Ricordi del passato. IL GIOCO DELLA CAMPANA
Chi non ricorda le estati passate a giocare per strada, quando per divertirsi bastavano un gessetto ed un sasso?
Venivano disegnate con un gessetto davanti alle abitazioni dagli stessi bambini che si accingevano a giocare: le campane, formate, per lo più,da 10 caselle. Nove quadrate che si susseguivano in fila indiana (le prime tre di seguito, poi due affiancate in orizzontale, un’altra sopra, altre 2 in senso orizzontale, ancora un’altra sopra) ed una finale più grande, spesso però dalla forma tondeggiante.
Le campane erano il gioco preferito da fare nella bella stagione. Si tirava la pietra all’interno della prima casella e, se centrata, si poteva continuare il gioco, saltellando per tutto il percorso fino a tornare indietro e ripetere l’operazione di volta in volta per le altre caselle.
Se non si centrava con la pietra una casella o mentre si saltellava se ne calpestava col piede il perimetro, il gioco passava ad un altro bambino. Man mano che le caselle venivano “conquistate” si contrassegnavano con l’iniziale del piccolo giocatore. Vinceva chi per primo riusciva a marcare tutte le caselle completando impeccabilmente il percorso.
Si ascoltavano le voci divertite dei bambini che gridavano parole che oggi ricorderebbero alcune usate in ambito religioso.
Bastava poco in passato per divertirsi: un semplice elastico, delle biglie, un gessetto, dei cerchietti di legno per il ricamo.
Le strade erano certamente più sicure, e la fredda tecnologia non era ancora così diffusa.
Gabriella Miglietta