TARANTO. Verdi: “Chi dovrebbe tutelare il territorio se non il ministero dell’ambiente?”
“Nei giorni scorsi ci siamo rivolti alle istituzioni regionali, oggi riteniamo doveroso richiamare l’attenzione del ministro dell’Ambiente Galletti, il quale ha assistito alle ultime notizie sull’Ilva di Taranto senza proferire parola e senza chiedere alcun provvedimento ai Commissari, che sono tutelati dall’immunità penale e amministrativa, ma che rimangono i gestori degli impianti.
Chi dovrebbe tutelare il territorio se non il ministero dell’ambiente? L’aggiornamento dello studio “Forastiere” sullo stato di mortalità a Taranto, che conferma gli eccessi di mortalità legati all’aumento di particolato di origine industriale, ha subito l’indifferenza della politica nazionale.
Non una parola da parte del ministro sui dati relativi all’inquinamento del suolo e della falda sotto i parchi minerali. Nessuno scandalo per gli operai morti nell’Ilva.
Le relazioni trimestrali dell’Ispra registrano la mancata attuazione delle prescrizioni Aia su aspetti determinanti per tutelare l’ambiente e la salute: dalla copertura dei parchi minerali alla gestione dei rifiuti, eppure non ci sono state azioni concrete a carico dei Commissari da parte del Ministero, nonostante il rispetto dell’AIA sia stato richiesto dalla Corte Costituzionale il 9 aprile 2013.
Inoltre il ministro forse dimentica gli obblighi di informazione in materia ambientale, in base alla Convenzione di Aarhus: il Ministero dell’Ambiente ha pubblicato a settembre, solo in seguito alle pressioni di Peacelink, il report Ispra sullo stato di attuazione dell’AIA relativa agli impianti dell’Ilva, riferito alla visita ispettiva di aprile di cui era già in possesso dal 15 luglio scorso. Ben quattro mesi dopo!
Di fronte al silenzio del Ministro Galletti, qualora non ottemperi alle sue funzioni, siamo pronti a portare il caso Taranto dinanzi al tribunale dei diritti dell’uomo.
La chiusura dell’Ilva di Taranto non è un’opzione rinviabile nelle condizioni attuali. Il principio di uguaglianza qui non è rispettato e sembra che l’unico interesse del Ministero e del Governo sia quello di vendere l’Ilva, senza assumersi la responsabilità di chiudere le fonti inquinanti e di avviare la messa in sicurezza d’emergenza e la bonifica dell’area industriale.
I Verdi di Taranto chiedono la chiusura dell’area a caldo subito, e che si avvi al più presto il Piano per Taranto proposto da Angelo Bonelli per una riconversione ecologica dell’economia, ponendo grande attenzione al reimpiego dei lavoratori nelle opere di bonifica e messa in sicurezza, oltre che promuovere le iniziative del territorio a supporto della piccola e media impresa per una ricostruzione del tessuto imprenditoriale”.
Simona Internò, co-portavoce Federazione dei Verdi Taranto