SAVA. “Glasnost” in salsa paesana
Trasparenza della pubblica amministrazione: il nostro giornale ha diffidato l’amministrazione comunale, con una nota inviata qualche giorno fa e finalizzata a stigmatizzare l’inadempimento denunciato, riservandoci di denunciarlo agli organi competenti al controllo (A.N.AC – Autorità Nazionale Anti Corruzione), onde consentire l’adozione di provvedimenti sanzionatori
A cavallo tra gli anni 80 e 90, la parola glasnost divenne uno dei vocaboli più usati ed in alcuni casi abusati, dalla politica nazionale ed internazionale. La sua forza risiedeva nella prorompente novità della possibilità di disvelare mediante l’uso della trasparenza (in russo glasnost), i meccanismi dello stato e combattere la corruzione ed i privilegi di una classe politica votata ormai agli interessi personali.
Tale processo culturale attecchì così profondamente nel lessico comune, tanto da diventare cavallo di battaglia dei leader politici anche nostrani.
E, dopo il breve cenno storico, ritorniamo ai giorni nostri, per evidenziare quanto tale fenomeno politico-sociale sia sopravvissuto al decorrere del tempo ed abbia coinvolto anche i nostri rappresentanti locali. In campagna elettorale i candidati, ora ai vertici politici comunali, hanno sventolato il vessillo della trasparenza, quale punto inderogabile nell’attuazione del programma di governo.
Sommessamente vorremmo rilevare che alle parole non sono seguiti i fatti.
Infatti, pur in presenza di una norma dello stato, il Decreto Legislativo 14 marzo 2013, n. 33, sulla trasparenza della pubblica amministrazione al cui art. 14 si stabilisce l’obbligo della pubblicazione di informazioni sui componenti gli organi di indirizzo politico (Sindaco – Assessori – Consiglieri Comunali), intesi come copia dell’ultima dichiarazione dei redditi soggetti all’imposta sui redditi delle persone fisiche, il nostro ente si è ben guardato dall’ottemperare al dettato normativo.
Infatti, sul sito del comune al link: http://demo2.sincon.it/sava/index.php/consiglio-comunale, i predetti obblighi sono stati solo parzialmente adempiuti per il periodo di imposta dell’anno 2012 e completamente omessi per l’annualità fiscale del 2013.
Eppure la norma citata determina anche le sanzioni in caso di parziale o omesso obbligo di pubblicazione delle informazioni, stabilendo che la violazione prevede la sanzione amministrativa pecuniaria da 500 a 10.000 euro a carico del responsabile della mancata comunicazione nonché la pubblicazione del provvedimento sanzionatorio sul sito internet dell’amministrazione o degli organismi interessati.
Sarebbe pertanto interessante, conoscere i motivi per cui tali obblighi di trasparenza, tanto pomposamente declamati in campagna elettorale, sono poi stati disattesi. Ci pare l’ennesimo proclama andato in fumo, sacrificato sull’altare del “dico una cosa però ne faccio un’altra”.
Di ciò abbiamo voluto interessare direttamente l’amministrazione comunale, con una nota inviata qualche giorno fa e finalizzata a stigmatizzare l’inadempimento denunciato, riservandoci di denunciarlo agli organi competenti al controllo (A.N.AC – Autorità Nazionale Anti Corruzione), onde consentire l’adozione di provvedimenti sanzionatori.