Matacchiera: “E’ triste immaginare che la salute dei cittadini di Taranto possa essere stata “svenduta” per profitti personali o per favorire una industria che, come più volte dimostrato, continua impunemente ad inquinare”
Nota stampa del presidente del Fondo Antidiossina
“Il Giudice per le Udienze Preliminare Wilma Gilli ha deciso di rinviare a giudizio tre società e quarantaquattro imputati: tra loro ci sono anche l’ex governatore della Regione Puglia Nichi Vendola, il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, l’ex presidente della provincia di Taranto, Gianni Florido, ma anche Fabio e Nicola Riva, proprietari dell’Ilva che, secondo la procura, avrebbe emesso nell’ambiente sostanze nocive per gli operai e per i cittadini, causando “malattia e morte”.
Il 20 ottobre p.v. inizierà così il processo “Ambiente Svenduto”, ma con la giornata di oggi, nella fase dibattimentale preliminare, possiamo avere la conferma che ci sono pezzi della politica e delle istituzioni che sono coinvolte in questa vicenda. Ci auguriamo che tutto ciò possa culminare con le giuste condanne, una volta che saranno dimostrate e accertate in via definitiva le responsabilità degli imputati.
E’ triste immaginare che la salute dei cittadini di Taranto possa essere stata “svenduta” per profitti personali o per favorire una industria che, come più volte dimostrato, continua impunemente ad inquinare. Tuttavia, proviamo soddisfazione per il lavoro che è stato compiuto dai magistrati di Taranto e dai tecnici che, nelle diverse fasi, hanno profuso il loro impegno nella maniera più efficace e determinata.
Proviamo sconcerto, però, per le parole del commissario dell’Ilva nominato dal governo, Enrico Laghi, con le quali, presso la Camera dei Deputati, ipotizza che la responsabilità del recente incidente rilevante, che ha causato la morte dell’operaio Alessandro Morricella, possa essere attribuibile ad un “errore umano” e non ad una carente gestione degli impianti e dei sistemi di sicurezza.
Ricordiamo, a tal proposito, che il Gip Martino Rosati, ha scritto testualmente nel provvedimento di sequestro: “L’altoforno 2 e’ sprovvisto dei piu’ elementari dispositivi destinati ed idonei alla protezione della incolumità dei lavoratori, in caso di fiammate o di dispersioni di gas o solidi incandescenti”.
Fabio Matacchiera
(resp. legale Fondo Antidiossina)