SAN GIORGIO JONICO. “La Giornata della Memoria, per non dimenticare”. Un memoriale in suffragio alle vittime dell’ Olocausto Nazista
Anna De Carlo: “ Un viaggio lungo il Treno della Memoria ”
Il Sindaco dott. Giorgio Grimaldi, l’Amministrazione Comunale di San Giorgio Jonico, i dirigenti scolastici: prof.ssa Alessandra Larizza e il dott. Antonio Di Comite, sono lieti di comunicare che martedì 27 gennaio 2015 presso l’auditorium “ Vincenzo Crisigiovanni ” dell’Istituto Comprensivo Giovanni Pascoli ha avuto luogo l’evento culturale “ La Giornata della Memoria, per non dimenticare ”.
Tale evento è stato reso possibile grazie alla collaborazione “ in toto ” tra i diversi componenti e alla preparazione magistrale dei ragazzi e bambini dell’Istituto Comprensivo G.Pascoli plesso scuola primaria Michele Nesca e l’Istituto Maria Pia di Savoia plesso scuola primaria Alcide De Gasperi. Protagonisti di questa giornata, sono stati dunque i nostri piccoli amici che ci hanno aiutato a riflettere sul triste tema legato al genocidio nazista con poesie, recite, presentazioni audiovideo ed elaborati grafici. Ad animare l’evento sono stati due artisti, il maestro clarinettista Giacomo Bortone e la cantautrice e chitarrista Giù Di Meo. Coordinatrice del progetto è stata l’operatrice bibliotecaria Anna De Carlo, referente della Biblioteca Comunale “ G. Monteleone ” del Comune di San Giorgio Jonico.
Ed ecco, il sipario dell’auditorium si apre con il sottofondo musicale “ La Guerra di Piero ” di Fabrizio De André interpretata dai musicisti Bortone – Di Meo che hanno saputo trasmettere le giuste emozioni del testo musicale sopracitato. Sul palco dell’auditorium sono a salire: l’Assessore alla P.I. dott. Piero Venneri il quale ha trasmesso all’intera platea i valori emotivi dell’anniversario della liberazione dai lager nazisti dei pochissimi sopravvissuti e soprattutto perché lo si ricorda, la Dirigente Scolastica dell’Istituto Comprensivo G. Pascoli prof.ssa Alessandra Larizza, la quale ha ripercorso cronologicamente sia a livello etico – morale che dal punto di vista scientifico, il vissuto dei bambini e ragazzi che persero la vita in quei mondi spietati di tortura invitando tutti i presenti a « Renderci Uomini Del Domani » non commettendo gli errori/orrori dei nostri predecessori tedeschi, infine a chiudere il saluto è stato l’insegnante Dino Miccoli, che incoraggia i propri alunni ad avere il coraggio, la passione e la consapevolezza nel farne esperienza positiva nel ricordare l’indistinguibile giornata.
Ad avviare la presentazione è sempre la coordinatrice Anna De Carlo, la quale informa gli spettatori che la “ La Giornata della Memoria – per non dimenticare ” manifestazione istituita con la Legge 211 del 2000 è un memoriale che aiuta a riflettere su un argomento tragico e doloroso: il genocidio compiuto dalla Germania nazista nella II Guerra Mondiale nei confronti di etnie, sesso, religione, orientamento sessuale e politico, ecc.. Ricordare questa giornata, rappresenta dunque una sorta di ribellione ma al tempo stesso una speranza per un mondo di pace e prosperità. La bibliotecaria, si sofferma dunque, sulla lettura di alcune pagine di storia tratte dal libro “Le valigie di Auschwitz” della giornalista e scrittrice italiana Daniela Palumbo, che nel 2010 ha vinto il premio di letteratura per ragazzi “ Il Battello a Vapore 2010 ” – Edizioni Piemme. Il libro pubblicato nel Gennaio del 2011, l’ha consacrata miglior scrittrice di letteratura per l’infanzia dell’anno. Quelle pagine piene di così tanta voglia di scoprire cosa contenessero le valigie, parlano di alcuni ragazzi che costretti ad abbandonare le proprie case per motivi ignoti, vengono forzati a partire solo con delle valigie preparate in fretta, contenenti un po’ di tutto, proprio perché svegliati dall’ improvvisa incursione tedesca non conoscevano l’inaspettata meta, la sola cosa certa era il non ritorno. Infatti il 22 Maggio del 1940 divenne operativo il “Campo di Concentramento di Auschwitz”, uno dei tre campi principali di sterminio che formavano il complesso concentrazionario situato Auschwitz in Polonia.
