TARANTO. Marescotti: “Ecco perché l’ILVA non può essere salvata: la Cassa depositi e prestiti non può intervenire”
“Le casse dell’Ilva sono vuote”. Così comincia Mimmo Mazza nel suo articolo titolato
Ilva, sono finiti i soldi, Natale senza stipendio
Scrive Mimmo Mazza nella conclusione: “Sono due le possibili vie d’uscita all’esame dell’esecutivo: la prima porta alla pista straniera, con la chiusura dell’area caldo, 3500-4000 esuberi e la fine dell’inquinamento; la seconda ad una cordata italiana, finanziata in qualche maniera dal fondo strategico della Cassa depositi e prestiti, con l’apparato produttivo sostanzialmente immutato e dunque, al netto dei lavori previsti dal piano ambientale, sempre potenzialmente inquinante e tecnologicamente superato”.
Nella Cassa depositi e prestiti confida anche la FIOM (vedere http://www.inchiostroverde.it/ilva-fiom-serve-intervento-dello-stato-attraverso-la-cassa-depositi-e-prestiti).
Ma può la Cassa depositi e prestiti intervenire nell’ILVA a dilapidare i suoi soldi che sono poi quelli dei risparmiatori italiani (i titolari dei libretti postali, dei buoni postali fruttiferi, ecc.).Si veda http://portalecdp.cassaddpp.it/cdp/Risparmiatori/FAQ/LibrettidiRisparmioPostale/index.htm
Va sottolineato che l’ILVA in due anni ha bruciato 2 miliardi e mezzo di euro (http://www.selpressmm.com/sole/immagini/011114E/2014110138404.pdf).
Avevo in precedenza avanzato forti perplessità su questa scelta, da un punto di vista etico, oltre che economico, segnalando alla FIOM che non è proponibile chiedere l’intervento della Cassa depositi e prestiti.
Ma a togliere ogni dubbio sulla questione è Paolo Bricco, del Sole 24 Ore, il quale spiega: “Se il governo pensa di utilizzare la leva di Cassa depositi e prestiti per rilanciare l’impianto di Taranto è necessario definire con attenzione le regole di ingaggio. L’ingresso di Cdp nel capitale del gruppo attraverso il Fondo strategico italiano deve essere ben regolato, visto che coinvolge i risparmi postali dei cittadini. E vi è un limite molto stringente. Tecnicamente i due istituti finanziari pubblici non possono realizzare investimenti in compagnie che sono in perdita. Lo vieta il loro statuto“.
(Fonte http://www.formiche.net/2014/11/07/ilva-cdp-arcelor-marcegaglia)
Mimmo Mazza ha già evidenziato le forti perplessità della Commissione Europea sull’intervento finanziario dello Stato nella crisi ILVA:
Va ricordato che l’Europa vieta gli “aiuti di Stato”, in quanto possono falsare la concorrenza:
http://europa.eu/legislation_summaries/competition/state_aid/index_it.htm
Sull’intervento della Cassa Depositi e Prestiti, il Presidente Franco Bassanini si è già espresso nell’agosto dello scorso anno in modo inequivocabile:
“Ricordo comunque che noi abbiamo dei vincoli precisi imposti dalla legge e dallo statuto:non possiamo investire in società in crisi, non possiamo fare ristrutturazioni industriali, possiamo investire solo in società in condizioni di stabile equilibrio economico, patrimoniale e finanziario. In più, l’Europa ci impone di comportarci come un prudente investitore di mercato. E la Banca d’Italia, che ci vigila, richiede che il nostro capitale sia adeguato ai rischi che ci assumiamo”.
Fonte: http://phastidio.net/2013/08/12/la-missione-della-cassa-depositi-e-prestiti-nella-grande-crisi
In questa situazione sia la Fiom sia il governo dovrebbero capire che la strada da percorrere non è quella della Cassa Depositi e Prestiti ma quella della realizzazione di un Piano B per l’ILVA che sfrutti al massimo i fondi europei destinati a salvare i lavoratori che siano coinvolti in situazioni di crisi industriale.
Insomma, se non si fosse capito, ora l’obiettivo di salvare l’ILVA è impraticabile, non si possono usare fondi della Stato in operazioni di questo tipo, lo vietano diverse disposizioni. A vietarlo è l’Europa, che ha mandato una pesantissima lettera al Governo italiano. (http://www.inchiostroverde.it/ilva-bonelli-verdi-da-ue-dure-accuse-allitalia-con-notizie-di-reato)
L’obiettivo salvare i lavoratori dell’ILVA è invece praticabile, e per fare questo i fondi non solo ci sono, ma sono messi a disposizione dall’Europa stessa.
Prima che affondi la nave ILVA con il suo equipaggio, occorre attivare il sistema di emergenza e mettere in mare le scialuppe di salvataggio. A meno che Renzi non voglia far finta di nulla come il comandante Schettino.