Road to Atene. I tre giorni che hanno sconvolto l’Europa

Road to Atene. I tre giorni che hanno sconvolto l’Europa

Enrico Consoli, andata e ritorno dalla Grecia …

“Ho un appuntamento con la Storia e non me lo lascerò sfuggire”: ripetevo dentro di me con convinzione queste parole mentre programmavo (per modo di dire) il viaggio che mi avrebbe condotto ad Atene nei giorni delle importantissime elezioni politiche greche, senza pensare troppo agli sfottò e agli inviti alla prudenza che cominciavano ad arrivare da amici e conoscenti.

Mi sentivo uno strano incrocio fra Lord Byron (che nel 1823 partì alla volta dell’Ellade per sostenere i greci nella loro guerra di indipendenza dai turchi) e Lino Banfi (la mia pugliesità emerge sempre in queste situazioni, calamitando gaffe e situazioni improbabili), ma volevo a tutti i costi essere un testimone privilegiato di un evento storico, su cui sarebbero stati puntati gli occhi dei media di tutta Europa e non solo. Un evento da narrare ai miei nipoti, un giorno.

Detto, fatto. Alla fine son partito. Quello che segue è un breve racconto di questi cinque giorni, in forma di diario e utilizzando rigorosamente il tempo indicativo presente. Buona lettura.

La partenza

Venerdì 23 è la data della partenza. Il tempo di correggere i compiti dell’esonero su Gramsci sostenuto dagli studenti del corso di Sociologia Generale e scappo in stazione (il buon vecchio Antonio è, peraltro, uno degli intellettuali più citati da Tsipras e compagni, mentre da noi è da tempo dimenticato in soffitta).

Niente battello, ma una specie di effetto fionda. Lecce-Roma in treno, poi Roma-Atene in volo la mattina seguente. Passo una serata tranquilla con amici romani, all’una e mezza vado a dormire ma la sveglia è già alle 3.30. Raggiungo Termini nella notte e da lì Ciampino.

Sull’aereo che mi conduce in Grecia, le prime coincidenze fortunate: accanto a me Marco e Mimma, romano trapiantato in Puglia per lavoro lui, pugliese lei, due facce giovani e simpatiche “a pelle”…vinco la timidezza e attacco bottone: “che ci andate a fare in Grecia?” e così scopro che anche loro partono per seguire le elezioni, ne nasce una bella discussione sulla situazione di casa nostra che rende brevissimo il volo di due ore; siamo concordi su gran parte della linea, a cominciare dal giudizio negativo sullo stato della sinistra italiana, un tempo faro in Europa, oggi costretta a guardare alla Grecia e alla Spagna come esempi virtuosi… è l’inizio di una bella amicizia. Arrivati in aeroporto cominciamo a incontrare greci curiosi che ci chiedono se siamo della brigata Kalimera (il gruppo di volontari italiani dell’Altra Europa con Tsipras che si sono organizzati per sostenere Syriza) e noi rispondiamo di no, un po’ per amore della Verità, un po’ per scaramanzia (scherziamo sull’idea che la malmessa sinistra italiana possa portare sfortuna a Tsipras ed i suoi compagni, e non siamo i soli).

Il tempo di raggiungere una Piazza Syntagma presidiata dai cronisti stranieri accorsi da tutto il Mondo e dai tristi e poco numerosi sostenitori di Nea Demokratia (partito conservatore del Premier uscente Samaras, che ha accettato in maniera supina le imposizioni della Troika) e il viaggio vero e proprio comincia.

Syriza, un partito “sociale”

Dopo aver lasciato le valigie in albergo e aver riabbracciato Gigi e Andreina, reporter tarantini e miei compagni di stanza, ci uniamo alla Brigata Kalimera per visitare l’ambulatorio medico e farmaceutico sociale del quartiere di Nea Smyrni: lo scatafascio della sanità greca dovuto all’applicazione del Memorandum ha lasciato tre milioni e mezzo di persone senza l’assistenza sanitaria e ha reso complicato per il ceto medio trovare le risorse per pagarsi medicinali e visite specialistiche. Così sono nate negli ultimi anni delle reti di ambulatori sociali, in cui medici, farmacisti e infermieri offrono un’assistenza volontaria e gratuita a chi non può permettersela; Syriza sostiene apertamente gli ambulatori, finanziandoli e fornendo ogni tipo di supporto e, una volta al governo, proverà a ripristinare un sistema sanitario pubblico degno di questo nome senza però liquidare in quattro e quattr’otto queste preziose esperienze di auto-organizzazione dal basso. La discussione su cosa fare di queste strutture (all’inizio affollate soprattutto da migranti, ora invece sempre più utilizzate da greci) è appena cominciata, e sarà interessante capire che ne sarà in futuro. La tappa successiva è invece una mensa sociale a Neos Kosmos, altro esempio della capacità di Syriza di essere un partito “sociale” in grado di offrire servizi e assistenza a chi non può permetterseli: in questo caso si tratta di sfamare chi letteralmente muore di fame ma anche di offrire lezioni scolastiche e altre forme di mutualismo. Chi in passato ha usufruito della mensa, ora la gestisce: una regola che testimonia la volontà di includere e promuovere l’autorealizzazione delle persone senza scadere nella pura e semplice “attenzione caritatevole”.

