SAVA. La risposta della Cerin al Comune, dopo la rescissione del contratto

SAVA. La risposta della Cerin al Comune, dopo la rescissione del contratto

Una nota ben dettagliata spiega, secondo l’agente riscossore, quali possono essere state le ragioni dell’immediata interruzione del rapporto

Con data 4 dicembre 2015 si apre la lettera, tenuta lontana a molte persone, la Cerin inviava al nostro Comune un lunghissima nota di ben 7 facciate in cui rispondeva alla precedente lettera del 30.11.2015 del nostro Ente il quale comunicava la rescissione immediata del contratto nonostante mancassero solo 20 giorni alla fine naturale dello stesso.

L’oggetto porta i tributi minori, suolo pubblico e pubblicità, e quelli maggiori ICI TARSU. La Cerin non concorda affatto la scelta dell’amministrazione IAIA in quanto, nella lettera, viene detto chiaro e tondo, “manca riscontro e fondamento” e tra l’altro non viene indicato alcun articolo di legge violato in quanto sono solo “mere considerazioni e supposizioni del tutto senza dimostrazione e senza sostegno di prove”.

E questo è solo l’inizio della requisitoria dell’agente riscossore. E con “adempimenti  entro e non oltre due (2) giorni dal ricevimento della presente, è carattere immotivamente perentorio delle richieste effettuate da codesto Ente”.

La lettera nella fase iniziale continua con un “al fine di meglio comprendere ed analizzare le circostanze che hanno condotto codesto Comune alla degenerazione del rapporto è opportuni ripercorrere brevemente gli accadimenti degli ultimi mesi al fine di comprenderne le cause”.

Prosegue.

“La Cerin ebbe più volte occasione, nel periodo estivo del 2015, di richiedere informazioni all’Ente in merito alle proprie intenzioni sul proseguo delle attività dopo la scadenza contrattuale del 31 dicembre 2015 e nel caso in cui questo fosse stato possibile ci sarebbe stato dalla parte di Cerin dilazionare l’importo di atti di accertamento o quelli di recupero coattivo  di non appesantire la situazione dei contribuenti savesi proprio in prossimità del periodo natalizio”.

Alla luce di questa nota mandata, il Comune non risponde. E qui l’agente riscossore comunica in data 24 settembre “l’inevitabile avvio delle procedure di recupero coattivo, stante l’approssimarsi della scadenza contrattuale fissata al 31.12.2015”.

E sul comportamento di “alcuni amministratori” Cerin dice: “Non è vero che abbiamo avviato le procedure di riscossione coattiva con una decisione unilaterale, preventivamente non concordata e/o comunicata all’amministrazione comunale”.

“Il conseguente invio degli atti di precetto e/o pignoramento da parte di Cerin, finalizzato al recupero dei tributi evasi, ha generato quindi una reazione incomprensibilmente smodata da parte dell’amministrazione comunale e addirittura il primo cittadino, sui social network, ha preso le distanze dall’operato di Cerin”.

“Stupisce e non si comprende, come quella stessa solerzia e collaborazione impiegata dallo stesso primo cittadino in altre occasioni (tipo contributo per manifestazioni Calici di stelle) non è stata in questa circostanza impiegata per affrontare e risolvere, magari richiedendo con urgenza un incontro presso la sede comunale, questa vicenda dagli effetti più gravi. Ci si domanda a tal proposito se l’eventuale invio ‘concordato’, così come richiesto, delle procedure coattive avesse generato la medesima reazione. O se fossero stati impiegati avvocati locali per le procedure di recupero? O se fosse stata fatta una selezione dei destinatari?”

“L’Ente con le ultime note si affanna, erigendosi a paladino di una giustizia solo presupposta, a screditare l’operato della Cerin, senza tuttavia minimamente dimostrare la presunta irritualità della procedura utilizzata dalla scrivente per il recupero coattivo adottata dalla Cerin, va confermata la sua piena legittimità e regolarità, come peraltro ampiamente ed ineccepibilmente argomentato dal Tribunale di Trani-Giudice del Riesame. Il fatto poi che detta procedura non sia quella ‘adottata dalla maggior parte dei concessionari della riscossione’  è del tutto indimostrato, oltreché espressione di un parere non sorretto da alcuna prova circostanziata”.

