L’epatite A trasmessa dalle fragole congelate in Virginia
Il virus è stato rintracciato nel frullato della catena di ristoranti del Tropical Smoothie Cafe
I casi di epatite A segnalati in Virginia dipendono, con grande probabilità, da una partita di fragole congelate d’importazione dall’Egitto. I sospetti si sono concentrati sul frullato guarnito con fragole congelate consumato nel corso del 5, 6, 7 e 8 agosto.
In seguito è stato effettuato il campionamento di una confezione ancora integra, sui quali è stata riscontrata la presenza del virus dell’epatite A. È stato, dunque, attivato uno speciale sistema di allerta rapido sugli alimenti da parte delle autorità sanitarie statali di allarme per la salute pubblica. La notizia emerge da una circolare che i funzionari della Virginia hanno inviato al dipartimento statale per l’Agricoltura, la Food and Drug Administration e il Centers for Disease Control and Prevention.
Gli episodi di malattia sono stati messi in relazione al consumo di fragole congelate d’importazione dall’Egitto anche se non si conoscono il numero delle persone colpite o se sono tutte residenti in Virginia. La catena di ristoranti ha già ritirato le fragole implicate da tutti i suoi ristoranti. I funzionari della sanità della Virginia nella loro allerta consigliano che chiunque ha consumato un frullato con fragole in un ristorante negli ultimi 50 giorni dovrebbe controllarsi in caso di sintomi dell’epatite A.
L’epatite A è una malattia del fegato causata dal virus HAV (Hepatitis A Virus). La trasmissione dell’infezione avviene per via orofecale. In genere il contagio avviene per contatto diretto da persona a persona, mentre solo raramente sono stati osservati casi di contagio per trasfusioni di sangue o prodotti derivati. Causa comune di infezione è il consumo di acqua o cibi crudi o non cotti a sufficienza, soprattutto molluschi, contaminati con materiale fecale contenente il virus.
Abbastanza diffusa risulta la trasmissione del virus tramite rapporti sessuali di natura omosessuale con persone infette, nonché attraverso la condivisione di materiale usato per iniettarsi droghe. Il virus è presente nelle feci a partire da 7-10 giorni prima dell’esordio dei sintomi, fino a una settimana dopo, mentre è presente nel sangue solo per alcuni giorni dopo l’infezione. Il virus dell’epatite A causa disturbi improvvisi e di breve durata.
La gravità dei sintomi varia a seconda dell’età del paziente. I bambini possono non mostrare alcun sintomo, mentre negli adulti la malattia può manifestarsi con sintomi simil-influenzali lievi, generalmente da 2 a 7 settimane dopo il contatto con il virus. Si tratta, generalmente, di stanchezza e spossatezza, febbre (fino a 38 °C), perdita di appetito, nausea, mal di testa, dolori muscolari, dolore all’addome (al di sotto delle costole, sul lato destro, in corrispondenza del fegato). Con il proseguire della malattia compaiono altri sintomi, quali una colorazione molto scura delle urine, una colorazione molto chiara delle feci, ittero e prurito.
Le complicanze gravi dell’epatite A sono estremamente rare, tanto che la maggior parte delle persone colpite va incontro a una remissione spontanea dei sintomi entro 1 o 2 mesi. In Italia, spiega Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, associazione da sempre impegnata sul fronte della salute e della prevenzione, resta il problema delle fragole congelate acquistate da aziende che potrebbero avere importato la materia prima contaminata dall’Egitto per venderla direttamente o usarla come ingrediente per altri dolci congelati.
Basandosi sui dati Istat: “In Italia sono aumentate dell’8% le importazioni di fragole congelate provenienti da Paesi extra Ue”. L’associazione sottolinea che il nuovo allarme conferma i limiti di sicurezza alimentare che caratterizzano spesso le produzioni provenienti da Paesi extracomunitari.
“E’ necessario adottare misure di trasparenza per consentire ai consumatori di effettuare scelte consapevoli come l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza degli alimenti. Secondo l’ultimo dato statistico, sono stati importati in Italia oltre 12,8 milioni di chili di frutti di bosco congelati provenienti da Paesi extracomunitari”.
Alla luce di tale allerta e ai dati dell’importazione dei frutti di bosco congelati si invita il Ministero della salute a fare una corretta valutazione del rischio, mantenendo una particolare attenzione sulla sorveglianza dell’Epatite virale A.