Regione Puglia. Dati reddito di dignità. “UNA VISION CONDIVISA PER LO SVILUPPO E PER CONTRASTARE LA POVERTÀ, L’ESCLUSIONE SOCIALE, I RITARDI DEL MEZZOGIORNO”
Nota stampa di Antonio Castellucci, segretario generale Cisl Taranto Brindisi
Abbiamo considerato poco corrispondente alla realtà, già alcune settimane addietro, certa enfasi che ha accompagnato i dati relativi al Reddito di dignità (Red), ovvero alle 25 mila domande presentate da ben 6 conterranei su 1000 alla Regione Puglia, contestualmente alla misura nazionale denominata Sostegno all’inclusione attiva (Sia).
Detta enfasi, pur condividendo l’ottimismo che ci deve sempre sorreggere, forse non teneva compiutamente conto delle misure credibilmente necessarie al contrasto della povertà diffusa, dell’esclusione sociale – come imporrebbe anche la lettura dei recenti dati Istat, Censis e Svimez. Insomma, quell’enfasi confligge con la contestuale insufficienza di strategie tempestive, condivise, strutturali per lo sviluppo e l’occupazione soprattutto giovanile, su cui questa parte di Mezzogiorno è in emergenza e delle quali ha vitale bisogno.
Da Taranto, territorio con il maggior numero di richieste di Red (4.256 domande – 7,2 ogni 1000 residenti), da Brindisi (2.379 domande – 5,9 ogni 1000 residenti) i numeri sono elevati e fanno il paio rispettivamente con il 20 per cento circa per Taranto e con il 18 per cento circa per Brindisi di disoccupazione ufficiale, non dimenticando che per la fascia giovanile detto tasso, drammaticamente, arriva a triplicarsi.
E’ chiaro che il Red, a fronte di una disponibilità finanziaria (100milioni) comunque insufficiente rispetto alla domanda potenziale, non risulta inutile e tuttavia sarebbe quanto meno ambizioso ricomprenderlo tra gli strumenti di stabile reinserimento sociale e lavorativo di coloro i quali ne beneficeranno, così da poter ottenere una reale e duratura opportunità; perciò non vorremmo che fosse ridotto ad una mera misura palliativo/assistenziale.
A proposito di reinserimento, la stessa Regione ha assicurato che sono stati definiti già tremila tirocini e che entro dicembre 2016 saranno avviati i primi beneficiari con la possibilità di sottoscrivere con i Comuni progetti di inclusione sociale con l’abbinamento a un progetto di tirocinio o di sussidiarietà e la partenza del beneficio economico.
Dicembre è prossimo. Frattanto, nella contrattazione sociale con i dirigenti degli Ambiti territoriali come Cisl stiamo chiedendo che oltre ai dati ufficiali sulle domande pervenute ci siano fornite notizie concrete sulle manifestazioni di interesse delle Aziende che ospiteranno tirocini; di fatto stiamo ottenendo risposte sostanzialmente evasive sia su quelle offerte dalla pubblica amministrazione sia dal settore privato. Staremo a vedere.
E’ un fatto che anche a livello nazionale sia in fase di discussione il Ddl delega sul Reddito d’inclusione e, di contro, la Legge di Stabilità che aumenta il fondo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale ne prevede l’impiego solo a partire dal 2018 e non, come pure era stato annunciato dal Governo, dal prossimo anno. La Cisl, a tutti i livelli, continua ad essere fortemente impegnata a far anticipare al 2017 tali misure e, soprattutto, ad incentivare tirocini lavorativi in grado di offrire concrete possibilità di inclusione sociale. Inoltre, l’Alleanza contro la povertà in Italia, cartello di soggetti della società civile, del sindacato, del volontariato ha come obiettivo l’introduzione del Reddito di inclusione sociale (Reis) ed il varo di un Piano nazionale contro la povertà assoluta a favore di quei sei milioni di Italiani che si ritrovano in tale condizione.
Le ultime rilevazioni dell’Istat (2015) indicano come nel nostro Paese vivano in uno stato di povertà assoluta 1 milione e 582 mila famiglie (equivalenti a 4 milioni e 598 mila persone) e proprio nel Mezzogiorno, dove vive il 34,4 per cento dei residenti, si concentra il 45,3 per cento dei poveri italiani.
La Puglia presenta una soglia di povertà assoluta del 19 per cento circa (Istat), è la prima tra le Regioni del Sud per numero di poveri e di nuovi poveri che non hanno risorse sufficienti per acquistare il cibo necessario (Censis) e l’economia cresce col freno (Svimez).
Un quadro, come appare evidente, di assoluto contrasto con il potenzialmente ricco contesto socio-economico pugliese – per quel che ci riguarda, ionico e brindisino – e con i profili produttivi, industriali, geografici, logistici, artigianali, commerciali, turistici, agricoli e agroalimentari, ecc. di cui esso è accreditato.
Tale contesto, infatti, risulta ancora schiacciato dall’assenza di una vision unificante e condivisa, di cui capofila non riescono ancora ad essere in primis le Istituzioni territoriali, la Regione Puglia, le rappresentanze parlamentari, la politica.
La Cisl continua a proporre un Patto sociale nazionale per lo sviluppo e l’occupazione e a questo livello territoriale la costituzione di un Tavolo interistituzionale anche per Brindisi (sul modello di Taranto) che, a tutto campo, metta a sistema le disponibilità finanziarie regionali, nazionali, comunitarie da corredare prima possibile con un parco-progettuale oggi inesistente, creando in questo modo le premesse credibili di rilancio dell’attrattività dei due territori ed offrendo realisticamente a tutti le stesse opportunità di riscatto ricercate altrove in Italia soprattutto dai nostri giovani se non, in tanti casi, addirittura fuori di essa.