TARANTO. Legambiente: “Il 17 aprile al Referendum VOTIAMO SÌ e abroghiamo le trivelle”

TARANTO. Legambiente: “Il 17 aprile al Referendum VOTIAMO SÌ e abroghiamo le trivelle”

Si vota domenica 17 aprile 2016 e solo la domenica: ci aspetta una campagna referendaria lampo e difficile

Raggiungere il risultato di portare a votare il 50%+1 degli elettori (circa 25 milioni) non sarà infatti un’impresa facile.

L’appello al Governo e al Presidente della Repubblica, arrivato da più parti, di accorpare la data del referendum alle elezioni amministrative è rimasto inascoltato, nonostante ci fossero serie motivazioni a sostegno (spreco di denaro pubblico, i due quesiti allora ancora pendenti presso la Corte Costituzionale, tempo utile per informare i cittadini).

Far esprimere gli italiani sulle scelte energetiche strategiche che deve compiere il nostro Paese, in ogni settore economico e sociale, è la vera posta in gioco di questo referendum. Il vero quesito cui chiamare i cittadini a rispondere è: “vuoi che l’Italia investa sull’efficienza energetica, sul 100% fonti rinnovabili, sulla ricerca e l’innovazione?“.

Il quesito referendario

Il quesito riguarda l’abrogazione della previsione che “le attività di coltivazione di idrocarburi relative a provvedimenti concessori già rilasciati in zone di mare entro dodici miglia marine hanno durata pari alla vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale” come previsto dall’emendamento proposto dal Governo alla legge di stabilità che va a modificare quanto disposto dall’articolo 35 del “decreto sviluppo” del giugno 2012.

In sostanza con il referendum del 17 aprile si chiede agli elettori di fermare definitivamente le trivellazioni in mare. Nello specifico si chiede di cancellare la norma che consente alle società petrolifere di cercare ed estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia marine dalle coste italiane senza limiti di tempo.

Nonostante, infatti, le società petrolifere non possano più richiedere per il futuro nuove concessioni per estrarre in mare, le ricerche e le attività petrolifere già in corso non hanno nessuna scadenza. 

Se si vuole mettere definitivamente al riparo i nostri mari dalle attività petrolifere occorre votare “sì” al referendum.

In questo modo, le attività petrolifere andranno progressivamente a cessare, secondo la scadenza “naturale” fissata al momento del rilascio delle concessioni.

Inizialmente i quesiti erano 6. Cinque riguardanti l’articolo 38 dello sblocca Italia (quello che dichiarava le trivellazioni attività strategiche e toglieva alle Regioni le procedure di VIA per le attività a terra) e uno (l’unico su cui andremo a votare) sul vincolo delle 12 miglia.

Con la legge di stabilità il Governo ha approvato una importante modifica normativa che di fatto ha fatto marcia indietro sull’articolo 38 dello sblocca Italia e quindi la Corte di Cassazione prima e Costituzionale dopo ha ammesso un solo quesito dei sei di partenza.

Oggi però rimane ancora in sospeso il giudizio su due dei quesiti non ammessi, su cui le Regioni hanno sollevato il conflitto di attribuzione (perché il governo invece di modificare la norma secondo la richiesta dei quesiti ha stralciato la parte della norma su cui tali quesiti intervenivano).

Siamo in attesa del giudizio di ammissibilità di tale ricorso (intorno al 8-10 marzo) e dell’eventuale riammissione (intorno al 10 aprile). Anche per questo chiedevamo di aspettare a fissare la data del voto. Il paradosso è che potremmo essere chiamati più volte a votare su referendum sullo stesso tema.

I temi al centro del referendum

VOTA SÌ PER FERMARE LE TRIVELLE : già oggi stiamo ottenendo risultati molto importanti, come il rigetto di tutte le istanze e le richieste entro le 12 miglia, tra queste la rinuncia di Ombrina, la storica battaglia anche nostra di fronte la costa abruzzese, e la riperimetrazione di molte richieste anche fuori le 12 miglia e alcune compagne stanno rinunciando a titoli già in loro possesso (è successo con la Petroceltic nel mar Adriatico, a ridosso delle Tremiti, e con la Shell nel mar Ionio).

Il referendum ci permette di fare un ulteriore passo in avanti per mettere la parola fine all’estrazione di petrolio nel nostro mare.

VOTA SÌ PER USCIRE DAL PETROLIO, PER IL CLIMA E PER LE RINNOVABILI:  Lo abbiamo detto più volte, la Strategia energetica italiana è assolutamente carente e punta sui cavalli sbagliati (fonti fossili e estrazioni petrolifere).

Soprattutto oggi, dopo l’accordo di Parigi e gli impegni presi dall’Italia nell’ambito della COP21 di dicembre 2015, serve ripensare le politiche energetiche nel nostro Paese.

Il petrolio è una vecchia energia fossile causa di inquinamento, dipendenza economica, conflitti, protagonismo delle grandi lobby.

Dobbiamo continuare a difendere le grandi lobby petrolifere e del fossile a discapito dei cittadini, che vorrebbero meno inquinamento, e delle migliaia di imprese che stanno investendo sulla sostenibilità ambientale e sociale? 

Noi vogliamo  che il nostro Paese prenda con decisione la strada che ci porterà fuori dalle vecchie fonti fossili, innovi il nostro sistema produttivo, combatta con coerenza l’inquinamento e i cambiamenti climatici.

 

viv@voce

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