REGIONALI 2015. La rivoluzione ecologista di Gregorio Mariggiò: “I Verdì come un nuovo modo di fare politica che tuteli il territorio e la salute”
Intervista a Gregorio Mariggiò, candidato dei Verdi alla Presidenza del Consiglio Regionale della Puglia
Com’è partita quest’esperienza?
“Sono già diversi anni che milito nei Verdi, sono anni di vero attivismo sul territorio. Tengo a precisare che non ho mai amministrato, ma sono stato nei quadri delle segreterie dei partiti. Sono stato colui che ha fondato i Verdi a Manduria e, dopo essere stato eletto Segretario Provinciale, coadiuvato da vari movimenti e associazioni, abbiamo creato il movimento “Taranto Respira”, oltre alla candidatura di Angelo Bonelli (Consigliere Comunale di Taranto). Il “Laboratorio Taranto”, conosciuto nelle altre province, grazie ai diversi movimenti che si sono avvicinati a questa realtà, hanno voluto che ila lista dei Verdi fosse presente in questa tornata elettorale. Non ho accettato, sin da subito, l’appello per la candidatura alla Presidenza, ma, data l’accuratezza e la passione che caratterizza noi Verdi anche durante lo svolgimento delle attività sul territorio, non ho potuto rinunciare”.
La Regione Puglia che rinnova il suo assetto istituzionale; lei in cosa lo vedrebbe rinnovato?
“Tutti i termini amministrativi, negli ultimi 15 anni, non hanno avuto il “piglio ecologista” (come lo definisco io) che, secondo noi, è importantissimo per la vita amministrativa di una regione, di un ente e/o un’associazione. Nel nostro programma abbiamo l’etica della responsabilità: “l’ecologia politica”, come amiamo definirla. Se non c’è etica della responsabilità nelle pubbliche amministrazioni, com’è venuta a mancare in questi anni, non c’è ecologismo. Noi chiediamo più ecologismo, più etica, più ecologia della politica”.
Due tematiche importanti della provincia jonica sono:l’Ilva e i problemi ambientali. I Verdi, a Taranto, a che punto stanno?
“A Taranto abbiamo fatto grandi battaglie per il disastro ambientale provocato da questa grande industria. Tra l’altro, noi siamo costituiti parte civile nel processo ambiente svenduto e questo è stato, anche, un titolo al merito della militanza del gruppo dei Verdi di Taranto, perché hanno saputo lavorare bene sul territorio. Noi siamo vicini ai dipendenti, ai lavoratori dell’Ilva come, anche, ai cittadini che hanno gli stessi problemi, ovvero: salute, lavoro e tutela del territorio in cui vivono. In questo momento, come diciamo da anni, l’Ilva dovrebbe chiudere. Abbiamo un progetto ben definito che è il “Modello Bilbao”, cioè la conversione ecologica di tutta l’economia della provincia, ove, mi pare doveroso annoverare la No Tax, il prepensionamento, le bonifiche per chi volesse continuare la sua attività lavorativa, la riconversione economica con la riqualificazione nella ricerca scientifica e nei poli tecnologici. Inoltre, affidare la gestione di queste bonifiche a quei consorzi di bonifica che stanno per chiudere. Il recupero delle strutture pararegionali con i vari fondi messi a disposizione e/o mediante il denaro che riusciremmo a ricavare, in primis, grazie al principio di “chi inquina, paga”. Taranto può rinascere, perché ha delle buone possibilità per poterlo fare”.
Lei ha vissuto diverse esperienze elettorali. Questa scadenza elettorale del rinnovo del Consiglio Regionale della Puglia, come la vede?
“Pare, quasi, di essere qui ad aspettare il giorno in cui verrà proclamata la vittoria di Emiliano e non è giusto, perché, tutto questo, è sinonimo di una campagna elettorale senza etica. Una coalizione che a noi non piace, anche per i nominativi dei candidati “impresentabili” e per coloro che sono stati indagati durante il processo “ambiente svenduto”. Altresì, non siamo presenti in questa coalizione per questi motivi e, soprattutto, perché sarebbe incoerente esserlo dato che siamo parte civile del processo”.
Perchè gli elettori dovrebbero votare i Verdi e il loro candidato Presidente del Consiglio Regionale?
“Diciamo che dovrebbero votare “Verdi”. Come amo dire, non sono il candidato alla Presidenza, ma il rappresentante di quelle associazioni, di quei movimenti che hanno chiesto la mia candidatura. C’è bisogno dei Verdi, c’è bisogno dell’ecologismo, c’è bisogno di una rivoluzione culturale in chiave ecologista per tutti le motivazioni che prima ho, in parte, menzionato e, soprattutto, per l’etica delle pubbliche amministrazioni; per l’ecologia della politica; per un nuovo modo di fare politica, più libertaria (sebbene il nostro partito sia radicale, ma, solo, nel momento in cui vogliamo che il cittadino viva bene). Il nostro programma è, abbastanza, ricco e, come gli altri programmi, parte dalla sanità, ma, come prima cosa, noi parliamo di prevenzione primaria, infatti, vorremmo fare un’indagine epidemiologica su tutto il territorio per capire qual è il nesso causale tra l’inquinamento (che c’è) e le patologie sanitarie e, successivamente, andare a investire a seconda delle esigenze dei territori; potenziamento dell’Arpa; dare più fiducia ai medici di base, perché siamo contrari alle Case della Salute; dare occupazione grazie alla prevenzione primaria; chiusura delle fonti inquinanti, mediante il “progetto Bilbao” che può essere applicato in tutte le province, perché, ovunque, sono presenti delle discariche che inquinano e delle centrali a carbone; dare lavoro con la “messa in sicurezza del territorio”; dopo le bonifiche, prevediamo lo sviluppo dell’economia primaria, quindi l’agricoltura biologica e gli incentivi per quest’ultima; c’è molto da fare, anche, per l’edilizia scolastica e per le rinnovabili. Perché votare Verdì? Per una vera e propria rivoluzione ecologista, per la tutela del territorio, per la tutela della salute e per un nuovo modo di fare politica”.