E qui, nel seguito, Cerin fa riferito ad un Comune piemontese.

“Per mera conoscenza, si allega l’articolo di stampa locale del Comune di Ciriè (To), Comune di pari classe rispetto a quello di Sava, in cui, a seguito delle medesime procedure utilizzate per il recupero coattivo, il sindaco, elogiando l’operato della Cerin, dichiara testualmente: ‘Obbligheremo queste persone a pagare, è inaccettabile il loro comportamento’.

Ed ecco la frecciata.

“Altro paese … altro sindaco!”

“Ancora una volta si tenta spudoratamente di voler attribuire alla Cerin eventuali danni derivanti dalla sospensione dell’attività di recupero del dovuto, sottacendo quell’atteggiamento schizofrenico di chi, non curante degli effetti deleteri di messaggi fuorvianti, contrappone il raggiungimento del consenso popolare alle esigenze di cassa”.

“Aggiungasi, ancora, che la possibilità di consultare il programma gestionale utilizzato nonché la visualizzazione on-line garantita e mai negata sin dall’avvio delle attività di Cerin, al contrario di quanto asserito nella nota che si riscontra, consente la puntuale visione ed estrazione di tutti i dati acquisiti e contabilizzati relativi alle somme versate dai contribuenti distinti per le forme di pagamento”.

“Infine, si conferma che nell’ultimo periodo-fatti salvi tutti i danni patiti e patendi da Cerin e le responsabilità degli atti prescritta seguito del mancato invio degli atti di riscossione, per cui si procederà giudizialmente nelle opportune sedi giudiziarie. La Cerin ha elaborato atti per una pretesa tributaria in favore di codesto Ente di oltre 4 milioni di euro e che, di fatto, l’atteggiamento demagogico ed ostruzionistico di codesto Comune ha inibito la concreta possibilità di recupero di detta somma, con tutte le conseguenti responsabilità solo a sé ascrivibili”.

Questo, grosso modo, è il contenuto della lettera inviato da Cerin il 4 dicembre e messa in “luce” dal Comune di Sava solo nella prima decade di febbraio. O meglio, dopo 2 mesi dal ricevimento. Fatto gravissimo questo. Ora la querelle non è se il Comune di Sava o la Cerin hanno ragione. Certo gli arresti di questi ultimissimi giorni, con il sequestro dei beni degli amministratori dell’agente riscossore, possono dare l’idea che ci fosse una strategia “aziendale”. Ma Sava, in questi fatti odierni di cronaca, non centra affatto. Per nulla.

E se il sindaco pro tempore savese crede di poter cavalcare la tigre alla notizia dei fatti baresi sbaglia di grosso e con quel suo “avevamo visto giusto”, sbaglia per l’ennesima volta. E altra inverosimile sua dichiarazione “chi sta con il Comune e chi sta con Cerin” non ha nessun nesso logico. Cerin potrà avere mille colpe, al momento, nei Comuni del barese. E questo può essere dettato dalle indagini della Gdf che sono partite dal 2012 al 2013 e ai giorni nostri sono stati eseguiti arresti e sequestro dei beni. Ma si parla del barese e non del tarantino.

E quel suo “avevamo visto giusto”, non sta ne in cielo e ne in terra. Forse ha ragione Cerin quando nella lettera dice testuali parole: “Quell’atteggiamento schizofrenico di chi, non curante degli effetti deleteri di messaggi fuorvianti, contrappone il raggiungimento del consenso popolare alle esigenze di cassa”. E quella menzione “la Cerin ha elaborato atti per una pretesa tributaria in favore di codesto Ente di oltre 4 milioni di euro” è tutta un programma.

Aveva senz’altro ragione il procuratore di Bari, che aveva condotto le indagini su Cerin, il quale auspicava che “i ruoli dei Comuni, fossero di maggiore vigilanza più tosto che aumentare le aliquote”.  

L’affaire Cerin, oltre alla chiarezza che verrà fornita dalle indagini, ci dirà anche se ci sono state precise responsabilità di chi ha gestito, dalla nostra Casa comunale, il rapporto con l’agente riscossore barese.

E i tempi che verranno peseranno come un spada di Damocle nella vita della nostra Sava. Già. La nostra!

A cè mani è scjì cappata!

Giovanni Caforio

 

viv@voce

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