CREST. In tournée “Un racconto di periferia, ragazzi di Via Pal”
Storie di spazi occupati e usurpati
In tournée Un racconto di periferia, ragazzi di via Pal di Gaetano Colella e Gabriele Duma, regia Gabriele Duma, con Giuseppe Marzio, Andrea Santoro, Andrea Simonetti, Serena Tondo, scene/immagini Massimo Staich e Francesca Ruggiero, costumi Cristina Bari, musiche originali Fido Guido, videomaker Gianni Giacovelli, Parkour trainer Daniele Ciciriello, disegno luci e tecnico di scena Vito Marra, produzione Crest. Le prossime date: Cesena (teatro Verdi, 11 gennaio, ore 17), Taranto (TaTÀ, 19 e 20 gennaio, ore 10.30), Bari (teatro Abeliano, 25 gennaio, ore 10). Durata 55 minuti. Info: 099.4707948.
Uno spiazzo da contendersi per giocare. Due squadre/gruppi di ragazzini. Un pallone, un orgoglio da difendere. Questi gli elementi alla base del romanzo diventato uno dei più noti classici della letteratura per l’infanzia, pubblicato nel 1906 da Molnàr per denunciare la mancanza di spazi per il gioco dei più giovani. Una denuncia, il segnale di un pericolo che arriva da lontano e che ancora suona contemporaneo e familiare.
Certo il gioco in strada è diventato più raro, soffocato dal traffico e da madri sempre più ansiose e protettive. Certo i ragazzi oggi giocano e comunicano digitalmente, virtualmente… ma a tutti noi adulti è capitato di vedere talvolta lo sguardo illuminato, le guance arrossate di un bambino che gioca davvero con coetanei veri, di cogliere la realtà delle emozioni in quello sguardo e in quel respiro affannato.
Vera gioia, vera rabbia, vero tutto.
Senza dimenticare il presente e le sue eccezionali opportunità, lo spettacolo (età consigliata: dagli 8 anni) vuol parlare di una città e dei suoi ragazzi, i piccoli cittadini che vivono all’ombra dei bisogni dei grandi che disegnano spazi a loro uso e consumo. Boka, Gerèb, Nemé, Skiappa, i piccoli ungheresi, da 109 anni raccontano la loro storia con allegria, drammaticità e passione immutate.
Come immutati sono i sentimenti che abitano l’animo umano, ancorché giovane. Fedeltà e tradimento, cattiveria e tenerezza, timidezza e arroganza, in quella mistura di relazioni a cui oggi diamo il nome di bullismo, e che Molnàr racconta disegnando caratteri a tutto tondo.
Ambientato in una periferia qualsiasi delle nostre città, lo spettacolo si serve di musiche originali rap-reggae di Fido Guido e di videoinstallazioni.
Nato a Taranto nel 1977, il Crest, acronimo di collettivo di ricerche espressive e sperimentazione teatrale, con Gianni Solazzo e Mauro Maggioni prima e Gaetano Colella poi, porta avanti in un ambiente difficile – sia socialmente che culturalmente – un discorso teatrale coerente e innovativo, raccontando vite complicate, sogni ostinati, incontri tra culture e condizioni differenti, cercando di coniugare i linguaggi della tradizione con quelli della ricerca teatrale contemporanea.
Inserito dal 1992 dalla presidenza del Consiglio dei Ministri nell’elenco delle “… compagnie che svolgono ad alto e qualificato livello attività nel campo del teatro per l’infanzia e la gioventù”, il Crest ha scelto quali interlocutori privilegiati i bambini, i ragazzi e i giovani, con l’intento di creare un punto di riferimento culturale e professionale forte. È stato finalista per il Premio ETI-Stregagatto con gli spettacoli “La neve era bianca” nel 1999, “La mattanza” nel 2000, “Cane nero” nel 2001 ed ha prodotto lo spettacolo vincitore del Premio Scenario 2005, “Il deficiente”. Ha vinto il Premio “L’uccellino azzurro” (Festival “Ti Fiabo e Ti Racconto” di Molfetta) con gli spettacoli “La storia di Hansel e Gretel” (2009 e 2015) e “Sposa sirena” (2013).
photo © Walter Mirabile