La sanità: “Una commedia drammatica all’italiana”

La sanità: “Una commedia drammatica all’italiana”

Tra il pubblico e il privato: la malasanità si cela dietro le frontiere del “dio-denaro”

La sanità è, ormai, divenuta la problematica quotidiana di ogni italiano. Teme il confronto, affondando nello sconforto totale quando, un caso d’emergenza, si personifica in un semplice paziente che ha l’obbligo d’attendere.

Un’attesa che ha dell’incredibile, dato che ogni caso si diversifica dall’altro e, molte volte, può far riscontrare uno stato di necessità impellente e ragguardevole. Certamente queste parole possono essere simbolo di veridicità incontrastabili per molti e, per giunta, ricche di risentimento per quelle “povere persone” che devono fronteggiare questo “dilemma esistenziale” che deriva dal potere che sovrasta, indiscusso, nel mondo: il “dio-denaro”.

Discernere da un’argomentazione così non risulta, poi, così complicato visti e analizzati i precedenti (e non solo) che continuano ad attanagliare la nostra società.

Una società basata consapevolmente (purtroppo) sulla gerarchia dei ceti sociali, sull’importanza attribuita a un individuo mediante i suoi “beni materiali e/o terreni”, una società che poco o nulla ha imparato dalle pregresse esperienze che si sono verificate in passato, commettendo sempre gli stessi errori; ma, in fin dei conti, questa non è “la società”, bensì: la sanità.

Pubblica e privata, l’antinomia per eccellenza che preclude il giusto trattamento a chi si trova in uno stato di necessità. Parliamo della “sanità”, o per meglio dire della malasanità, la stessa che dovrebbe recidere i canoni di disuguaglianza e mettere al primo posto la salute del cittadino, anteponendo le urgenze e le emergenze che, troppo spesso, vengono escluse e celate dinanzi agli occhi di alcuni medici “senza scrupoli” che non adottano l’etica morale che un “buon dottore” dovrebbe avere per principio.

L’esempio palese, sebbene sia puramente casuale, vede il primo cittadino della provincia ionica (pediatra), disinteressato dalle vicissitudini che caratterizzano l’intera provincia tarantina, non fornendo alcun tipo di “conforto” e aiuto a coloro che combattono, giorno dopo giorno, l’eterna battaglia tra la vita e la morte; una battaglia che, molti di loro, dicono di vincere rimanendo in vita ancora un altro giorno.

Le cause sono benché note, come, d’altronde, le conseguenze di quei mali che stanno dissanguando il nostro amato meridione. La consapevolezza sembra essere l’incognita, un quesito che, puntualmente, i cittadini si pongono e vorrebbero porre, anche, al loro sindaco che, dal canto suo, si padroneggia davanti ai riflettori, utilizzando parole sarcastiche e prive di verità e interessamento nei confronti dei suoi concittadini, come un retore che vuole incantare gli ascoltatori che, ormai, non credono più ai messaggi verbali che, conseguentemente, divengono concretezza fatiscente.

Stesso dicasi per i pronto soccorsi, non è ammissibile avere un solo medico di turno, il quale deve occuparsi di un intero paese, spostandosi tra i meandri della cittadina, rischiando di perdere una seria emergenza.

Gli stessi dottori, noncuranti dei propri pazienti, irreperibili, non rilasciano nemmeno un recapito telefonico, non prendendo, minimamente, in considerazione lo stato di una persona anziana (ad esempio) costretta a spostarsi anche quando non può.

In passato, i medici o i dottori di famiglia, sapevano e conoscevano perfettamente lo stato di salute di ogni loro paziente e, tra l’altro, non esitavano e non rifiutavano di spostarsi o incamminarsi verso le dimore ove vi era una circostanza di imminente necessità.

Una situazione simile sarebbe più che gradita ai giorni nostri, ma, purtroppo, sono davvero rari quei dottori che, coscientemente, rammentano quanto descritto e non ammettano giustificazione alcuna dinanzi a questa vergogna.

I pediatri, invece, sono l’altro tasto dolente della nostra sanità. Fortunatamente, c’è chi si rende disponibile e reperibile, fornendo ogni tipo di delucidazione e chiarimento, anche, solo telefonico; c’è chi combatte per la salute dei più piccoli, partecipando alle varie iniziative, alle manifestazioni e alle proteste che acclamano un unico valore comune: la salute.

C’è chi, invece, svolge la sua attività in silenzio e nel menefreghismo più totale, non fornendo alcun tipo di informazione e, spesso, errando sui medicinali da prescrivere, optando per alcuni inesistenti o, addirittura, nocivi e non in commercio.

Una breve presentazione del nostro stato sanitario, dai toni riprovevoli, illusori e, fortunatamente, anche da ammirare, perché la salute non è un bene tangibile che si può acquistare, ognuno, nonostante le condizioni di precarietà e non, ha il diritto di essere curato nello stesso e medesimo modo, senza alcun tipo di formalità.

Non vi è l’importanza del più ricco; non si ammette l’ignoranza in questi casi; non si concepisce la disuguaglianza, ma il profondo rispetto nei confronti di chi si trova in uno stato di maggiore necessità. Questa è la sanità che ci attendiamo e che, ancora solo da pochi, riusciamo ad evincere e a raccontare.

Un principio sinonimo di obiettivo: “meditate per il cambiamento epocale sin da subito”!

Eleonora Boccuni

viv@voce

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