SAVA. Un clima di fuoco: decreti penali, diffamazioni, peculato, combattimenti clandestini di cani, calunnie, istigazioni a delinquere e stalking
Dalla tranquillità di un piccolo paese di provincia, siamo passati alla ribalta della cronaca giudiziaria
Da quando si è insediata questa amministrazione nel nostro paese è iniziato il muro contro muro. Da una parte un sindaco che crede, e lo crede per davvero, di essere l’unto del Signore accompagnato da una sfilza di afecionados i quali lo difendono a spada tratta, spesso e volentieri, per grazia ricevuta. Dall’altra un giornale e un ambientalista sempre in prima linea su tutto ciò che avviene a Sava. Ogni giorno. Immancabilmente, registriamo tutto ciò che avviene nella nostra comunità.
Con questi giocatori in campo sono state create due squadre. Una avversa all’altra. E francamente non è certo per colpa di un modesto giornalista o di un eclettico ambientalista. Affatto. E da quattro anni le carte bollate hanno riempito la procura tarantina. Il lettore si chiederà: ma da dove è partito questo clima di fuoco? Spesso la verità, in genere, non è una sola, ma in questo caso in specie la verità è, terribilmente, una sola.
Odiare chi, in un modo o nell’altro, parla di un operato amministrativo che aveva illuso, e di seguito deluso, una intera comunità come quella savese. Non è il classico gioco delle parti. No. Non lo è per nulla. In quanto i comportamenti adottati dal primo cittadino savese e dai suoi afecionados sarebbero come minimo da bandire. A Sava siamo arrivati a un’atmosfera incandescente. Dove i ruoli vengono scambiati per attacchi alla persona e non alla libera informazione o alla obiettiva inchiesta giornalistica.
E in questo ring siamo stati tirati per i capelli. Involontariamente, credo. Di nostro ci abbiamo messo quello che in questi 14 anni di esistenza giornalistica abbiamo sempre fatto: raccontare quello che gli altri (giornali) non raccontano. E su questa linea affrontiamo la nostra quotidianità. Possiamo piacere o non piacere, ma questo non ci cambia la vita. Per nessuna ragione. Anzi, ci fa avere incredibilmente ragione! Ma andiamo alle carte bollate, alle infinite denunce depositate sui banchi della Procura tarantina e che, a una ad una, stanno arrivando alla conclusione delle indagini per alcune, alle emissione di decreti penali e di rinvi a giudizio per altre.
In questo muro eretto contro me e Carrieri molti si sono classificati, tramite facebook, come dei veri e propri paladini del sindaco pro tempore savese. E qui, sono liberissimi di farlo. Nessuno glielo vieta. E ci mancherebbe. Per carità. Ma quello che è incredibile in questo ring sono le denunce fatte dal sindaco pro tempore savese, che se fossero state confermate davanti al gip e davanti al gup, avrebbero potuto benissimo portare anche all’arresto. E sul banco degli accusati, amaramente, c’ero io. Untore savese, il quale porta a denigrare, secondo loro però, ogni primo cittadino che si insedia nel nostro Palazzo municipale. Per un giornalista, caso unico in Italia questo, essere accusati di “Istigazione a delinquere” e “stalking” non è affatto una bella cosa.
Accuse queste, ribaltate davanti al gip e al gup. E alla luce di queste assoluzioni c’è per il sindaco pro tempore IAIA la richiesta di rinvio a giudizio davanti al gup nel prossimo aprile per “calunnia”. Ma a Sava abbiamo sempre avuto amministratori che credevano di essere per davvero i padroni del paese quando il loro unico compito è amministrare e rendere una piccola cittadina il più vivibile possibile.
E andiamo agli afecionados del sindaco pro tempore IAIA. Lucia Iaia, sorella del primo cittadino e corrispondente savese del Nuovo Quotidiano di Puglia e apertamente in pieno conflitto di interesse. Gli articoli su Sava che riguardano l’amministrazione comunale, guarda caso, non sono mai firmati. Ma questo è un problema che avrebbe dovuto risolvere, se mai lo avesse voluto tra l’altro, la direzione tarantina del Nuovo Quotidiano di Puglia il quale deve registrare, dati alla mano, il crollo delle vendite a Sava. Certo, uno può dire che anzi chè guardare nella casa degli altri sarebbe meglio guardare in casa propria. Ma nel campo dell’informazione le cose non devono, o meglio non dovrebbero, funzionare così.
Dicevo di Lucia Iaia: prima che il fratello varcasse le soglie della nostra Casa comunale il rapporto, diciamo giornalistico e amichevole, era abbastanza buono. Ci rispettavamo, a volte ci avviavamo a delle piacevoli conversazioni mirate ai comportamenti degli amministratori della passata legislatura. E Viv@voce, proprio nei suoi confronti, è stato sempre disponibile. Ed è superfluo raccontare questo in quanto farei annoiare il lettore e di rimando perderebbe il filo dell’articolo. Che è quello più importante. Insignito il fratello alla guida amministrativa del paese il rapporto si è quasi subito incrinato. E’ dispiaciuto in parte, ma non è dispiaciuto il ruolo di informazione e di inchiesta che Viv@voce e l’ambientalista giornalista Mimmo Carrieri avevano, ed hanno, come loro prerogativa principale.
Ed ecco i giudizi gratuiti sulla mia persona sviluppati dalla Iaia su facebook. Prendere schiaffi, a volte ci può stare, ma essere denigrati no. Assolutamente no. Ne va della dignità della persona. E su queste farneticanti accuse la stessa è stata denunciata e siamo alle battute finali sull’esito di questa denuncia. Andiamo avanti. Che è triste Venezia. Poi c’è un associazione animalista, la quale ama così tanto i cani e i gatti che a seguito di una inchiesta sulla stessa da parte di Carrieri il magistrato la sta indagando con accuse incredibili contenute negli articoli del codice di procedura penale “544-quinquies (Divieto di combattimenti tra animali)” e “544 ter (Maltrattamento di animali)”.
Associazione questa che entra nell’orbita, delle così tante associazioni,, del sindaco pro tempore IAIA. E da qui registriamo le farneticanti accuse al sottoscritto su facebook da parte di una giovane avvocato, in forte simpatia con il presidente dell’associazione indagata, che si permette il lusso di sparare a zero e di usare parole che non c‘entrano nulla con la civile conversazione su di un social network. Denunciata.
Diverse denunce fatte, sempre per diffamazione e nessuna archiviata, verso coloro che hanno infangato la mia persona. Particolare non ultimo il mio vicino di casa, il quale si è permesso il lusso di offendermi in modo ignobile scordando che un conto è avere una posizione diversa sulle cose e un altro sono le offese. Se civile confronto deve essere, va bene.
Ma le offese no. Per quelle c’è il codice penale che aspetta gli autori di così tanta leggerezza nello scrivere. A ognuno le proprie responsabilità.
Io e Carrieri ci prendiamo le nostre.
Ma ora tocca a loro …
Giovanni Caforio