30 anni dopo, il terreno delle Alpi ancora contaminate da Chernobyl
Un studio allarmante è stato appena pubblicato da un’associazione ambientalista che afferma: alcune zone delle Alpi sono molto radioattivi
Secondo un nuovo studio da parte della Commissione per la ricerca e l’informazione indipendente sulla radioattività (Criirad), il terreno del Mercantour, una zona della Francia ove è situato uno dei più importanti Parchi nazionali d’Oltralpe, è contaminato dalle radiazioni, che sono una diretta conseguenza del disastro di Chernobyl.
La tragedia ucraina “esplose” il 26 aprile 1986, causando un’enorme nube radioattiva che aveva toccato e destato panico e allarme in tutta l’Europa. Le conseguenze erano stato particolarmente intense nel sud-est della Francia”, ha detto l’associazione indipendente, che dice di aver già “evidenziato, tra il 1996 e il 1998, contaminazione del suolo molto forte nel Mercantour”.
Le misurazioni della radioattività, all’inizio di luglio nel settore del col de la Bonette-Restefond, tra le Alpi marittime e le Alpes de Haute Provence, mostrano che il livello di radiazione è due volte superiore al normale, ad un metro sotto terra.
E’ infatti la presenza di cesio 137, un metallo radioattivo prodotto da centrali nucleari a destare preoccupazione. “I livelli di radiazioni a contatto con il terreno superano su aree di accumulo valori decine di volte o anche più di 100 volte superiore rispetto al livello naturale”, osserva inoltre l’associazione anti-nucleare.Oltre 10.000 becquerel per chilo (l’unità utilizzata per misurare la radioattività), impongono ai sensi delle normative vigenti la necessità del trattamento dei terreni contaminati per “non rimanere a lungo in zone contaminate, poichè questa lunga esposizione può avere gravi conseguenze: quali problemi alla tiroide e tumori”, avverte Bruno Chareyron, direttore del laboratorio di Criirad.
Il Mercantour è infatti un sito turistico che accoglie ogni anno migliaia di escursionisti ed è ad un passo dalle Nostre Alpi, sottolinea Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” che evidenzia quindi, come analoghi rischi potrebbero esserci anche in Italia ove venissero confermati analoghi livelli di contaminazione che richiederebbero uno sforzo governativo per un processo di controllo e decontaminazione