dalle colonne del mio giornale, della serie “fate attenzione a chi affidate i vostri soldi. Il campo dei miracoli, alla Pinocchio maniera, non esiste affatto”.
Dopo alcuni mesi mi fu notificata l’archiviazione del procedimento penale nei miei confronti! Per questa inchiesta giornalistica si scomodò addirittura il Garante della privacy, direttamente da Roma, in cui mi intimava di rimuovere dal sito la foto del Trono altrimenti sarebbero scattate sanzioni pecuniare di non poca entità nei miei confronti.
Torniamo al pm che decretò il sequestro delle locandine e del numero di Viv@voce del lontano 2010: circa un anno dopo, fu “arrestato e accusato di aver minacciato politici e imprenditori, anche per proteggere parenti, e di essere intervenuto per garantire l’attività di un bar ritenuto dall’accusa completamente abusivo”.
Lo scorso aprile, pronta la condanna: “15 anni all’ex pm di Taranto Matteo Di Giorgio”.
Ho sorriso soddisfatto …
Giovanni Caforio