Facevano parte del complesso anche il “Campo di Sterminio di Birkenau”, situato a Birkenau , il “Campo di Lavoro di Monowitz” situato a Monowitz, ed i restanti 45 sottocampi costruiti durante l’occupazione tedesca della Polonia.
Il complesso dei campi di Auschwitz svolse un ruolo fondamentale nei progetti di « soluzione finale del problema ebraico », eufemismo con cui i nazisti indicarono lo sterminio degli ebrei divenendo rapidamente il più grande ed efficiente centro di sterminio nazista. Auschwitz, dunque nell’immaginario collettivo, è diventato il simbolo universale del lager. Il campo di concentramento di massa fu realizzato per uno scopo solo, annientare e sterminare gli ebrei. Perché dunque? La risposta è facile, perché erano EBREI.
Inizialmente gli internati furono intellettuali e membri della resistenza polacca più tardi infatti, vi furono deportati anche prigionieri di guerra sovietici, criminali tedeschi, prigionieri politici ed « elementi asociali » come mendicanti, prostitute, omosessuali ed infine ebrei. Vi furono detenute dalle 13.000 alle 16.000 persone ma nel 1942 si raggiunse la cifra di 20.000 detenuti . Oltre 1.000.000 di individui persero la vita nel giro di cinque anni tra il 1940 e il 1945.
Sopra il cancello di ingresso si trovava la sibillina scritta “ Arbeit macht frei ” – “il lavoro rende liberi ”. Sembra che la scritta sia stata ideata da Sturmbannführer Rudolph Höss, primo comandante responsabile del campo e sembra anche che il fabbro che progettò la scritta, un dissidente politico polacco di nome Jan Liwackz , matricola 1010, l’abbia fatta appositamente saldando la lettera “B” al contrario come segno di protesta in quanto conscio di quale sarebbe stata la vera funzione del campo di Auschwitz, un gesto che gli sarebbe potuto costare la vita , a tal proposito, sembra che lo stesso fabbro, sopravvissuto all’Olocausto, quando il campo fu liberato dall’Armata Rossa, chiese di riavere l’insegna in quanto, essendo stata realizzata da lui, “gli apparteneva”, cosa che non avvenne dato che, ormai, la scritta apparteneva ed appartiene ancora alla tragica ed orribile storia.
Il 2 Luglio 1947 lo Stato polacco riconosce il “Complesso di Auschwitz – Birkenau” come monumento commemorativo nazionale: il sito è sottoposto alla tutela della Sovrintendenza Polacca Per i Beni Culturali, assumendo il nome di “Museo Statale di Oswiecim-Brzezinka” , mutato nel 1999 in “ Museo Statale di Auschwitz- Birkenau ” e nel 1979 è riconosciuto dall’UNESCO come Bene Culturale Patrimonio dell’Umanità.
Dunque chi è un testimone? Un testimone è colui il quale conosce un fatto perché lo ha visto o purtroppo vissuto. Ecco cosa sono state “Valigie di Auschwitz” per la giornalista Daniela Pulumbo, la quale ha saputo descrivere con un certo “ tatto emozionante ” il magazzino presente nella stanza n°4 del blocco 5, in cui si vedevano e si vedono ancora oggi, numerose valigie ammassate l’una accanto all’altra con impressi i nominativi e gli indirizzi dei rispettivi proprietari, testimonianza del fatto che rappresentavano la proprietà di qualcuno: un numero di matricola.
Le valigie, dunque piene o vuote, simboleggiavano la presenza della speranza che mai si perde ma che i bambini ebrei deportati e morti in quel campo, hanno lasciato lì a ricordare il loro passaggio. Un genocidio voluto dal tedesco Adolf Hitler, che con la sua citazione ricorrente « l’ebreo è colui che avvelena tutto il mondo, se l’ebreo dovesse vincere, allora sarà la fine di tutta l’umanità, allora questo pianeta sarà presto privo di vita come lo era milioni di anni fa » volle sottolineare le sue manie di grandezza e di sterminio nei confronti degli ebrei paragonandoli a vermi che si annidavano nella società e a dinosauri che divoravano le altre forme di vita.
