TARANTO. Legalità tra storia e letteratura, il prof. Cesare Paradiso presenta il libro “Lo studio dell’avvocato”
Incontro formativo che si terrà sabato 30 aprile al “Pitagora”
Il teatro Emanuele Basile dell’ITES Polo Commerciale Pitagora si trasformerà, per il 30 aprile, in un laboratorio di cittadinanza attiva, grazie alla combinazione trasversale di due discipline che già si incontrano spesso e armonicamente nelle lezioni d’aula, la storia e la letteratura.
Questa volta, però, l’apporto delle due discipline trascenderà la sequenzialità lineare del percorso curricolare in aula, per proporre due argomenti diversi in contenuto e genere, ma riconducibili, attraverso una lettura connotativa, ad un’unica tematica, quella della legalità, intesa non come mero rispetto di norme imposte dall’alto, ma come “esigenza fondamentale della vita sociale per promuovere il pieno sviluppo della persona umana e la costruzione del bene comune”, come si legge in un documento della CEI del 1991.
Si tratta, nello specifico, di proporre una lettura interpretativa, per l’antologia storica, di alcuni testi diaristici – epistolari della corrispondenza di trincea e, per l’antologia letteraria, di alcune pagine di un libro edito quest’anno dell’autore Cesare Paradiso, Lo studio dell’avvocato. Qui in particolare, l’autore, avvocato impegnato nel diritto civile e di famiglia, nonché docente dell’istituto “Pitagora”, racconta, non senza rimandi autobiografici a proprie esperienze, la storia di quattro avvocati.
Corrispondenti a quattro caratteri diversi, non sono sempre infallibili dal punto di vista professionale ma sono tutti protesi, nel loro lavoro, alla ricerca della centralità della persona in quel groviglio di leggi simili a “ragnatele che le mosche grosse sfondano mentre le piccole ci restano impigliate”, per usare una citazione di Honoré de Balzac riportata sul frontespizio del libro.
Conosciamo da vicino questi personaggi.
C’è Carmine Antonini, reduce da un doppio tradimento, visto che la sua ex moglie, pure avvocato, divideva il suo stesso studio. L’avvocato Antonini, sempre circondato da affascinanti clienti, ricercherà l’equilibrio sentimentale proprio con una di queste. La sua è una vita come tante, fra alti e bassi, ma con una nota positiva di responsabilità, soprattutto quando si fa tanti scrupoli al momento di presentare il suo onorario, pur legittimamente guadagnato.
Poi c’è Guido Pallavicini, la cui tranquillità è insidiata, in ambito privato, dalla presenza un po’ invadente di due donne, la prima e la seconda moglie, che piombano all’improvviso nel suo studio, sfoderando entrambe un’aria da padrone di casa e, in ambito professionale, dalla rigida calendarizzazione che non si accorda con la sua eticità di avvocato sempre attento ad aggiornare gli elementi processuali. La stessa eticità Guido la dimostra come figlio, dedicando un giorno alla settimana alle cure di sua madre disabile.
Il terzo personaggio proposto dall’autore Paradiso è un avvocato donna, Diana Severini, capace di ascoltare e di inquadrare i problemi, materna e collaborativa con il suo gruppo di lavoro, nonché a suo agio nel suo studio fino a curarne personalmente le piante. Il suo coinvolgimento emotivo nelle cause è tale da farle ritenere che, per alcune questioni, sia proprio la legge a non essere la risposta giusta.
L’ultimo e il più saggio, vuoi anche per l’età, è Carlo Della Ricca, così attento alla logica e alla forma degli atti da essere sempre pronto a consultare il Codice e da preferire di tanto in tanto il diritto penale a quello civile, senza la presunzione di vincere necessariamente tutte le cause. Carlo non è solo un buon avvocato ma anche un buon marito e, quando deve ascoltare la sua musica su vinile, si isola nel suo angolo predisposto di casa per ritrovare se stesso.
Le storie dei quattro avvocati sono narrate ora con ironia ora con spirito di “compassione”, ma sempre con una scrittura esperta e coinvolgente non per gli effetti suspense ma per gli spunti riflessivi trasmessi al lettore fin dalla prima pagina.
Allo stesso modo, la lettura di passi di lettere o diari di trincea, nel corso dell’incontro, metterà in risalto il bisogno comune di soldati e ufficiali di subordinare le proprie difficoltà fisiche e di censura a valori più alti, da quelli affettivi e familiari, rassicurando sul proprio essere vivi, a quelli di rigore storico, raccontando fatti che avrebbero fornito importanti materiali di studio agli storici.
Dalla scrittura di trincea, come pure dalle storie degli avvocati raccontate di Cesare Paradiso, si evince un impegno quotidiano di “soggetti sociali”, ossia di coscienze critiche, responsabili, capaci di distinguere, di scegliere e di essere coerenti con le scelte. Tutto questo è perché nei rapporti relazionali, anche per condizionamento della realtà contestuale, c’è attenzione alla reciprocità dell’ascolto e del confronto critico e riflessivo.
Questo è pure il tema chiave dell’incontro formativo del 30 aprile 2016, un incontro che punterà sul bisogno formativo della responsabilità di comunicare, di relazionarsi, impegnando la propria libertà per un fine più alto dell’io.