Esperienze preziose, lontane anni luce dalle pratiche della sinistra italiana, sempre più rinchiusa nei suoi palazzi e incapace di parlare alla società e di essere percepita come utile a qualcosa. Non mi stupisce che persino una parte degli anarchici del quartiere di Exarchia abbia deciso di sostenere più o meno apertamente Syriza, come ci spiegano Dora e Gabriele in serata, greca lei, calabrese lui, che ci fanno da ciceroni nelle notti magiche fra piccoli centri sociali, murales (alcuni dei quali, bellissimi, dedicati ad Alexis Grigoropoulos, ucciso a 15 anni dalla polizia nel 2008) e localini in cui si può gustare l’ottima cucina greca e in cui tutti fumano fregandosene dei divieti.

Al voto, al voto

La giornata di domenica non potrò mai dimenticarla. Un via vai continuo fra l’hotel, il comitato elettorale di Syriza in Piazza Klafthmonos e qualche bar dotato di wi-fi per scroccare la connessione e aggiornare gli amici in Italia. La mattinata si apre con una notizia imprevista, i giovani di Syriza al comitato ci dicono che 100.000 diciottenni non potranno votare alle elezioni perché il governo Samaras ha reso difficile l’iscrizione alle liste elettorali e che la situazione rischia di avere ricadute pesanti, visto che il voto dei giovanissimi nel 2012 è andato principalmente a sinistra; nel pomeriggio si diffondono voci di spedizioni punitive di Alba Dorata (poi non confermate), ma quando ci rechiamo con Chiara e Antonio (altri simpaticissimi amici italiani che si sono uniti all’avventura da Milano) ai seggi la situazione pare tranquillissima. A poche ore dalla fine del voto il comitato di Syriza è ormai pieno di giornalisti arrivati da ogni parte del mondo e di tantissimi italiani, spagnoli, tedeschi, danesi, inglesi, portoghesi venuti a sostenere Tsipras e Syriza e pronti ai festeggiamenti preannunciati. Ritrovo per uno scherzo del destino Lorenzo e Nicola, amici baresi che non vedevo da tempo, e l’atmosfera si fa man mano più elettrizzante, la fiducia comincia a sostituire la tensione.

Ed infatti, alle 19 ora locale arriva puntuale il primo exit poll: Syriza è nettamente avanti rispetto a Nea Demokratia, con una percentuale fra il 35 e il 39%, un risultato migliore di quello pronosticato dai sondaggi più ottimisti; è confermato il crollo del partito socialista greco, quel Pasok succube delle imposizioni della Troika e perciò punito severamente dagli elettori (il suo comitato elettorale, è, ironia della sorte, a pochi passi da quello di Syriza e dal palco da cui parlerà Tsipras in serata: alle 18, un’ora prima della chiusura dei seggi, è già vuoto, con un cartello che annuncia la resa), va male il nuovo partito di George Papandreou, fuori dal parlamento con un misero 2,4%, bene To Potami, KKE e Alba Dorata, sopra il quorum i Greci Indipendenti. L’entusiasmo in Piazza Klafthmonos sale alle stelle, la maggioranza assoluta pare ad un passo (non arriverà per due soli seggi) e intanto gli altoparlanti sparano a palla una playlist che spazia da “Bella Ciao” a una versione di “Rock the Casbah” dei Clash reinterpretata dal rocker algerino Rachid Taha, in attesa di Tsipras, che alle 22.30 sale sul palco allestito su via Panepistimiou. Di fronte a una folla in delirio il premier in pectore tiene il suo discorso con un’oratoria misurata ma piena di pathos, facendo più volte riferimento all’importanza di questo giorno per l’Europa intera e non solo per la Grecia e ribadendo che Syriza al governo intende fare sul serio, rinegoziando il debito e stracciando il Memorandum accettato supinamente da Nea Demokratia e Pasok. Sarà difficilissimo mantenere gli impegni, lo sanno Tsipras e i militanti di Syriza, ne siamo consapevoli noi, spettatori di questo spettacolo bellissimo, ma ora è tempo di festeggiare fino a tarda notte, di ballare, di sognare.

