Liza: “Dov’era mia madre?”
Violenza domestica
Caro Direttore, leggendo le storie di violenza sulle donne pubblicate sul suo giornale, vorrei raccontarle quello che è successo a me e alle mie sorelle all’interno del nostro nucleo familiare. Composto quest’ultimo in prevalenza femminile.
Ero la minore di tre sorelle, con un lasso di età che ci contrastingueva di tre anni l’una dall’altra. Vivevamo in un paese della provincia tarantina e i miei genitori stettero in questo piccolo centro agricolo per circa 15 anni. I fatti si sono svolti circa 40 anni fa. Come le dicevo in apertura di questa mia lettera non fu molto breve la nostra permanenza in questo paese ma fu drammatica, e paradossale, in tutte le sue svariate forme la mia esperienza. Senza contare quella subita dalle mie due sorelle maggiori. La più grande, allora aveva 14 anni, cominciò ad entrare nell’occhio di mio padre in modo “particolare”. Veniva ricoperta di attenzioni “strane”. Molto strane.
Lei si snobbava, fin che poteva, da queste attenzioni. Un giorno, uno dei tanti tra l’altro, mio padre trovò un pretesto assurdo per poterla punire anche se quello che aveva fatto mia sorella era di una entità minore rispetto ad una punizione classica, del tipo “oggi non esci” oppure “oggi aiuti la mamma in casa a pulire”. I suoi 14 anni erano belli, era bello vederla così graziosa tanto che noi due altre sorelle eravamo quasi invidiose di così tanta bellezza di mia sorella. Ma ci volevamo un mondo di bene.
Dicevo … di mio padre prima. Trovò una scusa per punirla. E la punizione consistette nello spogliarla completamente davanti a noi, mamma compresa, e armato di cinghia le imponeva ad entrare nella sua camera. Una volta entrato, chiudeva la porta a chiave e noi restavamo fuori incredule a tutto ciò che stavamo vedendo. Non riuscivo a capire il perché di un simile comportamento di mio padre.
Eppure, agli occhi degli altri, lui era un brav’uomo, lavoratore onesto dedito alla famiglia e ai figli. Fuori dalla stanza non sentivamo grida o urla di nessun genere. Dopo meno di mezzora uscirono fuori, mio padre e mia sorella, con facce che non erano uguali a quelle dell’entrata. Mia madre restò impassibile, ghiacciata, fredda dalla quella visione. Io e mia sorella mediana avevamo le mani strette l’una con l’altra e sudavamo freddo. Mia sorella maggiore, dopo questo primo fatto, non parlava volentieri con noi ma al tempo stesso cercava di tenerci lontano da ciò che avevamo visto prima. Dopo la prima volta, c’è stata la seconda volta e poi tante ma tante altre.
Era diventato ormai un modo abituale il comportamento di mio padre nei confronti di mia sorella. Mia madre, quando si accorgeva che stava per ripetersi la stessa situazione, con una scusa o con un altra ci portava via per distrarci. Ma restavano impresse quelle scene viste prima. Passa il tempo e mia sorella maggiore va via da casa e si stabilisce con il giovane fidanzato in una città del nord. Andando via ci abbracciò forte forte a me e a mia sorella mediana dicendoci “vi voglio un mondo di bene”.
Abbracciò anche mia madre ma non allo stesso modo nostro e a distanza con un cenno di testa salutò mio padre. Andata via mia sorella, credevamo che mio padre avesse placato quel suo modo strano di comportarsi con mia sorella maggiore. Ma chè: entrò nelle sue mire mia sorella mediana. Il rituale era il classico: punizione, cinghia in mano e direzione camera da letto. Mia sorella mediana non mi diceva mai niente di ciò che accadeva lì dentro. Mai nulla di nulla.
E come se fosse un copione già scritto, arrivo io all’età dei 13 anni. Mia sorella va via anche lei e va a vivere all’estero da alcuni nostri parenti stretti. E’ felicissima di questa sua caparbia scelta, osteggiata in tutti i modi da mio padre. Ma non ci fu verso: mia sorella minacciò che, nel caso in cui non l’avessero fatta andare all’estero, si sarebbe suicidata. Oggi non ricordo più nulla di cosa successe in quella stanza che mio padre mi portava.
Credo di essere stata abbastanza fortunata nell’aver rimosso dalla mia mente quelle situazioni che, prima di me, avevano visto mia sorella maggiore e mia sorella mediana. Oggi, spesse volte, leggendo i giornali o vedendo la televisione assistiamo a notizie aberranti di violenze familiari e, genericamente, pensiamo tutti che sono così lontane da noi e inverificabili. E qui forse sbagliamo, tutti credo.
Caro direttore non mi sono allungata su altri particolari ma oggi posso dirle che le mie sorelle hanno una vita “normale”, vivono assieme ai loro mariti ed hanno dei figli splendidi e il rapporto con mio padre è molto a distanza. E credo anche che, un caso o dei casi del genere, non sono sempre uguali tra di loro nel proseguo delle rispettive vite.
Oggi vivo lontano dai miei genitori e a volte penso a quello che è successo in quegli anni vissuti in quel centro agricolo della provincia di Taranto. Ma è imperante una domanda su tutto: dov’era mia madre?
Liza