REGIONE PUGLIA. Ecco la buonuscita dei consiglieri regionali e assessori uscenti

REGIONE PUGLIA. Ecco la buonuscita dei consiglieri regionali e assessori uscenti

Le liquidazioni dei consiglieri regionali, al tramonto della legislatura

E la fine stagione è la conclusione di una storia irripetibile, con vagonate di soldi a chi conquistava un seggio in Consiglio. Una vicenda conclusa: le «indennità di fine mandato», al pari dei vitalizi, sono state abolite dal 31 dicembre 2012. Ovvio: tutto quello che è maturato prima, è stato regolarmente corrisposto o lo dovrà essere. Quasi tutti i consiglieri regionali hanno già percepito la buonuscita tra il 2013 e il 2014.

Mancano all’appello in quattro: il governatore Nichi Vendola, l’attuale sindaco di Bari ed ex capogruppo pd Antonio Decaro, i consiglieri Angelo Disabato e Giovanni Brigante. Si sa, tuttavia, quanto percepiranno: a Vendola toccherà un assegno di 198.800 euro. Pari a quello che è stato incassato da coloro che al 31 dicembre 2012 potevano vantare sette anni e mezzo di permanenza a Via Capruzzi. Agli altri tre spetterà un assegno di 69.150 euro ciascuno (30 mesi di anzianità al 31 dicembre 2012). Per chiarezza: tutte le cifre di cui si parla sono al lordo delle ritenute fiscali.

L’assegno più grande — una cannonata da 587.800 euro — è stata pagata agli inizi del 2013 a Lucio Tarquinio. Entrato in Consiglio con la Democrazia Cristiana nel 1990, ne è uscito nel 2013 per diventare senatore del Pdl. Ora è forzista di osservanza fittiana: 23 anni ininterrotti in Assemblea gli hanno consentito di incassare la più grande liquidazione mai erogata dalle casse del Consiglio.

Dietro di lui una donna: Silvia Godelli, da 10 anni assessora esterna della giunta Vendola e un passato da consigliera negli anni Novanta (Pci-Pds). La sua indennità complessiva è stata di 585.600 euro, incassati in varie tranche: all’epoca del mandato da consigliera e poi nel corso di questo decennio. Va detto, infatti, che era possibile incassare, nel corso del mandato, fino all’80% della cifra maturata. Una pratica molto frequente per distribuire su più annualità la liquidazione ed evitare un sovraccarico fiscale. Dopo l’abolizione delle indennità, tutti sono corsi a percepire l’assegno con l’eccezione dei 4 di cui sopra.

Il sistema di calcolo delle liquidazioni è da favola: si moltiplica l’indennità annua lorda in pagamento a dicembre 2012 (circa 129mila euro) per il numero delle legislature in cui si è rimasti in carica: la frazione di legislatura è calcolata in proporzione. Detto in altri termini, si tratta di circa 2,5 stipendi mensili per ogni anno di carica (ai lavoratori comuni tocca circa uno stipendio per ogni anno di lavoro). Dopo Tarquinio e Godelli, la classifica vede ai primi posti tre forzisti: Rocco Palese (ora deputato), Nino Marmo e Pietro Lospinuso. A loro liquidazione da 458.140 euro.

Tutti hanno messo piede in Consiglio nel ‘95. Nella parte alta anche il presidente dell’Assemblea, Onofrio Introna: 414.900 euro. È stato in Consiglio dal ‘92 al 2000 e poi dal 2005. Subito dopo tocca a Loizzo, Maniglio, Marino, Pelillo (ora deputato), tutti del Pd. Con questa pattuglia anche il forzista Congedo e i vendoliani Losappio e Ventricelli. Sono a quota 328.480 euro.

Un passo dopo c’è il deputato Arcangelo Sannicandro arrivato in Aula alcuni mesi dopo (324mila euro). Il consigliere ed ex deputato Tato Greco si è fermato a quota 226.900 euro. Segue una nutrita pattuglia di coloro che — come Vendola — sono stati eletti nel 2005: Gentile, Minervini,Pentassuglia, l’attuale sottosegretario Cassano, Zullo, Surico e molti altri. Coloro che hanno maturato meno di una legislatura (dal maggio 2010 al dicembre 2012) è toccato un assegno di 69.154 euro.

Questo fa capire che non è che chi si trova in maggioranza guadagna di più, basti guardare la fede politica partendo in alto in classifica.

Foggiaonline.it

viv@voce

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