SAVA. Parco Cinieri. Il sindaco pro tempore savese: “Non è un opera che appartiene a questa amministrazione. Ma appartiene a tutti i cittadini”
IAIA glissa sulla paternità dell’opera
Ed è arrivata l’ora della consegna alla nostra comunità dell’ampia area ricreativa nel cuore del paese. Il tanto atteso Parco Cinieri. Sulla carta la consegna era nel novembre 2014 ma registriamo “solo” due anni di ritardo. Don Teodoro Tripaldi apre l’incontro con i savesi.
Ed ecco il sindaco pro tempore savese IAIA dal microfono. Si presenta ben dimesso. Con la classica fascia tricolore da 300 euro. Leggermente abbronzato. Segno questo è che, nel passaggio del nostro Palazzo municipale dal Medio Evo al Paleolitico inferiore, il primo cittadino ha trovato il tempo di andare al mare. E il nuovo colore della pelle gli si addice. Forse avrà perso pure qualche chilo. Ma l’aspetto è gradevole. Segno è che le “fatiche” sopportate e supportate in questi 5 anni di suo monopolio del nostro Comune sono state egregiamente smaltite. Buon per lui.
Al suo fianco un eccitato Pasquale Calasso, assessore ai Lavori pubblici, a cui brillano gli occhi quando viene nominato. Eh già, il gregario Calasso non è esente da colpe sui ritardi della consegna dei lavori.
Ma è un giorno di festa e viviamolo così. E’ meglio. Poi, al fianco di IAIA c’è Dino Zurlo, delegato amministrativo alla Polizia municipale, che pare mummificato. Dal lato opposto c’è un riflessivo Gaetano Leo, delegato amministrativo alla Cultura.
Ma è Saracino assessore ai Servizi sociali, di nome fa Giuseppe, che è un piacere guardarlo. Sposo novello, di ritorno dal viaggio di nozze e presenzialista nell’occasione. E vederlo con la mano sul cuore, mentre l’inno di Mameli esce dagli altoparlanti, somiglia molto a quei calciatori del campionato europeo di calcio in corso prima che l’arbitro apra le ostilità. Ma andiamo alla cronaca.
Tante persone hanno presenziato all’apertura dei cancelli del Parco. Tantissimi hanno apprezzato questa bella opera lasciata in eredità dall’amministrazione Maggi, somigliante quest’ultima come a quel contadino che pianta l’albero, lo cura e aspetta pazientemente di raccogliere i frutti. Poi succede che il contadino si ammala e i frutti li raccoglie l’improvvisato di turno. Ma la cosa più importante è che il nostro paese ha un altro luogo di ritrovo.
Un immenso spazio, nel cuore del paese, alla portata di tutti. Sta a noi tutti saperlo custodire e tenerlo caro caro. Se poi manca la video sorveglianza che fa? Se poi mancano i gabinetti pubblici che fa?
Per questi ultimi c’è un ampio muro di confine che si può prestare per l’occasione a noi maschietti. E per le femminucce? Diamo il tempo alle siepi di crescere …
Giovanni Caforio