Paura legionella: aumento dei casi associati ai viaggi a Dubai
L’allarme dell’Agenzia Europea
Viaggiare per affari o per turismo è diventato sempre più comune in questi ultimi anni. Il grande volume di traffico nazionale e internazionale e la velocità di trasporto sono inevitabilmente legati ad un possibile aumento del rischio di contrarre alcune malattie come la legionellosi, che, di fatto, ha mostrato un costante aumento dell’incidenza negli ultimi anni. Stavolta il campanello d’allarme è suonato per l’Europa.
Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), ha lanciato un allarme per un aumento dei casi di legionellosi, rispetto agli anni precedenti, segnalato nei viaggiatori europei di ritorno da Dubai. Dal 1° ottobre 2016 sono stati segnalati un totale di 26 casi con insorgenza della malattia.
La maggior parte dei casi è associato a diverse località visitate dai pazienti, distribuite geograficamente a macchia di leopardo sul territorio di Dubai. Questo suggerisce che i casi erano esposti a una fonte comune in un ambiente più ampio e non associati a siti degli alloggi.
Questo è supportato dal fatto che i campioni raccolti presso i siti degli alloggi dove hanno dimorato i viaggiatori interessati, non sono stati trovati contaminati dai batteri della Legionella. L’aumento dei casi non può essere completamente spiegato dall’aumento del numero di viaggiatori europei a Dubai. L’ECDC ,pertanto, esorta le autorità nazionali ed europee ad effettuare indagini associate ai casi di malattia del legionario contratta da chi ha viaggiato a Dubai.
Una raccolta dei dati è in corso nei paesi dell’UE interessati a raccogliere informazioni su nuovi casi, con un focus sui possibili luoghi di esposizione a Dubai e sulla strada da e per Dubai. È importante comunicare rapidamente informazioni sui potenziali siti di infezione alle autorità sanitarie locali a Dubai al fine di contribuire ad identificare le fonti dell’infezione.
La Malattia del Legionario, più comunemente definita legionellosi, è un’infezione polmonare causata dal batterio Legionella pneumophila, il cui nome significa appunto “Legionella amante dei polmoni”. Il genere Legionella è stato così denominato nel 1976, dopo che un’epidemia si era diffusa tra i partecipanti al raduno della Legione Americana al Bellevue Stratford Hotel di Philadelphia. In quell’occasione, 221 persone contrassero questa forma di polmonite precedentemente non conosciuta, e 34 morirono.
La fonte di contaminazione batterica fu identificata nel sistema di aria condizionata dell’albergo. La legionellosi viene normalmente acquisita per via respiratoria mediante inalazione di aerosol contaminato da microrganismi appartenenti al genere Legionella.
La produzione dell’aerosol può avvenire attraverso l’uso di rubinetti o docce, i cui circuiti siano colonizzati dal batterio. Non è stata mai documentata trasmissione interumana, pertanto l’unica sorgente di infezione è l’ambiente.
Fattori individuali (sesso maschile, età avanzata, fumo di sigaretta e consumo di alcool) e patologie predisponenti (broncopneumopatie cronico-ostruttive, malattie cardiovascolari e renali, diabete, immunodeficienza acquisita in seguito a trapianti d’organo, terapia con steroidi, infezione da HIV ecc.) sono alla base della diversa suscettibilità alla malattia da parte di persone esposte alla stessa fonte di contagio.L’infezione può dar luogo a due diversi quadri clinici: la Febbre di Pontiac e la Malattia dei Legionari.
La prima, dopo un periodo di incubazione di 24-48 ore, si manifesta in forma acuta senza interessamento polmonare, simil-influenzale e si risolve in 2-5 giorni. La Malattia dei Legionari, dopo un periodo di incubazione variabile da 2 a 10 giorni, si manifesta sotto forma di polmonite, con o senza manifestazioni extra polmonari, risultando a volte letale. Poiché non vi sono sintomi specifici, la diagnosi deve essere sempre confermata dagli accertamenti di laboratorio.
Il metodo diagnostico di elezione, ove possibile, è l’isolamento e l’identificazione del microrganismo da secrezioni respiratorie. Di più facile impiego risulta la ricerca dell’antigene solubile nelle urine (ELISA, ICT), che risulta positivo fino a 60 giorni dall’esordio della malattia e la ricerca di anticorpi specifici (IFA), quest’ultima indispensabile per verificare la sieroconversione e, quindi, confermare lo stato di malattia.
La legionellosi, spiega Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, “pone un serio problema di salute pubblica, perché costituisce un elemento di rischio in tutte le situazioni in cui le persone sono riunite in uno stesso ambiente, come case di cura, ospedali, piscine e terme e altri luoghi pubblici, in cui è in funzione un sistema di condizionamento, umidificazione, trattamento dell’aria o ricircolarizzazione delle acque.
Pertanto lo screening negli aeroporti resta la migliore soluzione per fermare la diffusione del batterio.