Le miserie di casa nostra sono così lontane e Atene, Atene è così inaspettatamente bella stasera che pare quasi possibile incontrare girando per le sue vie Sofocle, Eschilo, Euripide, Socrate, Platone, Aristotele, Fidia, Pericle, Aristofane, Tucidide…

Il giorno dopo

Il lunedì io e i miei compagni di avventura Andreina e Gigi vorremmo lasciare da parte la politica e il giornalismo e goderci Atene da turisti: la visita all’Acropoli è d’obbligo. Mentre siamo vicini all’ingresso rimango colpito da una scena: un grosso gatto arancione si è spaparanzato accanto a una colonna dorica e accanto a lui c’è un bambino spagnolo seduto; entrambi si godono la vista sulla città, io prendo il telefonino e colgo l’attimo scattando una foto soprendentemente molto buona. Mi sembra il simbolo del giorno dopo: un bimbo spagnolo e un gatto ateniese che guardano avanti, sognando forse un’Europa diversa in cui crescere, un’Europa fatta di diritti, di bellezza, di sogni, in cui le politiche di austerità siano solo un vago e brutto ricordo. Penso alla Spagna, che a novembre va al voto (“Syriza, Podemos, Venceremos!” è stato uno dei cori più intonati in questi giorni) e a mio nonno Cosimo (è il giorno del venticinquesimo anniversario della sua scomparsa, lui che partito per la campagna di Grecia vide con i suoi occhi la brutalità della guerra e tornò in Italia antifascista e con i piedi irrimediabilmente compromessi a causa di una gelata sui monti d’Albania). Penso tante cose. Penso alle coincidenze della vita, e ci penso ancora di più qualche ora dopo quando, mentre cerchiamo un ristorante per pranzare, ci imbattiamo nella scena di Alexis Tsipras che raggiunge l’Arcivescovo di Atene per annunciargli l’intenzione di pronunciare alle 16.30 solo il giuramento politico e non quello religioso, diversamente dai suoi predecessori.

Nel pomeriggio ci giunge la notizia che l’alleanza sarà con Anel (Greci Indipendenti, formazione di centrodestra ma contraria all’austerità e al Memorandum) e non con To Potami (partito fondato dal giornalista Stauros Theodorakis). Rimaniamo un po’ sorpresi, ma Dora, nel suo ottimo italiano ci rassicura: “è la scelta più saggia – sostiene – Greci Indipendenti sono una forza molto più debole di To Potami, non contano nulla e sono gli unici fra le forze contrarie al Memorandum disponibili a sostenere il Governo, visto che i comunisti del KKE hanno sempre rifiutato qualsiasi accordo con Syriza”. Insomma, possiamo goderci l’ultima sera ateniese senza troppi pensieri e lasciando da parte le polemiche stucchevoli e superficiali che montano sui social network e fra i politicanti di casa nostra. L’Italia e l’opinionismo da bar su Facebook sono così lontani…

Il ritorno

Martedì è il giorno del ritorno, del nostos, della fine di questa specie di film o di sogno che non potrò mai dimenticare. È il giorno del rientro in Italia e mentre siamo in volo non smetto di pensare a questo piccolo grande popolo che ha “inventato” la democrazia e oggi ci dice che la democrazia è incompatibile con il Capitalismo neoliberista, dimostrandoci che è possibile dire no ad un destino che sembra ineludibile: e se anche Syriza dovesse fallire il suo appuntamento con il governo, bé, vorrà dire che faremo come ci suggerisce Slavoj Zizek (non a caso uno degli intellettuali di riferimento di Syriza), che citando Samuel Beckett nel suo libro “Dalla tragedia alla farsa” ci esorta a provarci ancora, a fallire ancora, a fallire meglio.

Provo ancora adesso uno strano senso di nostalgia misto ad entusiasmo, mentre scrivo questo breve resoconto di questi giorni memorabili. Penso ai primi provvedimenti del nuovo governo greco (aumento del salario minimo da 439 a 751 euro lordi, stop alle privatizzazioni imposte dalla Troika tra cui la cessione del 67% del porto del Pireo, ripristino della contrattazione collettiva e reintegro dei dipendenti pubblici il cui licenziamento è stato giudicato incostituzionale, accesso al pronto soccorso anche per chi non ha un’assicurazione sanitaria, elettricità gratuita per i 300.000 poveri a cui era stata tagliata), alla presenza di gente come Yani Varoufakis o Nikos Voutsis nell’esecutivo, al piglio deciso che in sole 48 ore ha dimostrato Tsipras come nuovo premier. Penso che sarebbe bello rivivere le scene di domenica sera a breve, magari a Madrid a novembre…o chissà, molto più semplicemente qui in Italia, un giorno…intanto Efkaristò polì, dolce Ellade, ci rivedremo presto!

 

FONTE

ilcorsaro.info

 

 

viv@voce

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