Olio di oliva: la Cia di Brindisi interviene sul problema delle frodi e delle contraffazioni
Serve chiarezza verso i consumatori: l’olio prodotto in Puglia e nel Brindisino non è taroccato
Plauso alla Dda di Bari e al Corpo Forestale dello Stato per la operazione compiuta l’altro giorno tra le province di Brindisi e Bari. La Cia di Brindisi pronta a costituirsi parte civile.
“Sulla questione legata alle frodi e alla contraffazione non va abbassata la guardia perché i produttori agricoli sono tra i più penalizzati. Per i produttori agricoli che lavorano ogni giorno sull’eccellenza si tratta di un danno economico e di immagine inaccettabile”, è questo il commento del presidente provinciale della Cia (Confederazione italiana agricoltori) di Brindisi, Giannicola D’Amico, all’indomani della operazione che ha portato alla scoperta di una maxi frode relativa a 7 mila tonnellate di falso olio extravergine d’oliva etichettato come 100% italiano ma miscelato con prodotti provenienti da Paesi extra Ue come Siria, Marocco e Tunisia, che sarebbe stata messa in atto, secondo quanto si apprende dalla stampa, da imprese che operano tra Fasano, Monopoli e Grumo Appula.
“Ancora una volta l’agroalimentare deve fare i conti con l’agropirateria che attenta al settore attraverso contraffazioni e sofisticazioni – dichiara D’Amico -. Le nostre eccellenze agroalimentari fanno gola in molti sensi. Prodotti come l’olio extravergine di oliva vengono contraffatti come le borse o i vestiti “griffati” e il danno economico per il nostro comparto agroalimentare è elevatissimo.
Occorre dunque rafforzare la sicurezza alimentare, attraverso la piena tracciabilità dei prodotti e delle materie prime e, più in generale, rafforzando la tutela del territorio e della sua identità. Il rafforzamento della legalità è importante per salvaguardare il mercato agroalimentare e la salute dei consumatori. Un plauso, dunque, va alla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari ed agli uomini del Nucleo Antifrode del Corpo Forestale dello Stato – prosegue il presidente provinciale della Cia di Brindisi – per avere scoperto e smantellato una frode che sarebbe stata messa in atto da alcune imprese operanti nelle province di Brindisi e Bari. Un episodio che danneggia seriamente l’operato di migliaia di produttori onesti e che fa luce sulle speculazioni sul prezzo.
E’ chiaro che un olio turco o tunisino spacciato per italiano – prosegue Giannicola D’Amico – lo si può vendere anche alla metà del prezzo del vero olio extravergine italiano, truffando sia i produttori onesti ma anche i consumatori.
La guardia, dunque, non va abbassata perché occorre tutelare e garantire l’intera filiera dell’olio extravergine di oliva, sia a vantaggio dei consumatori che dei produttori. Va detto a chiare lettere, che l’olio prodotto dai produttori onesti in Puglia e in provincia di Brindisi non è certamente taroccato come è indotta a credere l’opinione pubblica alla luce della inchiesta del Corpo Forestale dello Stato.
All’indomani della notizia della inchiesta della Dda di Bari, infatti, risultano numerose le disdette di ordini di olio extravergine di oliva pugliese, soprattutto da parte di acquirenti e consumatori del nord Italia e dell’estero che pensano che tutto l’olio pugliese sia taroccato.
Ovviamente – conclude D’Amico – tutto ciò non è vero e una simile situazione sta creando danni incalcolabili al comparto”.
Intanto la Cia di Brindisi annuncia che si costituirà parte civile nell’eventuale processo che scaturirà dalla inchiesta coordinate dalla Dda di Bari e condotta dal Corpo Forestale dello Stato.
La Cia di Brindisi chiede, inoltre, di bloccare l’incremento temporaneo a dazio zero del contingente di importazione in Ue di olio di oliva tunisino.