Manduria. Verdi. “GLI ASPARAGI SU MARTE”

Manduria. Verdi. “GLI ASPARAGI SU MARTE”

Una riflessione di Cecilia De Bartholomaeis

Il supplemento di un autorevole quotidiano nazionale ci informava, qualche mese fa, che astrofisici di tutto il mondo, coordinati dall’italiano prof. Genta, lavorano a rendere possibili quelle che fino a ieri sembravano mere utopie.

La meta della conquista dello spazio, la possibilità di sbarcare ed insediarsi stabilmente su altri pianeti, di impiantarvi aziende agricole atte ad alimentare i colonizzatori, centrali atomiche che utilizzando la tecnica della fusione forniscano energia alle astronavi in transito, industrie estrattive per sfruttare le riserve dei preziosi minerali in essi contenuti: tutto questo non è più solo fantascienza, ma oggetto di serissimi studi e progetti da parte delle migliori menti, a tutte la latitudini.

Al seguito degli scienziati si muovono gli uomini d’affari, che già investono in ricerca per approntare quanto presumibilmente potrà rispondere ai bisogni, logistici, di trasporto, di comunicazione, dei futuri abitatori e fruitori dello spazio.

D’altra parte autorevoli scienziati e pensatori come Stefhen Hawching si dicono convinti che il genere umano non potrà sopravvivere ancora a lungo su questo pianeta, avendone esaurito le risorse.

Molte riflessioni ed interrogativi suscitano queste notizie. Innanzi tutto, che per il sistema economico-politico vigente, che non esito a definire capitalismo globale, è più facile pensare all’espansione su nuovi mondi, dove rintracciare le risorse necessarie alla sua perpetuazione, piuttosto che modificare modello di sviluppo.

Ridurre i consumi, rispettare i ritmi riproduttivi delle risorse della Terra, abolire le fonti fossili, combattere i mutamenti climatici, preservare la biodiversità, rispettare il diritto alla vita di tutte le altre specie viventi, tutto questo appare meno concepibile e realizzabile di costosissimi investimenti in denaro ed energie intellettuali, finalizzati a rendere possibile la sopravvivenza, con relativo sfruttamento, su altri pianeti.

Pare infatti che la Luna sia ricca di tutti i minerali indispensabili per costruire i nostri tecnologici gadget. E che gli asteroidi contengano tanto oro da farne stoviglie per tutti, e che gli asparagi su Marte crescano che è una meraviglia.

Ma, se è vero, come diceva Einstein, che tutto ciò che è possibile è reale, è forse anche vero che tutto ciò che è possibile è anche moralmente giusto?

Esiste un qualche fondamento etico che giustifichi la pretesa dell’essere umano di sfruttare sino alla distruzione ciò che gli è stato dato, sino a dover applicare anche ad altri mondi lo stesso atteggiamento di rapina che lo sta portando inesorabilmente a trasformare la Terra in un deserto inabitabile? Credenti e non credenti dovrebbero trovare nelle parole del Papa e nella sua formula-chiave, conversione ecologica, la risposta: l’imperativo morale di custodire il creato.

Ma è incontrovertibile il dato che una vera e propria bomba demografica si sta preparando: 10 miliardi di persone tra qualche anno saranno veramente troppe, per un pianeta che già oggi esaurisce ad agosto le risorse di un intero anno.

In ogni caso, impossibile non trarre da queste letture l’impressione di una civiltà umana ormai destinare a scomparire, nelle forme in cui sinora l’abbiamo conosciuta. E il bilancio che se ne trae è quello di un immane fallimento.

Intervenuto in un habitat perfetto nei suoi equilibri, l’uomo vi ha portato elementi perturbanti, tali da decretarne la fine.
Qualcuno ha ancora il coraggio di pronunciare la parola progresso?

 

viv@voce

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