L’uomo e il cavallo. La Psicoequitazione
EMPATIA, ASSERTIVITA’, AUTOSTIMA, PAURA E OBIETTIVI
Ogni maestro ha le sue regole, tanti sono i libri altrettanti sono i diversi principi e ciò può rivelarsi dannoso per i progressi dell’arte e per l’istruzione degli allievi, si fa ad affermare l’appuratezza di una teoria se circondata da tante contraddizioni?
Nessuno dimostra ciò che dice, tutti mettono il proprio metodo al di sopra di quello degli altri e la maggior parte di essi scrive soltanto per biasimare o distruggere coloro che percorrono il medesimo cammino: come se i difetti degli uni servissero agli altri per provare l’eccellenza e la superiorità del proprio modo di fare.
Ma, dopo che il perfezionamento delle arti ha illuminato tutto,dopo che si è cominciato a ragionare su tutto, perché non pretendere che gli allievi siano istruiti su ciò che può accelerare i loro progressi? E’ dunque impossibile unire un lavoro di studio agli esercizi di maneggio?
Lo scopo dell’addestramento dipende dalla psiche del soggetto, dal suo temperamento, dal suo grado di sangue e dalla sua conformazione, e la psiche del cavallo è la fonte da cui scaturisce la sua propensione a concederci le proprie forze o al contrario a ritenerle. Da qui i cavalli, franchi, generosi, e al contrario, retivi, ostinati (G.L’Hotte). E per questo motivo che nasce la collaborazione con la dott.ssa Rossella Piergianni, sulla conoscenza di noi e del come rapportarci al meglio con il cavallo senza conflitti in questo contesto sono molto importanti quattro punti:
EMPATIA, ovvero la capacità di vestire i panni altrui e di vedere il mondo attraverso gli occhi dell’altro per conoscere e comprendere la sua realtà interiore. In relazione al cavallo essere empatici vuol dire sforzarsi per cogliere ciò che spesso sfugge all’umano in quanto questo nobile destriero possiede e utilizza un codice comunicativo diverso da quello linguistico.Ogni principio deve essere espresso in poche parole,con vocaboli corretti,in caso contrario significa che non è stata trovata una vera formulazione.
ASSERTIVITA’, ovvero la capacità di esprimere in modo chiaro ed efficace le proprie emozioni e opinioni senza tuttavia offendere né aggredire l’interlocutore. Definisce un giusto equilibrio tra passività e aggressività.
Come gli uomini obbediscono alla legge del minor sforzo,quindi esprimiamoci sul cavallo in maniera il meno contraddittoria possibile cercando di non creargli contrazioni. Fondamentale è la correttezza delle azioni del cavaliere che lo monta per ottenere la perfetta obbedienza del cavallo alle minime indicazioni della mano e dei talloni del suo cavaliere ma, con grande amarezza, mi sono accorta che non c’è tempo di pensare al cavallo, ci si preoccupa di fare quanto prima possibile perché lo scopo è salire sul podio, collezionare coppe (se no che devono dire i colleghi?) e soprattutto sfinire il cavallo con ore e ore di lavoro in campo (bestemmiando di tutti i colori e picchiandolo o forzandolo in bocca) se lui dopo un certo punto si scoccia di lavorare in questo modo (complimenti).
AUTOSTIMA, il valore che ognuno attribuisce a se stesso come persona. Nell’ambito specifico,oltre alle considerazioni generali sul concetto di autostima, è stato posto l’accento sul valore di sé in relazione al lavoro in maneggio. Dove solitamente si pone per lo più attenzione alla situazione economica e non alle capacità e, perché no, difficoltà di chi intraprende questo meraviglioso percorso? Alla prima lezione, ci si chiede se potrà comprarsi un cavallo? E tanto tanto altro.
Per molti è importante spiegare l’arte all’allievo anche perché, probabilmente non lo sa neanche il suo maestro, forse … perché creare dei seguaci istruiti, sapienti, il cui infaticabile lavoro sparge viva luce sull’equitazione? Abbiamo cavalieri la cui esecuzione incanta gli spettatori, ma la parte della dimostrazione è ancora lasciata ai pregiudizi e all’instabilità dei princìpi. In equitazione, bisogna sapere molto per poter insegnare anche le cose semplici. Ecco perché ci sono tanti allievi che perdono fiducia in loro stessi e smettono di montare.
PAURA, la paura è un emozione che si esprime speso attraverso comportamenti di fuga, evitamento, rinunce o che, data la sua pericolosità, può essere negata o non riconosciuta. Per quanto riguarda l’allievo,tutti gli allievi hanno un momento buio,di difficoltà,insicurezza,paura,stati di ansia.
Un buon maestro deve capire,non deve umiliarlo davanti agli altri anzi non deve mai mettere in disagio nessun allievo. Ovviamente il maestro deve avere una buona conoscenza di quello che fa per poter correggere gli errori dell’allievo e così migliorarlo. Per quanto riguarda il cavallo che è sempre un essere vivente come noi anche lui ha le sue preoccupazioni,stati di ansia, quindi molto spesso ci sono cavalieri che lavorano i cavalli senza essere informati del modo di pensare che ha il cavallo, della sua biomeccanica ecc… Spesso si corre alla punizione, alle frustate, imboccature più forti. Qual è lo scopo? Affascinare qualche curioso poco capace di giudicare e di apprezzare quanto appartiene alla scienza equestre? Il cavallo sottoposto a violenza cede di primo impulso agli atti bruschi che lo sbalordiscono, ma dopo aver riflettuto coordina i suoi mezzi di resistenza e ben presto giunge a forze ed azioni contrarie per prevenire tutti i momenti penosi ai quali era costretto.
Da lì iniziano tutti i problemi:rovesciamento dell’incollatura, incappucciamento, fughe, impennate sgroppate e chi più ne ha più ne metta! Il cavallo non è mai in difetto ma lo è sempre il cavaliere. Non serve a nulla l’uso della frusta violentemente. Purtroppo però un cavaliere non conosce tutto questo e ricorre alla forza perché secondo lui applicarsi a studiare è solo una perdita di tempo; bisogna collezionare trofei, chiaro! IL CAVALLO SERVE QUANTO DURA DOPO SI CAMBIA.
OBIETTIVI, migliorare la comunicazione con noi stessi prima di interagire con l’altro, avere quindi padronanza del cavallo e di noi stessi, ricordarsi sempre da dove si è partiti:percorso di crescita,essere concentrati nel presente, ma con un occhio al futuro per sapere dove si vuole arrivare.
Il maestro deve essere capace di riempire il bagaglio dell’allievo in modo tale che abbia sempre strumenti validi per migliorare il lavoro con il proprio cavallo,aiutarlo a fare un equitazione ragionata e non ingannandolo facendolo sentire un incapace. So che chi tenta di far prevalere un principio deve essere pronto ad affrontare tutto, l’insolenza,il sarcasmo,il ridicolo di alcuni, l’oblio è l’indifferenza degli altri.
Milena Mero, con la collaborazione della dott.ssa Rossella Piergianni, psicologa umanistica e bioenergetica