Tangenti, in manette i vertici della Igeco
Promesse, favori, appalti. Un intreccio fitto di amicizie interessate per far levitare i propri affari
I vertici della Igeco, l’impresa che gestisce la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani del Comune di Manduria e quello di Sava, è stata coinvolta nell’inchiesta della procura brindisina che ieri ha portato in carcere 14 persone tra cui l’ex sindaco di Cellino San Marco. Un intreccio fitto di amicizie interessate per far levitare i propri affari. Su questo ruota l’inchiesta e per questo sono finiti in carcere i massimo responsabili della Igeco. Il nome dell’imprenditore Tommaso Ricchiuto (nella foto) compare in molte delle 463 pagine d’ordinanza. Un’indagine monumentale in cui alcuni fra i vertici dell’Igeco, secondo la Procura brindisina, avrebbero intessuto una serie di rapporti basati su scambi con l’allora sindaco Francesco Cascione e vari esponenti del Comune di Cellino San Marco, questi ultimi ritenuti dagli investigatori promotori di un vero e proprio sodalizio “affaristico-delinquenziale”.
Ricchiuto, di Castrignano del Capo, è il presidente del consiglio d’amministrazione e amministratore di fatto dell’Igeco Costruzoni Spa, e avrebbe spesso agito usando come tramite Alfredo Bruno Bruno, di Calimera, responsabile tecnico della società e sua persona di fiducia. Una delle vicende che li vede protagonisti, e fra le principali del filone, nasce in seguito all’aggiudicazione dell’appalto in via definitiva per i servizi d’igiene urbana e accessori del Comune di Cellino per poco meno di 3 milioni e 400mila euro, anche dopo sentenze amministrative per dirimere un contenzioso con Gialplast. Tutto ruotava attorno alla partecipata dell’Igeco Costruzioni, la Igeco Ambiente Srl.
Gli imprenditori, secondo le accuse, avrebbero promesso 20mila euro ogni tre-quattro mesi a vari esponenti della Giunta, tramite il contatto diretto con l’allora sindaco. L’incarico sarebbe stato eseguito da Bruno su mandato di Ricchiuto. Non solo. Gli imprenditori si sarebbero anche fatti carico dell’impegno di assumere a tempo pieno due lavoratori ritenuti vicini agli amministratori comunali.
Lo scopo di queste manovre, secondo gli inquirenti, era ricevere vantaggi illeciti a titolo personale e comunque a favore dell’Igeco, tramite la nomina di un direttore dell’esecuzione del contratto a loro gradito, con la conseguenza di omettere contestazioni su inadempienze nell’espletamento del servizio.
Il tutto si sarebbe realizzato fattivamente con nomina avvenuta tramite una determina del 22 marzo 2013, con atti amministrativi ritenuti oggi illegittimi e tesi a consentire all’Igeco di usare terreni incompatibili a livello urbanistico rispetto all’allocazione del centro di raccolta dei materiali, la cui realizzazione e organizzazione, in conformità a quanto stabilito nel bando di gara, era peraltro fra gli oneri in capo alla stessa società. Si sarebbe anche determinato un illecito aumento del canone da corrispondersi alla società aggiudicataria dell’appalto, con una proposta di variazione dei servizi contrattuali.
Lo scambio di promesse e gli accordi sarebbero avvenuti nel corso di incontri tenuti fra aprile e luglio del 2013 presso due location d’elite: la tenuta di Al Bano Carrisi, nel Cellinese e il bar Raphael di Lecce. Le consegne di denaro sarebbero invece avvenute presso lo studio legale di Cascione, a San Pietro Vernotico, il 30 settembre del 2013, tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio del 2014 e nell’aprile 2014.
Emilio Faivre su Lecceprima.it