SAVA. Egidio Zanzarella, il nostro edicolante non c’è più
Scompare una delle figura classiche, e mitiche, della nostra infanzia e adolescenza
“Egidì? Quannu nùcunu lotri album tlà Panini?” Era la seconda metà degli anni ’60 e facevamo la fila da Egidio per avere l’album della Edizioni Panini in modo da riempire con le nostre figurine le squadre di calcio che erano rappresentate. Gli album della raccolta finivano subito e quei tempi erano gratis in quanto erano da stimolo per l’acquisto delle figurine dei calciatori.
Qualcuno più furbo degli altri faceva quasi incetta di album ma Egidio aveva la memoria buona e si ricordava il nome di qualche furbacchione che credeva di farla franca. Alto, fisico asciutto e imponente. Lo vedevamo così, il nostro caro Egidio ma era sempre affettuoso con noi ragazzi. Addirittura ricordava il nome di ognuno di noi. Come tra l’altro ricordava anche il nome di qualche malandrino.
Lui era lì, a un tiro di schioppo dal nostro Palazzo municipale, forniva i quotidiani al centro del paese era un rituale, quasi un crocevia, per chi voleva informarsi a quei tempi. O, particolare non trascurabile, erano le schedine che tenevano banco all’epoca. Il totocalcio e l’irranggiungibile 13 alla schedina. Quante speranze di vittoria per moltissimi savesi. Egidio era lì ad attaccare la matrice, con la figlia del tagliando che restava a lui, sulle indimenticabili schedine.
Schedine queste che, una volta passata la domenica calcistica, venivano prelevate dai barbieri del paese per usarle come punto d’appoggio per il sapone della barba. Lui comunista di belle speranze, era uno dei fautori e militanti dell’allora PCI. Apparentemente poteva sembrare burbero ma non lo era. Anzi, nel dialogo si prestava molto e non partiva dal presupposto che avesse ragione.
Spesso e volentieri parlava dell’oasi comunista, ovvero quello dell’Emilia Romagna che immancabilmente prendeva per esempio per dire che, dove governano i comunisti, le cose vanno non bene ma molto bene. Poteva, per alcuni, rappresentare lo zoccolo duro del PCI staliniano. Ma non lo era. Ai miei ventanni, ero l’unico savese che comprava il quotidiano “Lotta continua” e farlo arrivare alla sua edicola fu un vera fatica per l’epoca.
Chiamai la direzione romana del giornale e insistetti per l’arrivo a Sava. Ironia della sorte, quelli di Roma, sbagliano Sava. E lo mandano ad un’altra Sava, frazione di un Comune del salernitano. E così, dopo alcune peripezie, arrivò anche a Sava. Copie? Solo una! Al costo di 150 lire.
Un giorno dell’inverno del 1979 ero a letto influenzato e dissi a mia madre di andare da Egidio a prendere il giornale. Mia madre me lo portò ma non mi disse nulla.
Appena guarito, e con il classico rituale dell’acquisto del giornale, Egidio mi disse: “Giovà? Vedi che l’altro ieri è venuta tua madre a prenderti il giornale”. Ed io: “Che ha detto?” Lui subito pronto: “Ha detto che si vergognava a prendere Lotta continua!” Ed io, e lui, a ridere.
Parlavamo spesso di politica e a differenza di qualche ottuso di quell’epoca, che odiava il mio modo di attaccare il PCI, era molto prestante e per nulla scontato. Il tempo passa. Vola. L’edicola, da quasi 30 anni, non vede più Egidio alla sua gestione. E’ il figlio Sergio a gestirla.
Una volta lasciata l’edicola si è ritirato nella sua comoda casa di campagna con al fianco la moglie, anche lei affettuosa con noi ragazzi di quei tempi. Non veniva spesso in paese ma in quelle volte che lo vedevo era un piacere fermarlo e scambiare le 4 classiche chiacchiere.
Oggi non c’è più, il nostro caro Egidio, un mese mancava ancora al compimento dei suoi 87 anni.
E’ volato alto. Nell’azzurro del cielo.
Ciao Egidio e ti raccomando: “Quella copia di Lotta continua è sempre mia”!
Giovanni Caforio