TARANTO. Giù al TaTÀ: domenica 26 aprile, ore 21

TARANTO. Giù al TaTÀ: domenica 26 aprile, ore 21

Spettacolo vincitore Premio Ubu 2012 “miglior scenografia”

«Questo cesso l’hai costruito tu, con i tuoi sacrifici, dopo tanti anni di lavoro. E grazie al lavoro che tu hai fatto in questi anni, io adesso, mi ritrovo con un futuro in questo cesso». Domenica 26 aprile 2015, alle ore 21 al TaTÀ di Taranto, in via Deledda ai Tamburi, va in scena “Giù” di Spiro Scimone, regia Francesco Sframeli, con Francesco Sframeli, Spiro Scimone, Salvatore Arena, Gianluca Cesale, scena Lino Fiorito, disegno luci Beatrice Ficalbi, produzione Compagnia Scimone Sframeli, in collaborazione con Festival delle Colline Torinesi e Théâtre Garonne Toulouse, nell’ambito della rassegna “… sono Stato io?”, un progetto del Crest, in collaborazione con “Pubblico” e Cgil Taranto. Durata 60’. Biglietto intero 13 euro, ridotto 10 euro.  Info: 099.4725780 – 366.3473430.

Un invito indignato a rompere il silenzio per dare voce agli altri. Un urlo contro il marciume della nostra società che umilia la dignità e la libertà dell’individuo.

In un’atmosfera surreale, dove il dramma è in continuo equilibrio con la comicità, il Figlio, una mattina, sotto gli occhi del Papà, sbuca fuori dal cesso per manifestargli il proprio malessere contro un mondo sempre più saturo di egoismo e d’indifferenza. Il Papà, vedendo il proprio figlio nel cesso, cerca di tirarlo fuori. Ma, nel cesso, non c’è solo il Figlio da tirare fuori.

Nel cesso, da tirare fuori, c’è anche Don Carlo, un prete scomodo, che è finito giù perché su non vuole più stare comodo. Giù è finito il Sagrestano che dopo tanti anni di soprusi e violenze, stanco di subire, trova nel cesso la forza e il coraggio di ribellarsi. Giù c’è, anche, il povero cristo di Ugo che preferisce cantare sotto un ponte per non perdere la dignità, per non vendere la propria dignità. Giù ci sono tante persone che, per difendere i valori umani e lottare contro il male che avanza, aspettano il loro turno per tornare su, per tornare, di nuovo, su. Lo spettacolo è vincitore del Premio Ubu 2012 per la “miglior scenografia”.

Nato a Messina nel 1964, Spiro Scimone è attore, drammaturgo, regista e sceneggiatore. Nel 1994 scrive l’opera prima “Nunzio”, da lui stesso interpretata assieme a Francesco Sframeli (con cui fonda nello stesso anno la Compagnia Scimone Sframeli), con la regia di Carlo Cecchi. Come attori, Scimone e Sframeli sono anche protagonisti di una trilogia scespiriana che Cecchi mette in scena a Palermo: “Amleto” nel 1996, “Sogno di una notte di mezza estate” nel 1997 e “Misura per misura” nel 1998.

Grazie all’invenzione di un nuovo linguaggio teatrale, in cui lunghe pause cadenzano le sonorità del dialetto messinese, Scimone conquista pubblico e critica: nel 1994 vince il Premio Idi “Autori Nuovi”, nel 1995 la Medaglia d’oro Idi per la nuova drammaturgia e nel 1997 il Premio Ubu come nuovo autore. Due anni dopo, nel 1999, scrive “La festa”, con la regia di Gianfelice Imparato, che ottiene l’autorevole riconoscimento della Comédie-Française (in cartellone l’opera, tradotta in lingua francese da Valeria Tasca e con la regia di Galin Stoev).

Ispirato al lavoro teatrale “Nunzio”, e sempre in dialetto messinese, nel 2002 realizza con Francesco Sframeli il film “Due amici”, prodotto dalla Medusa Film (premio “Luigi De Laurentiis” per la migliore opera prima alla 59ma Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia).

 

viv@voce

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