Sava. “ DON ANTONIO, GRAZIE DI TUTTO. OVUNQUE TU SIA, ADESSO. E… ARRIVEDERCI, ALLA PROSSIMA VITA! “
Il saluto di Claudio Rimoli al bracciante delle anime savesi
“Carissimi amici di facebook & lettori di Viv@voce, questo che vado a scrivere vuole essere un sentito e doveroso omaggio ad una bravissima persona, che ci ha lasciato da pochi giorni e che ho avuto l’onore ed il privilegio di poter conoscere.
Chi mi conosce abbastanza bene, potrebbe in qualche modo rimanere stupito dal fatto che il sottoscritto abbia scelto di dedicare un articolo alla figura di un prete, avendo io da sempre uno spirito fortemente critico nei confronti della Chiesa e non mi vergogno a dirlo. Ma il Nostro don Antonio non era e non è stato un prete qualsiasi, non era un prete come tutti gli altri.
Lui aveva quel classico qualcosa in più che lo ha reso in un certo senso unico, nonostante a volte potesse anche apparire un pò austero. Ma in realtà era soltanto un uomo di grande carattere, come quel tipo di persone che piacciono tanto a me. Quando c’era lui andare in chiesa era un piacere e non un peso, perchè sapeva accoglierti.
Erano altri tempi, bei tempi. Che abbiamo anche condiviso insieme. Tempi in cui l’essere prete era una passione, una missione. Era un dare ed un avere. Oggi non è più così. Sembra ci sia soltanto un avere da parte loro, senza un dover dare nulla in termini di sostegno morale e umano ai cosiddetti “fedeli”.
Con la scomparsa di Don Antonio è finita un’epoca, purtroppo. Conserverò di lui, ricordi piacevoli. Perchè in momenti di difficoltà ha sempre voluto e saputo darci una mano. Ho compiuto il mio percorso in Chiesa con lui e ne sono uscito fuori dopo la Cresima, sempre con lui. Quindi c’è stato un filo che ci ha tenuto legati nella mia adolescenza.
Caro don Antonio, ti ringrazio per gli insegnamenti che hai saputo darmi attraverso le tue parole, sei stato il prete più buono che io abbia mai conosciuto in Vita mia e lo resterai per sempre.
E per me, la nostra parrocchia sarà sempre anche la tua. Quella che hai rappresentato tu, si che era degna di essere chiamata Chiesa ed è proprio in virtù di questo che mi sento di raccogliere appieno l’idea avuta dal direttore Giovanni Caforio ed auspico vivamente che coloro che “amministrano” il paese dedichino un luogo in sua memoria, sarebbe un grandissimo riconoscimento alla sua enorme opera.
In questo modo farebbero qualcosa di buono anche loro, ogni tanto”.