TARANTO. “Autismo: Sfida da Vincere”, l’urlo del Comitato Spontaneo dei Genitori dei bambini autistici
Intervista a Katia Bonomo, genitore e socio-fondatore del centro socio-educativo Logos
Katia Bonomo, socio-fondatore della cooperativa e genitore di un bambino affetto da autismo, esplica le varie motivazioni per le quali è stato concepito il centro socio-educativo “Logos”, rammentando le problematiche che potrebbero derivare dalla chiusura del medesimo. Un’ammirevole iniziativa sostenuta, anche, da PeaceLink (l’associazione di volontariato dell’informazione pacifista) che ha, prontamente, accolto la richiesta dei genitori.
“I nostri figli” così, le prime dichiarazioni della Bonomo “questo il motivo che ha spinto noi, genitori di figli autistici, a far erigere il centro educativo. Perseguivamo questo sogno da molto tempo, dato che il territorio di Taranto non offre, assolutamente, un servizio per i bambini con questo tipo di patologia. Quindi, dopo aver fatto, prima, un’associazione di volontariato, ci siamo costituiti in cooperativa con l’appoggio di un professionista e, assieme a tutte le famiglie, abbiamo affittato un locale e, dopo averlo ristrutturato, abbiamo realizzato un centro socio-educativo, grazie a un’iniziativa della Regione statuita con dei fondi comunitari, siamo riusciti ad avere sia un contratto con il Comune e sia con l’ASL che assicurava la frequenza dei bambini all’interno del centro, mediante un piccolo contributo”.
Tutto ciò che lei ha evidenziato poc’anzi, a cosa è servito?
“Ci ha permesso di accogliere alcuni bambini, le cui famiglie non avevano condizioni economiche tali da poter pagare il loro intervento, perché solo ora si inizia a parlare di autismo. Infatti, il 7 luglio c.a. è stata approvata una legge ad hoc sull’autismo e, questa, rappresenta un piccolo passo avanti. Il problema è che le terapie riabilitative per l’autismo sono, estremamente, costose ed è anche difficile trovare, in Italia, dei centri specializzati. La situazione di Taranto, purtroppo,è davvero pessima.
Quindi, siamo riusciti ad accogliere 30 bambini, figli di famiglie che non hanno le possibilità di curarli. Abbiamo iniziato a settembre fino al 31 luglio. Qualche giorno fa, il Comune di Taranto ci ha confermato, ufficialmente, una notizia di cui eravamo a conoscenza già da qualche settimana, ovvero: la CE avrebbe chiuso i fondi di questo “trust” al 31 luglio e, di conseguenza, sarebbero scaduti i nostri contratti.
Il contratto con il Comune aveva scadenza 31 luglio, mentre, quello con l’ASL, decade in maniera, quasi, automatica, perché, la quota della frequenza di un bambino all’interno del centro viene corrisposta al 50% dalla ASL e, il restante, dal Comune.
Il 50% del Comune era assicurato da questo fondo comunitario, invece, quello dell’ASL viene assicurato dai fondi della ASL. Ovviamente, le due cose non sono scindibili, perché, non essendoci la quota comunale per il fondo della CE, automaticamente, decade anche quello della ASL.
In pochissimi giorni, abbiamo realizzato il fatto che non vi saranno altre entrate.
Siamo una cooperativa di genitori, non possediamo una grande forza, ma abbiamo le idee di chi ha voluto realizzare il centro e, purtroppo, nonostante vi siano delle buone possibilità che farebbero pensare al meglio, non riusciamo a dire con certezza se il centro rimarrà aperto o no e, questo, significa mandare a casa 30 bambini”.
L’ASL è, dunque, propensa ad appoggiare il vostro progetto, il Sindaco è assente e l’assessore, invece, argomenta in maniera vaga.
