Taranto. CHIARA CASTELLANI MEDICO IN TRINCEA CI RACCONTA L’AFRICA E CI CHIEDE DI ROMPERE IL SILENZIO
Sabato mattina nell’Aula Magna del Pacinotti Chiara Castellani, dottoressa in Medicina e Chirurgia e ginecologa, da sempre in trincea operativa, dal sud America al Congo, è stata protagonista nell’ambito della serie di incontri intitolato “Donne che cambiano il mondo”
L’evento organizzato dall’associazione Salam e, per l’occasione specifica, da Peacelink che già da tempo possiede un rapporto di condivisione e di grande amicizia con questa straordinaria missionaria e professionista.
Erano presenti alcune classi del Pacinotti ed i minori non accompagnati, richiedenti asilo del Centro Interculturale Salam; i ragazzi provenienti dal Senegal, dal Gambia ed alcuni dall’Egitto sono stati felici di condividere con gli studenti tarantini, una lezione straordinaria da parte di una donna che si occupa, senza respiro e con totale abnegazione, del loro continente, vivendo e portandone insieme agli africani, la croce delle incommensurabili difficoltà, combattendo e riuscendo anche ad abbattere barriere impossibili nella logica a cui noi siamo abituati.
Era presente Alessandro Marescotti in rappresentanza di Peacelink ed ha presentato la conferenza la dott.ssa Antonietta Podda, responsabile delle comunicazioni dell’associazione Salam.
Chiara Castellani ha lavorato sino ad oggi a Kimbau; è stata il solo medico su centocinquantamila persone. Ha esercitato la sua missione senza luce e senz’acqua. E’ in Congo ex Zaire da oltre 20anni e sa bene che in Africa vivere è una conquista e dunque tutto è più intenso, più compenetrato alla vita stessa.
E prima che inizi la conferenza la dottoressa Castellani mi racconta che è da poco, pochissimo che la comunità ha ottenuto l’energia elettrica e l’acqua, nonostante un accordo col Governo, risalente al 1999, avesse stabilito l’intervento dello Stato per incrementare le infrastrutture che avrebbero sostenuto l’elettricità collegata dalla diocesi a cui faceva riferimento l’ospedale. Questo grandissimi progetto della centrale idroelettrica che avrebbe dato luce ed acqua si realizzò solo nel 2006 e nel 2007, ma durò poco perché il governo non attuò alcun sostegno alle strutture per tutta la comunità. Dunque la diocesi da sola, con i propri impianti, non riuscì a provvedere all’illuminazione per oltre 10.000 persone.
Attualmente si è raggiunto l’obiettivo, tra il 2013 e 2014; il governo ha risposto all’impegno e luce ed acqua sono ora accessibili.
Il Congo ex Congo Belga ed ex Zaire è una Repubblica Presidenziale che vive però drammaticamente la presenza di guerre che ci piace considerare interne o civili, di etnie, ma la dottoressa ha dichiarato, invece, con lucida fermezza che tali conflitti sono alimentati e finanziati dalle multinazionali per lo sfruttamento economico dei diamanti o per ottenere il Coltan, un minerale, una lega metallica usata per cellulari, GPS, satelliti, razzi, missili, “bombe intelligenti” e dunque per ottenere questo metallo scambiano armi leggere.
La logica economica che fa sì che un kg di Coltan vale la vita di due bambini: i bambini lavorano nelle miniere, i bambini imbracciano fucili, mentre le donne sono costrette a percorrere anche 100 km, perché quel cesareo che salverà il nuovo nato è possibile in un unico ospedale.
Le emozioni sovrastano i fatti quando la dottoressa ci descrive la sanità in questi anni: la drammaticità espressa dalle storie di madri e bambini la cui mortalità è la più alta al mondo, perché gli ospedali non esistono, ma anche i sorrisi di quei ragazzi che hanno realizzato un sogno, laureandosi in materie infermieristiche, superando essi stessi malattie come la tubercolosi e poi curandole nelle proprie comunità. Chiara ci racconta della laurea in medicina di Kikabo che ha lottato contro l’AIDS e con lei si è battuto per ottenere il trattamento gratuito; perché lì in Africa viene negato ciò che in Europa è possibile dal 1996.
Al giovane Kikabo viene donata una motocicletta come regalo della laurea, perché dovrà percorrere 600 km per raggiungere e formare giovani infermieri e medici. Sì formare, perché questo è il compito più importante che deve essere assolto ed è proprio quello che Chiara svolge intensamente, ritenendo lo sviluppo dei quadri sanitari prioritario, soprattutto in ambito femminile, per risolvere definitivamente la drammatica situazione in Africa. “La formazione e la conoscenza possono creare maggiore consapevolezza dei propri diritti. Ora tutte le donne accettano il test per l’AIDS, mentre gli uomini hanno qualche difficoltà. Comunque 500.000 persone sono coperte dal personale formato”.
