SapoCycle, bolle che salvano vite. Storia di un’idea di riciclaggio che non fa bene sono all’ambiente

SapoCycle, bolle che salvano vite. Storia di un’idea di riciclaggio che non fa bene sono all’ambiente

Fondazione non-profit si batte contro lo spreco riciclando le saponette degli alberghi per portarle dove migliaia di bambini muoiono per mancanza d’igiene

Siamo in Svizzera. Tutto è nato dalle saponette degli alberghi che una volte usate, anche se integre vengono gettate via. Da qui l’idea di Dorothée Schiesser-Peyrouzet che, due anni fa, si è lanciata nel recupero delle saponette degli alberghi dando loro una nuova vita. Un’attività con un triplice lodevole obiettivo: ridurre gli sprechi, dare un’occasione di lavoro ai disabili in Svizzera e salvare tante vite.

Quelle, in particolare, di più di 1,5 milioni di bambini che ogni anno muoiono prima di aver compiuto 5 per malattie diarroiche e infezioni delle vie respiratorie. Ciò può essere evitato con un semplice lavaggio a mano Avendo vissuto per anni in Camerun e poi viaggiato con il marito, direttore di alberghi di lusso anche all’estero, l’ex giornalista d’origini francesi si è convinta della possibilità di fare molto, semplicemente recuperando parte delle 150 tonnellate di saponette che ogni anno vengono gettate nella spazzatura in Svizzera.

In Africa, ma non solo i saponi sono ancora merce rara. E molti bimbi ancora si ammalano e muoiono a causa di infezioni che contraggono perché non possono lavarsi regolarmente le mani. Mettendoci i suoi risparmi e il suo tempo ha dato vita alla fondazione Sapocycle, basata a Basilea.

In breve è riuscita a coinvolgere alcuni altri volontari, diversi sostenitori e 75 alberghi di 4 e 5 stelle che le conferiscono la materia prima. Il riciclaggio è affidato alla Wohnwerk di Basilea, una impresa sociale che offre proposte lavorative ed abitative agli handicappati.

Il laboratorio, creato apposta per rispondere alla sollecitazione di Dorothée Schiesser-Peyrouzet, oggi impegna otto persone. Nel primo anno e mezzo di attività hanno prodotto quasi 2 tonnellate di saponette che, tramite organizzazioni come la Croce Rossa Svizzera, sono state distribuite a famiglie povere, soprattutto in Africa.

L’iniziativa che in Svizzera è in via di consolidamento, commenta Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, ha suscitato subito interesse all’estero. Progetti analoghi a SapoCycle dovrebbero essere realizzati, già nel corso del 2017, in Francia, Germania e Argentina, altri paesi dove la materia prima da riciclare non manca né mancherà.

viv@voce

Lascia un commento