L’Italia dei pranzi e dei tariffari, molto lontani dai 30 denari di un tempo

L’Italia dei pranzi e dei tariffari, molto lontani dai 30 denari di un tempo

E’emerso nelle ultime ore il tariffario delle tangenti, degli stipendi fissi, di appartamenti e di bonifici per tutti i dirigenti, funzionari e politici che in cambio, facevano operare ed avanzare le pratiche che garantivano affari da centinaia di milioni a quella nuova, quanto vecchia, mafia laziale

E così mentre l’Italia cerca di recuperare il suo ruolo internazionale con le politiche innovative ed inglesizzate come il Jobs act, il capo del Governo è costretto a commissariare il suo partito a Roma, coinvolto da giorni, in un vortice di rivelazioni ed intercettazioni mafiose, insieme al Pdl e all’ex sindaco della capitale Gianni Alemanno.

Il boss Carminati ex Nar non risponde al gip, ma attualmente sono 37 le persone arrestate e ben 76 quelle indagate per la ripartizione degli appalti e dei finanziamenti pubblici, con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. Le intercettazioni che emergono sgomentano, per il tipico linguaggio malavitoso in alcune, e per la sicurezza nel poter corrompere ed ottenere favori, in altre.

E’ abbastanza cinematografico il ritrovamento di 570.000 euro nelle mura di casa di Claudio Turella, dirigente del Servizio Giardini in carcere, così come l’ammontare di 3.641.127,23 di euro del patrimonio di Riccardo Mancini, dirigente Eur, sproporzionato rispetto al reddito pur ingente, ci ricorda la lotteria di Capodanno.

 La rete mafiosa coinvolge i due partiti che hanno governato sino ad ora, Pdl e Pd, ma ancora una volta è la magistratura a far luce sulla corruzione o, come in questo caso, su una rete criminale, talmente ampia da essere persino innovativa, rispetto alle mafie già note in Italia.

Ognuno ha avuto un prezzo nella vicenda per garantire il benessere della criminalità e delle sue parentele partitiche e si tratta non solo, ormai banalmente, di politici, ma di tutti quegli uomini che rappresentano una burocrazia secolare che non cambia con le lezioni; si tratta di dirigenti investiti da ruoli a prescindere dalle elezioni e dal colore politico. Sono uomini che diventano “affidabili”e sempre certi di essere confermati nei vecchi incarichi o di assurgere verso nuove carriere.

E poi gira in tv ed in rete la foto di Alemanno a cena con tutti i personaggi del sistema; la foto con boss e dirigenti che molto hanno in comune, quando si tratta di affari.

Sono classi sociali che teoricamente non potrebbero avere nulla da spartire, nessun argomento;  i dirigenti, i superiori si frequentano tra di loro. Infatti chi di noi ha mai visto comitive in cui professionisti da centomila euro si spartiscono la tavola con operai dell’acciaio o con laureati precari?

Ed invece queste rigide divisioni di classe si abbattono inesorabilmente negli incontri con la malavita. Ecco che diventano tutti uguali e quasi commoventi, perché ricordano le premesse marxiane e cristiane di parità. Loro sì ne sono stati capaci e da sempre; la magistratura l’ha evidenziato più volte con le indagini, la politica invece continua a garantire l’immunità ai suoi rappresentanti che di popolare non hanno più nulla, sempre più finanziati dagli amici “della tavola”.

 MARIA LASAPONARA


viv@voce

Lascia un commento