”Estremo saluto dei Lizzanesi”

”Estremo saluto dei Lizzanesi”

 Un articolo del 14/02/1965 pubblicato sul “Corriere del Giorno

Sulle bare delle vittime il pianto delle madri, della sposa e del popolo.. Dopo il continuo pellegrinaggio e la sfilata davanti alle bare, durati sino alla tarda mattinata di oggi, solenni onoranze sono state rese ai caduti nel posto di lavoro.

Alle 15,30 il triste corteo giunge all’entrata della cittadina, dove attendono i familiari, il Consiglio Comunale e tutto il popolo. E quando le bare contenenti i resti mortali dei tre operai iniziano lentamente ad attraversare le vie del paese, migliaia di persone le seguono mute e silenziose.

Dalla marea indescrivibile di folla esce una donna trafelata: è la sorella del Lupo, giunta proprio allora dall’estero.

Che scena straziante!

La donna scoppia in un pianto dirotto e, stringendosi al seno della madre, si abbandona alla più viva disperazione.

Nessuno più regge all’emozione e calde lacrime rigano i volti, mentre il corteo funebre riprende la mesta sfilata tra due fitte ali di popolo.

Dietro i feretri, le madri, le mogli, i figli, i fratelli e le sorelle formano un tragico gruppo che si stringe attorno alle spoglie mortali dei loro cari.

Nei loro occhi non vi sono più lacrime: col volto esangue e scavato dal dolore sembrano delle statue.

La madre del Lupo, già duramente colpita dal destino, che uccise suo marito in una sciagura stradale (proprio oggi ricorre il 21° anniversario), poggiata alla bara, in cui giace la sua creatura, con le pallide mani, accarezza il legno chiaro e ripete il nome del figlio, come in una nenia che sembra debba cullarlo per l’eternità.

Col volto disfatto dalla veglia, con gli occhi gonfi, senza più voce, pietrificata dal dolore, ecco la madre del Monopoli: non ode, non vede, non si scuote. Sembra essere sola tra l’immensa folla che la circonda.

Solo un rantolo le esce dalla bocca, un rantolo in cui si ripete il nome del suo Oronzo!

Nessuno tenta di lenire la loro angoscia con le parole: esse, forse, neppure udrebbero, ma, sicuramente, sentono che il cuore del popolo tutto palpita nello stesso loro doloroso spasimo.

Riuniti in pochi metri di spazio, sono scomparsi tutti assieme, uniti nella morte, come lo erano stati in vita.

C’è, nella loro tragica fine, un tono di grandiosità senza pari, qualcosa di leggendario, che mai farà dimenticare il ricordo degli scomparsi.

La triste vicenda di queste vittime di un fato crudele ha commosso il paese intero e sembra ancora un perverso sogno.

Una intera popolazione è in gramaglie. Lizzano tutta piange su quelle vite umane stroncate nel modo più crudele, piange sulla sciagura che, come un colpo di spugna, ha annullato all’istante tre giovani vite.

Per nessun altro lutto è mai apparsa più vasta, più vibrante ed affettuosa la partecipazione al dolore.

In quest’ora di angoscia e di lutto, anche noi ci inchiniamo per tributare l’estremo saluto agli scomparsi ed ai loro familiari porgiamo il nostro riverente senso di cordoglio.

Lizzano, lì 13/02/1965                                                             

Tripaldi Amerigo

viv@voce

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