TRIVELLE NEL MAR JONIO. Il governo Renzi si accorda con le multinazionali

TRIVELLE NEL MAR JONIO. Il governo Renzi si accorda con le multinazionali

E’ curioso che per la Puglia siano previste sempre idee economiche in contrasto con le attitudini del territorio, oltraggiandone anche la crescita in ambito turistico, seconda solo alla Toscana tra le regioni italiane

 

In questi giorni crea sconcerto la notizia che a Sud Est di Santa Maria di Leuca, zona dello Jonio,  piovano richieste di prospezione per la ricerca del petrolio. Le richieste riguardano 19 comuni del Sud del Salento. Si parla di 2.207 km quadrati.

Già il Ministero dello Sviluppo Economico, all’indomani della vittoria di Renzi alle Europee, aveva dichiarato l’intenzione di incrementare le trivelle nelle zone meridionali, continuando con la Basilicata e cercando l’oro nero anche nell’Adriatico. Uno degli obiettivi del governo, infatti, è competere con  la Croazia che ha posto in gara 29 blocchi, con il Montenegro con i suoi 10 blocchi e con la Grecia che pone in gara 20 blocchi.

 

I comuni presi di mira dalle multinazionali e dal governo sono: Alessano, Andrano, Alliste, Castro, Corsano Castrignano del Capo, Diso,Gallipoli, Gagliano del Capo, Otranto, Morciano di Leuca, Patù, Salve, Tiggiano, Taviano, Santa Cesarea Terme, Racale, Ugento.  Sono il fiore all’occhiello della Puglia e la maggior parte di essi, dell’Italia stessa.

Si tratta di aree vicine alla costa e davvero risulta difficile pensare di violare queste acque, dense di fauna, come la colonia dei delfini nel Golfo di Taranto. E’ possibile opporsi entro il 22 dicembre.

Il nostro giornale aveva già affrontato la questione riguardante i danni al territorio ed alla fauna, quando a Taranto la prof.ssa Maria Rita D’Orsogna, fisico e Professore associato presso l‘Istituto per la Sostenibilità dell’Università Statale della California UCLA, tenne una conferenza in cui descrisse le azioni successive di una normale estrazione del petrolio per la ricerca del giacimento. In quella occasione descrisse i sistemi utilizzati che trasmettono segnali sotto terra per comprendere le caratteristiche del sottosuolo, provocando scosse, esplorazioni sismiche o delle esplosioni controllate e perforazioni.

“Ma in mare” – affermò la Prof.ssa D’Orsogna – “vengono usate le tecniche di air gun per l’ispezione dei fondali marini e gli spari fortissimi e continui di aria compressa, mandano onde riflesse da cui trarre i dati del sottosuolo. La densità degli spari è elevatissima e crea problemi drammatici alla fauna, in particolare all’udito, indispensabile per l’orientamento di molti animali; si creano emorragie, spiaggiamenti e morte. La tecnica è violenta ed è terza ai terremoti e all’eruzione di vulcani.”

I fondali contesi nell’area in prossimità di Santa Maria di Leuca sono tre; molti chilometri di quelle zone sono sismiche.

Le società sono la Global Med, Petroceltic Italia ed Edison.  In precedenza erano giunte richieste  da parte della Petroleum Limited per tutta la costa Adriatica e dalla Northern Petroleum, successivamente bloccata da un ricorso al Tar. Dunque anche Bari, Giovinazzo, Mola, Monopoli, Brindisi, Fasano, San Pietro Vernotico ed altri, erano già stati individuati dai grandi gruppi che considerano l’Italia molto vantaggiosa, dovendo pagare delle tasse molto basse rispetto ad altri paesi.

Per quanto la commissione regionale stia rifiutando, opponendosi, esistono però le norme dello “Sblocca Italia” che conferiscono un valore determinante alla ricerca e allo sfruttamento del petrolio e che soprattutto eliminano il potere decisionale delle regioni, relegando ad esse un ruolo di mero parere.

MARIA LASAPONARA

viv@voce

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