Dalle righe scritte dalla giornalista Daniela Palumbo, si evince inoltre che gli ebrei ammassati l’uno all’altro vennero deportati presso i campi i concentramento a bordo di treni privi di sedili, acqua, bagni e cibo. Una volta arrivati alla tanto inaspettata meta, dopo essere sfruttati fino all’esaurimento delle proprie forze uomini, donne, bambini e anziani venivano accompagnati a “fare la doccia” in bagni in cui vi erano speciali tubi idraulici da cui non scendeva acqua, bensì gas nervino che provocava un sonno da cui le vittime non si risvegliavano più. Ora però si entra nel vivo della giornata, a fare da cornice all’intera manifestazione sono stati sempre loro, il maestro di clarinetto Giacomo Bortone e la cantautrice e chitarrista Giù Di Meo che con la loro maestria hanno introdotto i veri protagonisti della giornata sul palco dell’auditorium.
I primi ad esibirsi sono stati i bambini della classe V A del plesso M. Nesca, che guidati dall’insegnante Concetta Falconi, si sono esibiti nello spettacolo “ Le emozioni nei ricordi – quando le emozioni ci educano”, musical basato interamente sulle emozioni. Successivamente sono saliti i bambini della classe V A del plesso M.P. Di Savoia, che guidati dall’insegnante Dino Miccoli, hanno realizzato il giornale / manifesto “ Je suis la Paix ” basato sulle poesie, canti e illustrazioni realizzate dagli stessi bambini. Successivamente i bambini delle classi V B, C e D dello stesso plesso, guidati dagli insegnanti Lina Magrì, Sonia Lenti, Silvana Leo, Pina Scardigno, Giusy Donatelli, Lucia Rosafio e Francesco Cinque, hanno eseguito delle performance cantando il brano musicale “ Beautiful that way ” di Nicola Piovani e Noa, colonna sonora del film “ La vita è bella ” e recitando poesie tratte dall’opera poetica “ Se questo è un uomo ” di Primo Levi, scritta tra il dicembre del 1945 e il gennaio del 1947 per ricordare e trasmettere l’orrore dell’olocausto a cui egli stesso assistette nel campo di sterminio di Monowitz.
A salire successivamente sul palco sono stati i ragazzi delle terze classi della scuola media G. Pascoli portando anche loro in scena determinati progetti preparati e guidati dal corpo docente rappresentato dalle prof.sse Catozzella, Caputo e Fischetti. La classe III A ha trattato come progetto un video tratto dal film “ Concorrenza Sleale” che tratta le leggi raziali, la III B ha commentato il film “ Jona che visse nella balena”, la classe III C ha realizzato e commentato un video tratto dal film “ Mi ricordo Anne Frank ” che parla del ritrovamento postumo del diario dell’omonima piccola scrittrice che parla dell’inganno attuato ai bambini per avvicinarli ai forni crematori.
La classe III D ha realizzato un video tratto dal film commovente “Il bambino con il pigiama a righe” in cui si evince la forza e il coraggio di un’amicizia nata tra due bambini di differente religione ma divisi da una rete spinata. La classe III E ha realizzato un cortometraggio tratto dal film “Il pianista” focalizzando il loro interesse critico sulla nascita dei ghetti e della camere a gas. La classe III F ha ideato una raccolta di microfilmati tratti dal film “Schindler’s list – La lista di Schindler” soffermandosi sui protagonisti delle quattro scene filmate a colori tra cui le candele che si spengono, le candele che si riaccendono, la bambina col cappotto rosso ed infine le pietre che vanno a ricoprire la tomba di Oskar Shindler.
L’ultima classe a mostrare il proprio elaborato è stata la classe III G, che ha commentato e rielaborato un video tratto dal film “Fateless – senza destino” basato sul romanzo autobiografico dello scrittore Imre Kertész che racconta della propria prigionia deportato da bambino nel campo di concentramento di Auschwitz segnando la propria infanzia e maturità, allontanato inoltre dalle proprie amicizie. A concludere l’intera manifestazione di tale giornata, sono stati i due musicisti Giacomo Bortone e Giù Di Meo esibendosi nell’interpretazione del brano musicale “ Beautiful that way ” colonna sonora del film “La vita è bella”, accompagnando musicalmente la coordinatrice dell’evento Anna De Carlo e la prof.ssa Alessandra Larizza, che hanno espresso i loro ringraziamenti.
In conclusione – affermano gli organizzatori dell’evento: « Il fine utile della manifestazione è stato quello di non dimenticare un pezzo della nostra storia ».
La riuscita di tale manifestazione, inoltre è stata resa possibile grazie alla collaborazione volontaria di alcuni ragazzi fotografi che collaborano attivamente alle diverse attività della biblioteca comunale “ G.Monteleone” del comune di San Giorgio Jonico. Strabiliante successo dunque, quello di martedì 27 gennaio 2015.
Vincenzo Ludovico