Manduria. UNA RIFLESSIONE DI CECILIA DE BARTHOLOMAEIS

Manduria.  UNA RIFLESSIONE DI CECILIA DE BARTHOLOMAEIS

“Vi sono almeno tre forme di ambientalismo …”

“C’è quello degli ambientalisti “con partita IVA”: appartenenti ad associazioni, gruppi di pressione, vere e proprie lobby, che dalla frequentazione con le stanze del potere hanno ricavato chiavi e salvacondotti per accessi privilegiati a forme mirate di finanziamento, alla gestione di beni pubblici, all’utilizzo “assistito” degli incentivi concessi dalla legge in materia ambientale.

Per costoro l’ambiente è solo una bandiera di comodo che copre i loro affari. Le loro prese di posizione sono nette ed aggressive solo quando non turbano i rapporti con il potere, sulle cui malefatte sono sempre pronti a chiudere gli occhi, addirittura offrendo , come contropartita ai privilegi di cui godono, un avallo “green” a provvedimenti che in realtà tutelano ben altri interessi che non la salute della gente e l’integrità dei territori (vedi decreti salva Ilva, vedi legge sugli eco-reati).

Vi è poi l’ambientalismo, ben diverso dal precedente e del tutto rispettabile, che potremmo definire ingenuo, romantico, indolore; di coloro, per intenderci, che ritengono che basti piantare alberi, coltivare bio, non usare la plastica, fare la raccolta differenziata, per salvare il pianeta.

A costoro gli aspetti “politici” del problema sono del tutto ignoti o indifferenti. Il loro rapporto con l’ambiente è individuale: credono infatti che è modificando i comportamenti di tutti, per mezzo del convincimento e dei buoni esempi (che essi stessi si impegnano ad offrire), che si giungerà, prima o poi, a porre in essere una riconciliazione globale tra l’uomo e la natura.

Sono pertanto alieni da ogni impegno politico, anzi spesso dichiarano una totale avversione per i partiti, considerati in blocco come sporchi e corrotti, finendo, proprio perché disinformati, col dare appoggio proprio a quelle formazioni che più sono responsabili di disastri ambientali o, comunque, favorirle con il proprio astensionismo.

Incuranti dei feroci interessi economici che governano il mondo e che condizionano totalmente gli stessi governi, a queste persone, che, lo ripeto, sono animate da sincero amore per la natura e altrettanto sincera preoccupazione per le emergenze ambientali, sfugge forse la drammaticità della situazione in cui versa il Pianeta, che richiede ormai misure urgentissime, che nessuna forma di volontariato o associazionismo potrà mettere in campo, che nessuna forma di “moral suasion” potrà garantire.

Infine, vi è l’ambientalismo scomodo degli ecologisti e dei Verdi (italiani ed europei), di coloro cioè che vedono con molta chiarezza quanto poco incidano i comportamenti virtuosi, se pur necessari e giusti, su una struttura economica globalizzata, che si regge e perpetua sullo sfruttamento violento dei territori e degli uomini.

Costoro avvertono tutta l’urgenza del problema e ne conoscono i contorni di dimensioni planetarie; sanno che solo una decisa sterzata al sistema economico, che ponga fine ad un modello di sviluppo basato sul circolo vizioso produzione-consumo, può arrestare la corsa all’annientamento della vita sulla Terra.

Una sterzata che solo un forte decisore politico, liberatosi dai condizionamenti dei potentati economici e rientrato in possesso del proprio primato, potrà operare. Sanno quindi che l’attivismo ambientalista deve necessariamente assumere una dimensione politica e che perciò occorre che ciascuno metta in discussione le proprie attitudini e abitudini mentali, si liberi da condizionamenti culturali e pregiudizi, ed esca, per così dire, “allo scoperto”, accettando la militanza politica come parte imprescindibile del proprio essere ambientalista.

Ciò implica anche l’abbandono di posizioni di comodo, di appartenenze e/o adesioni a vecchie “famiglie politiche”, sia pure rispettabili e cariche di storia, in direzione di una svolta radicale: un ecologismo senza compromessi e senza alternative. Tutti gli obiettivi tradizionali dell’agire politico vanno ricompresi e ridisegnati all’interno di quello prioritario: la salvezza della biosfera.

Non vale la pena di parlare dell’ambientalismo “da comizio”, quello che viene sfoderato sul palco dai candidati di tutti gli schieramenti in occasione delle elezioni e poi regolarmente abbandonato ai piedi della scaletta”.

viv@voce

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