GROTTAGLIE. “Vincenzo Calò”. La tela dell’Annunciazione del 1674
Sarà interamente devoluto alla Collegiata di Grottaglie, per il restauro della “tela dell’Annunciazione”, il ricavato della vendita del libro “Vincenzo Calò” di Roberto Burano
Presentato la scorsa domenica 16 novembre proprio nella Chiesa Matrice della città delle ceramiche, alla presenza di più di duecento grottagliesi, lo scritto rappresenta un gesto d’amore “per la terra natia” da parte dell’autore. Il dono di chi ha sentito la necessità di restituire al proprio territorio ciò che da esso ha ricevuto.
«Sono convito – ha spiegato Burano – che consegnare ai giovani la memoria di un uomo della caratura di Calò, sia fondamentale per far capire loro il concetto e l’orgoglio dell’appartenenza. Perché senza guardare al passato non ci si può proiettare nel futuro. E troppo spesso Grottaglie ha dimenticato i suoi grandi uomini».
Un personalità forte come quella del dottor Vincenzo Calò, “uomo sensibile, clinico insigne, imprenditore illuminato, politico benefico, credente devoto”, morto nel 1933 dopo aver dato tanto alla sua terra e alla sua gente.
Un gesto, quello dell’autore, che vuole riportare la sua città a guardare alle proprie radici, anche attraverso il ripristino della tela semicircolare dell’Annunciazione, dal 1647 posizionata al centro dell’abside della Collegiata e da qualche anno rimossa perché bisognosa di restauro. Una tela che rappresenta un pezzo di storia di Grottaglie e che molti ignorano.
“…Questa tela dell’Annunciazione, di autore ignoto – ricorda nella monografia sull’Insigne Collegiata di Grottaglie don Cosimo Occhibianco – fu posta nel 1674 per scongiurare la scomunica che l’intera comunità grottagliese aveva avuto per l’occupazione della foresta, territorio circostante della chiesa della Mutata”.
“La scomunica – scrive in Grottaglie nel tempo lo storico Rosario Quaranta – fulminata nel 1670 circa sugli occupanti del territorio della Foresta (nei pressi della Mutata) di proprietà della Mensa arcivescovile, è l’occasione per la realizzazione della grande tela dell’abside della chiesa madre. Questo dipinto, raffigurante l’Annunciazione, rappresenta il segno di pentimento per ottenere l’assoluzione. Un’iscrizione recita infatti: “Quanti recentemente negli anni passati vollero violare la santa immunità ecclesiastica posero a Dio Ottimo e Massimo e alla Vergine Annunciata Madre di Dio, in segno di resurrezione dalla tremenda ferita dell’anatema, questa prova della colpa esecrata e questo gesto di sicura pietà nell’anno della salute 1674”.
Ma come andarono realmente i fatti? Lo spiega sempre il professor Quaranta.
“Il 23 ottobre 1674, in pieno Capitolo, formato da una cinquantina di ecclesiastici (arciprete, canonici e preti), viene letta la lettera di scomunica pervenuta dall’arcivescovo di Taranto Tommaso Sarria contro gli usurpatori della “Foresta Tarantina” appartenente alla Mensa Arcivescovile.
Prima della lettura, mentre le campane suonano a morte, si tiene il rito della scomunica in cui i capitolari pregano ed esecrano, tenendo in una mano una candela accesa e nell’altra una pietra contro i responsabili del delitto; candele e pietre che rispettivamente verranno lanciate in un punto sì da creare una fiamma ed un frastuono orribile. Il documento offre anche i loro nomi e cioè: il sindaco Giuseppe Mannara, gli “Eletti” Carlo Antonio Terzuolo, Orazio Basile, Giovanni Battista Giurì e Giuseppe Antonio Sportello; nonché i “Deputati”, ossia il medico Francesco Pinto, Giovanni Antonio Ciracì e Giovanni Maria Trani, e ancora il dottor Francesco Antonio Caforio Consultore e Governatore Criminale, e Giovanni Antonio Borracino “Precone”, riconosciuti tutti come “usurpatori e impedienti la possessione dei beni ecclesiastici e precisamente della Foresta di proprietà della Mensa Arcivescovile” di Taranto. La lettura viene fatta “ad alta ed intelligibile voce” e, comprensibilmente, in una atmosfera lugubre e orrida.
A seguito di questa drammatica scena e (come riportato nella iscrizione posta sul basamento accanto all’arcangelo Gabriele) in espiazione e per l’assoluzione del delitto commesso, verrà realizzata a spese degli “scomunicati” la grande e bella tela”.
Per contribuire al recupero dell’Annunciazione, sarà possibile acquistare il libro “Vincenzo Calò” di Roberto Burano in tutte le edicole, cartolibrerie e librerie di Grottaglie, oltre che presso la Chiesa Matrice.