“Il Direttore dell’ASL ci ha fatto pervenire una pec ove ci comunicava l’intenzione di voler mantenere la quota sanitaria a qualsiasi condizione. Il Direttore Generale ha, difatti, appreso le varie problematiche che potrebbero derivare dalla chiusura del centro e, per tale motivo, ha ribadito la vicinanza e la presenza dell’Azienda Sanitaria. Siamo stati, anche, in Comune, ma il Sindaco non ha rispettato l’appuntamento, riferendo di volersi impegnare nel trovare alcuni fondi, ma, purtroppo, non vi è alcuna comunicazione scritta che attesti quanto dichiarato; l’assessore ha, invece, riferito di dover attendere sino a lunedì per una risposta da parte del primo cittadino.
Per noi, un “no” o una “non risposta” avrebbe lo stesso significato; attenderemo il tempo utile e necessario, ma se ciò dovesse rivelarsi come, già, ipotizzato, cercheremo una soluzione, vedremo anche con le altre fondazioni di poter agire al fine di consolidare quanto desiderato per i nostri figli, sino a ora. Vedremo come potremo muoverci: o riusciremo a trovare altri fondi o, con la morte nel cuore, ci toccherà chiudere”.
La mancata risposta da parte del primo cittadino di Taranto, Ippazio Stefàno, la si potrebbe attribuire alle varie vicissitudini che, attualmente, lo vedono protagonista?
“Ritengo che una persona, sin quando risulta essere ancora in carica, debba continuare a fare il suo dovere con la diligenza del buon padre di famiglia. Uno può anche essere stanco, ma vi sono, sempre, delle priorità alle quali, nonostante la stanchezza, bisogna rendere conto. Francamente, con le problematiche che noi andiamo a gestire, sia dal punto di vista famigliare, ma, ancora di più, per questo impegno sociale che ci siamo presi: “Altro che stanchi!” direi al sindaco Stefàno. Una madre è un punto di riferimento e, davanti a dei bambini, non si può far capire di essere stanchi; bisogna, piuttosto, rimboccarsi le maniche”.
Una situazione che, lo stesso Stefàno, dovrebbe comprendere maggiormente, poiché, prima di divenire Sindaco, si occupava di pediatria.
“Purtroppo, questo, per noi, rappresenta un’aggravante. Un politico che non conosce la patologia, potrebbe vedere le cose in maniera diversa, perché, purtroppo, certe cose le devi conoscere. Un pediatra che sa perfettamente (e stiamo parlando di una disabilità gravissima e credo che, l’autismo, sia la più grave per le implicazioni che ha), non può avere delle attenuanti, perché è un semplice Sindaco. Avrebbe dovuto lasciare tutto e vedere, concretamente, se fosse possibile trovare una soluzione alla nostra situazione; anche perché, i nostri bambini, vanno in mezzo a una strada (non c’è niente da fare), perché non c’è nessun altro in grado di offrire un servizio come il nostro.
Abbiamo pensato a questa cooperativa sociale come centro socio-educativo, però, ci siamo detti di dare la possibilità, a questo centro, di decollare, perché volevamo già pensare a sistemare i nostri figli e, quindi, incominciare a pianificare un futuro. Sfortunatamente, non solo non riusciamo a progettare un futuro, ma, le istituzioni ci mettono in condizioni di annullare completamente tutti i nostri sforzi. E non è poco!”.
Secondo lei, l’autismo è la causa di alcuni vaccini effettuati sui bambini?
“Ci sono varie correnti di pensiero. Molti ne sono convinti; molti altri, invece, dicono che non è assolutamente possibile; io credo che ci sia anche un’incidenza per fattori ambientali, però, la Comunità Scientifica dovrebbe accogliere, anche, quelli che sono le indicazioni e le sensazioni dei genitori che sono convinti che il vaccino abbia provocato l’autismo dei loro figli, piuttosto che allontanarle, dovrebbe, invece, accoglierle e ascoltarle, al fine di scoprire se vi è davvero una correlazione tra vaccini e autismo.
Bisogna comprendere le cause, ma, al contempo, raccogliere le forze per capire cosa si può fare per la vita di questi bambini.
NOI NON VOGLIAMO LASCIARE A CASA QUESTI BAMBINI!!!”.
Eleonora Boccuni