Anche la malaria è presente ed è ancora mortale; la Caritas francese attualmente è l’unico supporto.
Una malattia dimenticata dall’attenzione per le cure è quella della mosca tze tze o malattia del sonno, anch’essa mortale e che provoca demenza. E tra le malattie dimenticate Chiara Castellani ci racconta dell’Ebola, un virus che nasce nel 1976 nel Nord del Congo a Yambuku sul fiume Ebola. E’ una malattia nata nelle foreste e indotta dai pipistrelli. Nel 1995 nel Congo seminò il panico senza che vi fosse materiale per isolare o sterilizzare cose e persone da fattori patogeni . La povertà non ha mai consentito l’acquisto di materiali protettivi. In una sala operatoria sei suore morirono mentre assistevano una paziente che perse sangue: era malata di Ebola.
Il virus spaventosamente resiste anche alla morte e dunque non è possibile neanche accostarsi ai propri cari per i saluti finali. La sterilizzazione delle siringhe è fondamentale e le donne devono pagare le attrezzature con cui vengono curate. Chiara ci racconta di un medico che si ammalò di Ebola e si ritenne fosse spacciato; ad un tratto si rese conto egli stesso di essere in via di guarigione, si riprese, ricominciò a mangiare e comprese che non si sarebbe più ammalato grazie al suo siero, pur accostandosi a malati di ebola; veniva scoperto così un vaccino naturale: la sieroterapia, il siero che si manifesta in via di guarigione. “Era il 1995 e veniva identificato come cura il trattamento con il siero convalescente. Non è dunque verità affermare che oggi le case farmaceutiche stiano scoprendo le cure” – afferma Chiara.
La dottoressa sottolinea la necessita’ di programmare e condividere con l’Africa gli studi e le cure, con chi vive in modo diretto le esperienze e le conclusioni. Se allora l’esperienza e la scoperta fossero state sviluppate e convalidate non vi sarebbero stati ancora altri morti.
Oggi Chiara Castellani ha ultimato il suo compito a Kimbau ed ora ricomincerà in un’altra comunità come coordinatrice di una diocesi che comprende un milione di abitanti; dovrà formare ancora quadri sanitari, dovrà pretendere e lottare per le strutture ospedaliere e forse nuovamente per l’acqua e per le comunicazioni. “Il diritto alla salute significa accesso alle strutture sanitarie, accesso alla cultura tenendo conto della cultura d’origine; vuol dire accessibilità geografica ed economica, perché l’articolo 25 della Dichiarazione dei Diritti Universali afferma che ogni individuo ha il diritto al benessere e alle cure per sé e per le proprie famiglie. Poi ci parla dei cambiamenti macroclimatici che noi percepiamo in Europa, ma che in Africa sono molto più accentuati.
“Utilizzare la propria terra, sviluppando e salvaguardando tutto il bagaglio di conoscenze sull’agricoltura e sulle erbe che curano, un bagaglio di conoscenze tutto al femminile, la difesa di un patrimonio immenso di conoscenze che le donne posseggono diventa urgente” afferma Chiara, mentre sta già formando delle donne agronome; vi è un’Università in questo settore finalmente. E’ lo sviluppo naturale di una realtà atavica, immutabile: è la donna che nutre l’Africa e sarà donna a salvare l’Africa.
Alessandro Marescotti con l’associazione Peacelink ha avuto il grande merito di aprire i canali della comunicazione per Chiara Castellani e per la sua missione, una missione universale a cui si è voluto partecipare forse in un ruolo decisamente prioritario, quello della comunicazione. “Qualche anno fa” – afferma Marescotti – “Peacelink decise di condividere il ruolo umanitario della missione di Chiara a cui fu chiesto quali fossero i desideri, le esigenze immediate. Chiara rispose che in Congo non ci sono postini e dunque suggerimmo di utilizzare le onde radio che diventarono il primo strumento di comunicazione, con la ricetrasmittente e poi l’antenna; a questo seguì la rete e finalmente il sito. Chiara chiese un computer portatile; ne ebbe 7 che furono resi operativi da” Informatici senza Frontiere”. La strage di Kenge non si sarebbe mai verificata in quelle proporzioni se ci fosse stata la rete e dunque la conoscenza costante, la fotografia degli avvenimenti. “Oggi i led, i tablet ed i pannelli solari rappresentano una rivoluzione – afferma Marescotti – “e ricordiamo che le scuole di Taranto hanno donato sei pannelli solari in Burkina Fasu, in un paese in cui non esiste commercio di essi. Ricordiamo che un e-book collegato ad un pannello solare può divenire una biblioteca a costi minimi ed accessibili e dunque per l’Africa la formazione, la cultura diventerebbero accessibili quanto la vita stessa delle persone”.
MARIA LASAPONARA