Cucchi, il caso sui social

Cucchi, il caso sui social

Adriano Celentano e Roberto Saviano alla campagna #sonoStatoio

«Ciao Stefano! Hai capito adesso in che mondo vivevi? Certo dove sei ora è tutta un’altra cosa. L’aria che respiri ha finalmente un sapore. Quel sapore di aria pura che non ha niente a che vedere con quella maleodorante che respiravi qui sulla terra. Lì, dove sei adesso, c’è la LUCE, la LUCE vera!!!

Che non è quella flebile e malata di quei giudici `ignavi´ che, come diceva Dante, sono anime senza lode e senza infamia e proprio perchè non si schierano nè dalla parte del bene e nè da quella del male sono i piu’ pericolosi, e giustamente il Poeta li condanna. Ma adesso dove sei tu è tutto diverso.

Lì si respira l’AMORE del `Padre che perdona´ e non di chi ti ha picchiato e massacrato fino a farti morire. Sei finalmente libero di amare e scorrazzare fra le bellezze del Creato, senza piu’ il timore che qualche guardia carceraria ti rincorra per ucciderti. Perchè dove sei tu non si può morire.

La morte non è che un privilegio dei comuni mortali e quindi proibito a chi non ha la fortuna di nascere. Un privilegio dell’ANIMA che, se non la uccidiamo del tutto, ci riconduce alla Vita ETERNA».

Adriano Celentano

«Che rabbia. Rabbia per una sentenza che non fa giustizia. Rabbia per la famiglia di Stefano Cucchi che ricorrerà in Cassazione ma che probabilmente non saprà mai come si è svolta l’ultima settimana di Stefano in vita.

Che rabbia per noi, che siamo foglie al vento, che ci sentiamo nudi e indifesi di fronte a tutto questo.

Stefano è stato arrestato in buona salute, o comunque nulla faceva pensare a una morte imminente, e dopo una settimana invece muore con il corpo martoriato dalle percosse, in stato di denutrizione e disidratazione.

Eppure non è possibile individuare i colpevoli: per la legge quando c’è insufficienza di prove non c’è nessun colpevole. Almeno la decenza di non gridare alla giustizia, perché giustizia non è stata fatta».

Roberto Saviano 

viv@voce

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