Decimo decreto Ilva. “E’ il momento di essere coraggiosi”
Nota stampa dei Verdi della Provincia di Taranto
“Il decimo decreto conferma quanto già si sapeva: il Governo è nell’impossibilità di vendere gli impianti del Gruppo Ilva e che non ha il coraggio di cambiare strategia nei riguardi della vicenda tarantina.
Di conseguenza non viene tutelato il diritto alla salute dei tarantini.
Infatti il Governo oltre a prorogare la scadenza per la presentazione delle offerte vincolanti per l’acquisto del Gruppo Ilva di una settimana come era atteso, ha deciso di concedere ai privati la possibilità di modificare il piano ambientale, cioè l’autorizzazione a produrre.
La legge prevede che sia il Ministero dell’Ambiente a predisporla non certo il gestore che, al limite, può decidere di impugnarla, ma non ne è certo l’estensore.
Il decimo decreto istituisce un comitato di esperti che avrà il compito di valutare i piani ambientali presentati dai privati entro quattro mesi.
Il decimo decreto ha dunque privatizzato una funzione tipica del ministero e come se non bastasse, ha allungato i tempi per la messa a norma.
E’ anche evidente che l’approvazione del piano è condizione sine qua non per l’offerta, quindi i privati potranno proporre l’eliminazione delle prescrizioni più onerose come quella della copertura dei depositi di minerale, e il comitato di esperti potrebbe valutarla conveniente se l’offerta economica fosse elevata.
Inoltre non è affatto chiaro come il Governo possa vendere delle realtà private, senza violare la Costituzione che ieri abbiamo onorato. Infine nel precedente decreto erano stati stanziati ben trecento milioni per permettere la produzione fino al 30 giugno e ora ne serviranno altri per coprire i prossimi quattro mesi.
Quello che non si capisce è quale sia l’interesse pubblico tutelato da queste scelte.
Se finora i decreti in materia Ilva hanno messo in secondo piano il diritto fondamentale alla salute e la tutela dell’ambiente rispetto alla continuità aziendale nel nome della garanzia dei posti di lavoro, ora non c’è neanche questo alibi.
E’ stata chiesta la mobilità volontaria da parte dei sindacati e dei commissari a testimonianza che ci sono esuberi non reintegrabili.
Il nostro timore è che i privati licenzino i restanti operai, al di là delle promesse come è successo con Arcelor Mittal in Francia. Ciò trova conferma nelle dure critiche dei sindacati.
A questo punto, chiediamo al Governo nazionale e regionale di trovare il coraggio di confrontarsi con le proposte dal basso a cominciare dal piano per Taranto elaborato dal nostro esponente nazionale Angelo Bonelli, per gestire la fase di transizione verso l’uscita dall’era dell’acciaio sporco”.