Vinicola Savese, quei “capasoni” di creta. E il Primitivo di Manduria come pochi se l’aspettano
Nel cuore dell’area di produzione del Primitivo di Manduria sorge una delle cantine che della tradizione ha fatto la propria filosofia produttiva
Si tratta di veri e propri ‘artigiani del vino’, viticoltori che, con la stessa attenzione del buon padre di famiglia, seguono la filiera dalla campagna con una conduzione rigorosamente manuale del vigneto, fino alla cantina con l’utilizzo di vasi vinari interrati in cemento vetrificato per il controllo costante e naturale della temperatura.
La cantina è la ‘Vinicola Savese’. Sorge all’ingresso di Sava, in provincia di Taranto, territorio vocato alla produzione del vitigno per eccellenza, il Primitivo di Manduria che in queste zone ha trovato le condizioni pedoclimatiche ottimali per esprimere al meglio le proprie caratteristiche.
La cantina ha una storia lunga tre generazioni. “Nasce con mio padre Gaetano, bravo cantiniere che decise di mettersi in proprio – racconta Vittorio Pichierri. Oggi al timone siamo io e i miei fratelli, Enzo e Aldo”.
Tradizione e innovazione si combinano in armonia con il cambio generazionale, le nuove leve: Mara, Massimiliano, Mimma e Francesca contribuiscono con idee nuove alla crescita della cantina di famiglia.
È in quest’ottica di commistione tra la storia (la tradizione dei padri) e il moderno (apporto giovane dei figli) che va inquadrato il futuro della Vinicola Savese. I progetti prossimi si dirigono proprio in una direzione di rinnovamento. Ne è un esempio il progetto di co-marketing ideato e promosso dall’Anarchico del Gusto e di cui la cantina fa parte e che verrà presentato nelle prossime settimane. Quando si parla di ‘Vinicola Savese’ il pensiero corre ai ‘capasoni’, grandi giare di creta e al vino che all’interno viene invecchiato il ‘Capasonato’.
“I capasoni – racconta Vittorio – li abbiamo ricevuti in eredità dai nostri progenitori, per lungo tempo li abbiamo utilizzati solo per uso ornamentale. Mi sono chiesto perché non riempirli? Detto fatto, in breve tempo sono diventati custodi silenziosi del primitivo prodotto tra il 1984 e il 1985, dopo averli sigillati con cura sono rimasti intatti per circa 28 anni. Nel 2012 ci siamo trasferiti nella nostra nuova sede. Venne a trovarci il giornalista Franco Ziliani che mi pregò di aprirne uno, era la prima volta. All’inizio ero semplicemente curioso di scoprire i risultati dell’evoluzione in recipienti inusuali. Ricordo ancora l’ansia dell’attesa, fu un successo imprevisto che mi ha entusiasmato e mai avrei immaginato”, confessa.
“La terracotta – continua – ha permesso nel tempo l’affinamento del vino senza inficiare sui profumi del varietale ma amplificando e arricchendo gli stessi grazie ad un’evoluzione anaerobica lenta e prolungata che ha donato al prodotto un equilibrio unico”.
Tutto questo ha permesso di ottenere 1.800 bottiglie senza ulteriori operazioni di cantina.
“Il primitivo – conclude Vittorio Pichierri- è un vino per consumatori saggi. Garantiamo la tradizione nella lavorazione, nonostante la contrazione economica le richieste dall’estero di Giappone, Usa, Canada, Germania e Olanda ci confermano che la strada presa è quella giusta anche se più ardua”.
Ed oggi sempre più questa cantina che produce complessivamente circa 180 mila bottiglie è diventata un punto di riferimento per bere vini un po’ vecchio stile senza mai tradire il legame col territorio come il Primitivo di Manduria Tradizione del Nonno che resta uno delle loro etichette più fortunate. Vini dalla grande struttura che offre una sorprendente bevibilità. E forse siamo ancora all’inizio.
Annalucia Galeone
VINICOLA SAVESE
S.S. 7 TER KM 27,790
SAVA (TA)
Tel. 099/9726232
FONTE
cronachedigusto.it