Confagricoltura Taranto, Lazzàro: «E’ stato un anno difficile per l’agricoltura ma l’abbiamo riportata al centro dell’economia»

Confagricoltura Taranto, Lazzàro: «E’ stato un anno difficile  per l’agricoltura ma l’abbiamo riportata al centro dell’economia»

«E’ stato un anno difficile per l’agricoltura ma con un grande obiettivo raggiunto: riportarla al centro del dibattito e dell’economia tarantina»

Il presidente di Confagricoltura Taranto, Luca Lazzàro, traccia un primo bilancio del 2016 che sta per concludersi, una «stagione di battaglie – dice – in difesa delle nostre produzioni sotto attacco, dall’agrumicoltura all’olivicoltura e alla zootecnia, e di crescita per alcune eccellenze più pronte a conquistare fette di mercato all’estero, basti pensare all’annata splendida del Primitivo di Manduria».

Un 2016 complesso e pieno di sfaccettature. Un po’ come l’agricoltura ionica, capace di grandi slanci innovativi – si pensi a produzioni come la canapa industriale, il melograno e il bambù – eppure zavorrata da pesanti burocrazie e dai soliti più o meno annosi problemi. «E’ il caso dei Psr – rimarca Lazzàro – che ancora non riescono a essere ritagliati sulle necessità reali delle aziende, soprattutto di quelle che hanno energie e voglia d’investire, ed è per questo che insistiamo nel chiedere modifiche sostanziali.

Così come le grandi questioni legate al destino dei Consorzi di bonifica, dei tributi e delle cartelle “zombie” che tornano a far paura agli agricoltori, e ancor più alla gestione della Xylella. Veri buchi neri che stanno risucchiando buona parte della politica regionale, troppo impegnata nelle logoranti tattiche del confronto partitico piuttosto che nell’ascolto di chi l’agricoltura la fa e la vive ogni giorno».

Un anno, comunque, di grande impegno per Confagricoltura Taranto: «A gennaio– ricorda Lazzàro – abbiamo riunito a Massafra gli stati generali dell’agrumicoltura del Sud, provando a rilanciare un settore che sta subendo prezzi troppo bassi e l’invasione del prodotto nordafricano e turco.

Discorso simile per il surplus d’importazione d’olio tunisino che l’Ue ci ha “rifilato”, permettendone l’ingresso senza dazio sui nostri mercati per quantitativi non trascurabili che, oggi, alla luce della pessima annata dell’olio pugliese, dovrebbero ancor più far riflettere».

Senza trascurare il fronte del lavoro e, soprattutto, della lotta al caporalato: «Con il nostro presidente nazionale Mario Guidi – aggiunge Lazzàro – ne abbiamo parlato a Mottola, in un convegno che ha messo in evidenza i rischi di una certa cultura giustizialista a senso unico nei confronti dell’agricoltura, che poi è entrata nel corpo di una legge che, per noi, continua a presentare profili contrastanti: difendere il lavoro è giusto, non lo è criminalizzare chi il lavoro lo crea ed è, dopo questa legge punitiva, sostanzialmente disincentivato dal continuare a farlo».

«Un filone ad alta tensione – continua il presidente di Confagricoltura Taranto – che abbiamo vissuto per tutta l’estate, quando abbiamo sollevato il velo sul racket dei tendoni, prima a Grottaglie e poi a Castellaneta, riuscendo con successo a portare il tema della sicurezza nelle campagne all’attenzione delle forze dell’ordine, del prefetto di Taranto e del Parlamento».

Stesso puntiglio dedicato all’impegno più strettamente sindacale, con il rinnovo della sede a Ginosa e l’apertura di uno sportello a Pulsano, oppure alla presenza qualificata in un dibattito delicato come quello sull’ambiente: «Abbiamo allargato il nostro orizzonte, anche mentale – sostiene Lazzàro – per dare man forte alle aziende agricole penalizzate dall’inquinamento.

E abbiamo allargato in modo notevole anche il perimetro della nostra attività, accogliendo tanti altri produttori medi e grandi che hanno dato fiducia al nostro modo di intendere l’agricoltura, che è, sostanzialmente, quello di rimetterla al centro dell’economia, senza mai dimenticare la centralità delle persone. Ed è questa – conclude Lazzàro – la speranza che nutriamo e insieme l’augurio che vogliamo rivolgere ai nostri agricoltori per il 2017: che siano capaci di lasciare a se stessi e ai loro figli un’agricoltura migliore di come l’hanno trovata».

 

 

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