Un funerale, il rito, la chiesa e le condoglianze
Un ascolto toccante. Molto toccante …
A tutti noi capita di andare, magari controvoglia, al funerale della mamma o del papà di un nostro amico ma ci tocca. Ci tocca in quanto, crediamo, che in questo modo manifestiamo il nostro, seppur minuto, conforto a chi in quel momento ha perso un suo caro. E ci sta. Spesso in chiesa, durante la messa, usciamo fuori e non vediamo l’ora che finisca il rito religioso per dare le educate condoglianze.
E ci sta anche questo. Luogo comune. Poi i parenti del defunto/a in rito classico si mettono uno al fianco all’altro per ricevere le “condoglianze”. E ci sta anche questo. Ma a volte succede anche quest’altro.
Mi trovavo ad un recentissimo funerale e, dopo aver assistito a tutti i vari riti, ero pronto alla rituale fila indiana diretta verso i parenti affranti. Prima di me, una signora di circa 80 anni piangeva a dirotto la scomparsa della sua coetanea cara amica.
Era un pianto composto, però. Io mi trovavo dietro di lei, la mia mano destra stringeva la mano destra dei parenti e seguivo a ruota.
La signora che era davanti a me, quanto è toccato dare le condoglianze alla figlia della morta, ha detto testualmente: “Ho perso la mia più cara amica. Come farò, ora senza di lei?”
Pronta la risposta: “Tranquilla, quando hai bisogno puoi chiamare anche me” …
Giovanni Caforio