TORRICELLA. L’avv. Ilaria Pinnella: “Il caso D’Ippolito? Non demorderemo, finché non otterremo il risultato sperato”
L’amaro caso del paraplegico torricellese, Cosimo D’ippolito, irrisolto da ben cinque anni, nonostante i molteplici interventi processuali in Tribunale
Avvilimento e costernazione rappresentano due stati d’animo che si equiparano nel momento in cui, la Vera Informazione, diviene l’unico strumento indispensabile per la diffusione di notizie di tale rilevanza.
Cosimo D’ippolito, il paraplegico torricellese, un uomo che, nonostante la sua immane sofferenza, ritrae la speranza di coloro che non demordono e continuano a lottare affinché, le innumerevoli e vane promesse, possano divenire, simbolicamente, quel raggio di luce che irradia i volti dei sofferenti che attendono, con ammirevole pazienza e volontà, di poter ritornare a “vivere” la quotidianità riservata a ogni soggetto.
Una persona fisica, così descritta giuridicamente, dovrebbe avvalersi e vantare i suoi diritti; in primis, quello di poter condurre una vita normale e, successivamente, usufruire di quei termini legislativi che, secondo la Legge, dovrebbero adempiere a una coscienziosa moralità che determini, concretizzi e attui, in breve tempo, i giusti provvedimenti nei casi che, in particolar modo, palesano un comprovato stato di emergenza.
A tal proposito, l’avvocato Ilaria Pinnella, del servizio legale dell’associazione MOVIDABILIA, evidenzia il tristissimo caso del paraplegico torricellese, il quale, da ben cinque anni, risulta essere irrisolto, nonostante le innumerevoli azioni processuali presentate nell’aula del Tribunale.
La mancanza di un ascensore, nel plesso abitativo, il quale agevoli i normali spostamenti che, tutti noi, siamo soliti compiere nell’arco della giornata. Una circostanza riprovevole che, mediante le domande poste dal direttore di Viv@voce, Giovanni Caforio, all’avvocato Pinnella, andremo ad analizzare.
Quali sono le prospettive attese per il 2016, in merito alla problematica evidenziata?
“Il 2016 avrebbe determinato una soluzione momentanea al caso in questione, sinonimo di vana speranza. Difatti, il Comune di Torricella aveva, precedentemente, proposto di garantire all’uomo, un appartamento al quarto piano con ascensore annesso. Si era, dunque, fatto carico della locazione, degli oneri e di tutti gli accessori connessi.
Un <<gesto umano>> protrattosi per due mesi che prevede, ancora oggi, la reclusione del signor D’Ippolito nella sua dimora, il quale attende la reale concretizzazione di questo trasferimento che viene, persistentemente, rimandato. Inoltre, l’appartamento necessita di una rampa, poiché vi sono dei gradini che, per una persona deambula, costituiscono una barriera architettonica insormontabile”.
In Tribunale, davanti al giudice, il sindaco De Pascale: cosa ha promesso?
“Vista l’urgenza, ha immediatamente proposto l’appartamento summenzionato, presentandolo come una locazione accessibile, rivelatasi tale dopo il sopralluogo fatto assieme alla figlia del ricorrente. Il fulcro della questione non è la locazione, bensì le barriere architettoniche (40 gradini) che lo separano dal piano strada e, dunque, la possibilità di poter uscire fuori di casa come, tutti noi, normodotati”.
Sono molteplici i casi che vedono protagoniste persone che, difficilmente, riescono a vivere la quotidianità. Lei fa parte dell’associazione MOVIDABILIA: la risoluzione dei vari casi affrontati, si diversifica o è analoga?
“No, perché, ogni caso, ovviamente, deve essere decontestualizzato. Gli unici fattori in comune sono la sensibilità, l’umanità e il rispetto per la dignità umana, in particolare, nei confronti di queste persone che si diversificano da noi solo per una questione di mobilità, hanno questa limitazione che bisogna eliminare”.
È impossibile che, un caso che si protrae da quasi cinque anni, arrivi alla completa risoluzione?
“No, assolutamente, non è impossibile. Noi abbiamo preso a cuore questa situazione, perché assurda, ma non impossibile. Inoltre, abbia preso nota del fatto che vi sia stato lo stanziamento effettivo dei fondi, ovvero: i soldi che servono per abbattere le barriere architettoniche nell’immobile in cui vive. Ora è solo una questione di volontà.
Per noi, come associazione, le prime barriere da abbattere sono quelle culturali e mentali; una volta abbattute quelle, potremo abbattere quelle architettoniche”.
Generalmente, in casi come questo, i quali vengono messi alla ribalta, non solo locale, ma, anche, nazionale, può succedere che gli amministratori e i politici che sono dediti alla branca si attivino immediatamente. Questo si è verificato nel caso in oggetto?
“Inizialmente c’è stata un’attivazione immediata che, sottolineo, viene valutata come un gesto che è sinonimo di umanità. Dunque, abbiamo sperato che, questo spiraglio di luce, si potesse concretizzare in breve tempo, ma, le iniziali luci della ribalta, si sono, poi, spente quasi immediatamente, poiché si allungano i tempi senza alcuna valida attenuante”.
Un passaggio cinico: eppure questo “ritornerebbe”, a livello di immagine, agli amministratori o sbaglio?
“Certamente, perché l’opinione pubblica vedrebbe positivamente un gesto simile. Mentre, se codesta difficoltà si dovesse protrarre nel tempo, ciò costituirebbe un fattore negativo che andrebbe a discapito della loro immagine”.
“Il caso D’Ippolito”: lei come lo vede?
“Lo vedo attraverso una soluzione possibile, perché noi, MOVIDABILIA, ci stiamo muovendo tanto, sia a livello mediatico che umano. Ci stiamo battendo in Tribunale; non demordiamo e sono abbastanza fiduciosa e speranzosa, poiché penso che riusciremo a trovare una soluzione che non prevede il trasferimento del signor D’Ippolito, ma, un rimedio da attuare nella sua locazione”.
L’ascensore come obiettivo finale, un risultato da ottenere con pieno diritto.
Eleonora Boccuni