Sergio Sergio, lo “jihadista” savese, si pente e torna cristiano

Sergio Sergio, lo “jihadista” savese, si pente e torna cristiano

Nel processo del prossimo mese rischia una condanna da 5 a 8 anni per organizzazione di viaggi aventi scopo di terrorismo

E’ notizia di queste ultime ore del pentimento del savese Sergio Sergio. Da cristiano a  jihadista, da jihadista a cristiano in questi ultimi giorni. Sulla chiamata davanti al giudice il rischio per il savese è serio e pare che gli anni di carcere che lo aspettano non si contano solo sulle dita di una mano.

Ma andiamo oltre, oltre come lo abbiamo conosciuto da sempre Sergio Sergio. Lo abbiamo definito sempre un bambinone, un gigante buono in virtù della sua imponente massa muscolare. E ritrovarlo nei mesi passati con l’arresto e con accuse così gravi non ha portato il nostro giornale solo al fatto di “cronaca”.

Ma bensì a portarlo a dire ai nostri lettori chi era “Sergiu Bambulina”, visto che è nato e ha vissuto fino a 30 anni fa nel nostro paese. Poi è sparito. Di lui non abbiamo saputo più nulla. Solo la ribalta nazionale ce lo ha restituito in modo stravolgente.

Barba alla Isis maniera, moglie italiana e convertita all’Islam e, su tutto, una figlia che è risultata la primula rossa femminile nello scacchiere  jihadista italiano.

Sergio è stato travolto, e questo lo abbiamo scritto alcuni mesi fa, da un circuito più grande di lui. Molto probabilmente senza neanche capire il perché di certe azioni o comportamenti che ora lo vedono alla sbarra con accuse pesantissime di terrorismo.

Rischia dai 5 agli 8 anni di carcere per organizzazione di viaggi per terrorismo. Ora sta attraversando un percorso che lo sta riportando alla religione cristiana.

Anzi, “voglio tornare cattolico, come ero prima” dice Sergio Sergio. Quella religione rinnegata e sostituita con un fanatismo religioso senza precedenti. Ma restano i capi di imputazione. Quelli sono dei macigni.

Ma non era, e non è, un “ragazzo” cattivo. Era ed è un bambinone. E oggi, da come ce lo restituisce la cronaca, ha dimostrato di esserlo. Superati i 60 anni, ma è sempre lo stesso.

Ovvero, un bambinone che non è mai cresciuto, forse grazie anche ai disagi del suo nucleo familiare primitivo …

Giovanni Caforio

 

 

 

 

 

viv@voce

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