Viv@mente. Il Sonno e i suoi disturbi
ARTICOLO DI INTERESSE PSICOLOGICO IN OTTICA DIVULGATIVA NON SCIENTIFICA
L’importanza che spesso attribuiamo al sonno, e in special modo alla qualità del riposo, è sottostimata, non ce ne preoccupiamo delle volte come dovremmo. La funzione che svolge il sonno nell’equilibrio neuropsichico dell’individuo è quella di recuperare o risparmiare le energie spese durante la veglia.
Come funzione è evidente che sia importante, ma forse non tutti sanno, che il cervello non si riposa affatto durante il sonno, avendo al contrario un’attività piuttosto intensa che varia nelle diverse fasi del sonno che è fondamentale per la riorganizzazione delle informazioni immagazzinate durante il corso della giornata; basti pensare all’importanza della produzione di sogni.
L’individuo che soffre di disturbi del sonno presenta di giorno alterazioni delle proprie funzioni cognitive come l’attenzione, la concentrazione e la memoria e anche affettive come ansia e depressione. Saremo quindi distratti, inconcludenti e irritabili. Il tutto si riassume nella solita frase: “Mi sono svegliato più stanco di quando sono andato a dormire!”.
La sonnolenza è causata più frequentemente da un insufficiente riposo notturno; individui deprivati di tre ore di sonno possono già manifestare un’alterazione delle proprie prestazioni diurne. Inoltre, la perdita ripetuta per più giorni consecutivi di solo un’ora per notte è paragonabile all’effetto di un perdita di diverse ore nel corso di una sola notte.
Nel processo di sonno anche brevi risvegli notturni possono determinare conseguenze sulla qualità del sonno, pur in assenza di una riduzione del tempo assoluto del sonno stesso.
Lo stato di privazione del sonno è solitamente poco considerato, ma basta poco per rendersi conto di come questo fenomeno possa essere pericoloso per la vita di ognuno. Mettersi al volante con la consapevolezza di essere assonati, o comunque esser sopraggiunti da un colpo di sonno improvviso durante lo svolgimento di lavori pericolosi che necessitano la massima attenzione, può dare l’idea del rischio che si può correre sottovalutando il fabbisogno giornaliero di sonno di ognuno di noi.
La necessità di dormire varia con l’aumentare dell’età: nei primi anni di vita è molto elevata, i bambini necessitano di numerose ore di sonno; durante la fanciullezza e l’adolescenza si riduce gradualmente; nell’adulto rimane stabile e nella vecchiaia decresce ulteriormente. Il rischio di addormentarsi è particolarmente accentuato in due periodi del giorno, posti l’uno tra le 14 e le 17 e l’altro tra l’1 e le 6 del mattino proverbialmente definite «le porte del sonno», e aumenta specie se l’individuo ha assunto un pasto abbondante o ricco di grassi o bevande alcoliche.
I disturbi del sonno NON associate a malattie psichiatriche o neurologiche, sono definiti disturbi primari.
Tra questi abbiamo la classica insonnia, che è la difficoltà di iniziare o mantenere il sonno, è può essere correlata ad uno stato ansioso, di agitazione o di forte stress psicologico.
L’ipersonnia, nelle sue forme, si riferisce al sonno notturno prolungato e da grave sonnolenza durante il giorno.
La narcolessia, è una causa comune di ipersonnolenza diurna, in pratica il sonno sopravviene ripetutamente e improvvisamente mentre si è svegli.
Ci sono poi i disturbi del respiro correlati al sonno, e rappresentano disturbi che colpiscono circa un quarto dei soggetti con più di 65 anni. L’apnea da sonno provoca sonnolenza diurna, alterazioni della concentrazione e del funzionamento intellettivo e cefalea mattutina. È associata ad obesità, intenso russamento, ipertensione e aritmie cardiache.
Sono presenti ulteriori manifestazioni correlati ad altri disturbi del sonno, per esempio quella legata al disturbo a tipo da turni di lavoro a cui si associano a maggior frequenza i disturbi gastrointestinali, cardiaci e riproduttivi. I carichi di stress psicologico accumulati intralciano il normale alternarsi delle ore di veglia a quelle di sonno, per di più le ore di sonno risultano essere poche e soprattutto qualitativamente non rigeneranti.
È buona norma approfondire le cause che scatenano queste manifestazioni e alterazioni del sonno attraverso un consulto medico e una volta constatata l’origine non organica o strutturale del problema, prendere in considerazione la causa di origine psicologica.
Il paziente spesso non riesce a fornire molti particolari sul tipo di insonnia di cui soffre e non è in grado di dare spiegazioni sull’origine del proprio disturbo, ma attraverso l’utilizzo di interviste cliniche e il colloquio psicologico si possono ridefinire le proporzioni della problematica e la causa scatenante.
Un intervento mirato da parte dello psicologo all’insonnia comprende sia la gestione delle problematiche scatenanti e sia favorire l’adozione di comportamenti generali di igiene del sonno, che favoriscano l’avvicinamento al riposo. È utile inoltre valutare le condizioni generali della camera da letto, le abitudini collegate al sonno e l’analisi dei comportamenti che possono ostacolare il sopraggiungere del sonno.
Dott. Andrea Buccoliero
PSICOLOGO
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