TARANTO. Conad. Convegno “Valorizzare e tutelare il Mezzogiorno per cambiare facendo sviluppo”
Oggi, venerdì 31 ottobre, al Cinema Teatro Orfeo di Taranto a partire dalle ore 10,30
Il Mezzogiorno è il prolungamento dell’Europa nel Mare Mediterraneo, ma è anche storicamente un ponte tra società e culture diverse. Un ponte sul quale transitano scambi commerciali, cooperazione, integrazione tra i popoli. Il Sud Italia rappresenta pertanto un’opportunità di crescita e di cambiamento socio-economico, restituendo in tal modo il Mediterraneo alla sua antica vocazione di crocevia di culture, razze e commerci.
Di questo si parlerà nel convegno promosso da Conad Il Sud Italia Grande piattaforma del Mediterraneo, che si terrà venerdì 31 ottobre al Cinema Teatro Orfeo di Taranto a partire dalle ore 10,30.
Interverranno Ciro Angelillis, sostituto procuratore della Repubblica a Bari; Felice Casson, vicepresidente della 2a Commissione permanente – Giustizia – del Senato; Giuseppe Giordo, amministratore delegato Alenia Aermacchi; Lapo Pistelli, viceministro Affari esteri e cooperazione internazionale; Francesco Pugliese, amministratore delegato Conad e Antonio Felice Uricchio, rettore e professore ordinario di Diritto tributario dell’Università degli Studi “Aldo Moro” di Bari.
Il convegno, aperto al pubblico, è una riflessione sul ruolo economico e sociale del Sud Italia, nel cuore della città pugliese sede di uno dei porti industriali e commerciali più importanti del Mediterraneo nonché del polo siderurgico più grande d’Europa. Una città in cui i veleni emessi dalle industrie del territorio sono però un serio problema sanitario.
Con esponenti del mondo della cultura e delle istituzioni si parlerà dell’importanza geopolitica del Sud Italia e delle strategie da adottare per ri-dare concretezza alla storica vocazione di questa parte del Paese, ponte tra società e culture diverse nel Mediterraneo. Un Mezzogiorno in cui è la diversa conformazione dei territori e quindi la diversità della logistica e dei servizi a fare la differenza; una ragione non sufficiente, tuttavia, a lasciare queste terre al proprio destino.
Per questo occorre cominciare a dare il giusto peso ed il giusto valore alle cose, facendo differenza tra le operazioni di immagine e quelle di sviluppo, mettendo radici e rimanendo al Sud, magari con la capacità di autorganizzazione tipica del modello cooperativo. Un modello che, a differenza di altri, pone la persona al centro dell’agire e ha una base fatta di valori condivisi e applicati nel quotidiano.
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