MARIGGIO’, VERDI: “IL GRF E’ L’EMBLEMA DI UN SISTEMA POLITICO E INDUSTRIALE CHE RINVIA LE PRIORITA’ COME LA SICUREZZA DEI LAVORATORI E LA SALUTE DEI CITTADINI”
Nota stampa del candidato dei Versi alla Presidenza della Regione Puglia
“Questo è il risultato di sette decreti: un rappresentante sindacale dell’ILVA denuncia alla stampa il degrado totale delle macchine non conformi alla legge, e la presenza di materiale sospetto che si sprigiona all’interno di due zone del reparto grf. Chiede di fermare ‘subito’ quelle attività ed effettuare tutti i controlli oltre a coibentare secondo le norme. Afferma che tutti sanno e di fronte all’evidenza nulla è stato fatto.
Lo chiede perché da troppo tempo attendono risposte, ma ancora non si sa quando saranno avviati i lavori previsti dall’AIA per il grf. Denuncia inoltre che nulla è stato fatto per la mancanza del sistema di recupero delle acque e criticità come la discarica “paiole”. (fonte Gazzetta del Mezzogiorno). I lavoratori e i cittadini di vedono sfornare decreti a tutela della produzione in attesa che si avveri il miracolo del risanamento della fabbrica, rinviando a suon di decreti i termini di scadenza degli interventi, potrà forse salvare temporaneamente la faccia delle istituzioni, ma non salverà la vita di quei lavoratori che respirano ogni attimo, per otto ore al giorno quelle sostanze, come non salverà i loro figli dal rischio di ammalarsi.
Ecco perché non possiamo accettare le affermazioni del prof. Pirro quando scrive che “non si può decidere a livello locale la sorte di un impianto di interesse strategico nazionale”. I dati riferiti al mercato mondiale dell’acciaio parlano chiaramente di un eccesso di produzione e di crisi della domanda del mercato e il fenomeno riguarda anche l’Italia. Per anni l’ILVA ha sbaragliato la concorrenza con una politica di risparmio sui costi di produzione, omettendo di effettuare le opere di adeguamento tecnico e ambientale sugli impianti dell’area a caldo.
La magistratura ha quantificato questi mancati investimenti in 8,1 miliardi di euro. Chiunque abbia responsabilità di governo deve farsi carico, ora, della tutela della vita dei lavoratori e dei cittadini di Taranto. Ad Emiliano, che afferma “se la fabbrica uccide, la fabbrica va chiusa”, ricordiamo che i suoi colleghi magistrati hanno già dimostrato nel processo “Ambiente svenduto” il nesso causa-effetto tra fabbrica e morte. Chiediamo di non attendere i risultati delle future indagini epidemiologiche ma di applicare anche per chi vive e lavora a Taranto, il principio di precauzione”.